L’ANALISI

Il Pd è primo quasi ovunque, anche dove il centrodestra vince al primo turno. Debacle 5S

Il campo largo forse esiste, ma è il Movimento 5 Stelle a essere sparito. Il partito di Giuseppe Conte non arriva infatti neanche al 5 per cento in nessuno dei pur pochi Comuni in cui ha deciso di presentare il proprio simbolo. Una debacle ( anche se i dati, mentre scriviamo, sono ancora parziali) che peserà parecchio sul futuro politico dell’avvocato e probabilmente sulla tenuta del governo Draghi. Il leader pentastellato non può che ammettere candidamente la disfatta ma non rinuncia a ricorrere alle attenuanti generiche per giustificare la sconfitta. «Non è inusuale per il Movimento» riscuotere una «scarsa partecipazione alle Amministrative per poi balzare al 30 per cento alle Politiche», dice Conte, omettendo di ricordare che mai però il suo partito era arrivato così in basso nell’indice di gradimento degli elettori. Colpa dell’incapacità dei grillini di «intercettare le sofferenze dei cittadini. Il M5s non riesce a stare sui territori anche perché siamo nel pieno di un corso di rilancio», prova a spiegare l’ex premier, alle prese da tempo con una fase 2 che stenta a decollare. Ma per Conte, la batosta non è solo attribuibile a una scarsa organizzazione o a un messaggio politico ancora non metabolizzato. «Alcune resistenze interne, anche durante le elezioni per il Quirinale, hanno rallentato la nostra azione», argomenta il leader 5S, lanciando im-plicita-mente un’accusa all’eterno rivale inter-no: quel Luigi Di Maio che dopo la rielezione di Mattarella aveva pubblicamente chiesto la “testa” del presidente e in questi mesi di guerra ha sposato l’atlantismo radicale in contrapposizione alla linea ufficiale del partito. Le nubi continuano dunque a offuscare il cielo pentastellato e breve un temporale violento potrebbe cadere sulle teste della dirigenza grillina.

Nel centrosinistra l’unico a poter davvero sorridere è Enrico Letta: il Pd è primo partito quasi ovunque, anche nelle città andate al centrodestra al primo turno. Come a Genova, dove i dem superano il 21 per cento nonostante la straripante vittoria di Marco Bucci o a La Spezia. «Il Pd è il primo partito da Nord a Sud, con un successo da noi insperato», dice infatti soddisfatto il responsabile Enti locali del partito, Francesco Boccia, in conferenza stampa. «Vinciamo al primo turno a Lodi e Padova, e siamo primi a Verona, Parma, Piacenza, a Como, a Cuneo, al ballottaggio a Lucca e in città in cui la destra pensava di avere già vinto, come Monza. Noi sappiamo di non essere autosufficienti, non vogliamo esserlo, abbiamo sempre costruito un fronte ampio e vogliamo continuare in quetso lavoro», aggiunge Boccia, consapevole delle spinte interne per rompere l’asse coi cinque stelle dopo la deludente performance elettorale. Gli ex renziani infatti sono sempre in agguato e adesso sanno di avere una freccia in più al loro arco per spostare l’asse dell’alleanza verso il centro, verso Italia viva e Azione. Come del resto non teme di ribadire sul Twitter il senatore Andrea Marcucci, secondo il quale i risultati «ci danno una prima indicazione chiara: il Pd per competere deve avviare un dialogo con Azione, Italia viva ed i civici». I candidati dem «vanno bene a Verona, a Parma e a Lucca anche senza l’alleato Cinque stelle». In queste tre città, infatti, pur senza l’alleato grillino nell’agone, il Partito democratico avanza trionfale. A Verona la lista dem è seconda ( con oltre il 13 per cento) solo a quella di uno straripante Damiano Tommasi. A Parma, un tempo culla del M5S, dove i pentastellati rinunciano clamorosamente alla corsa, il partito di Letta supera abbondantemente il 24 per centomentre a Lucca sfiora il 19.

Ma è a Lodi, forse, che va in scena la grande rivincita democratica dopo il trauma del 2016 con l’allora sindaco Simone Uggetti arrestato per turbativa d’asta e messo alla gogna proprio dal Movimento, con tanto di scuse postume di Luigi Di Maio. Nel Comune lombardo il Pd, che dovrebbe vincere al primo turno, porta a casa un roboante 25,5 per cento da sommare almodesto contributo dell’alleato pentastellato: 1,7 per cento. Uno score, quello dei grillini lodigiani, di poco superiore ai colleghi padovani, fermi all’ 1,3 per cento nonostante il trionfo al primo turno del candidato del centrosinistra sostenuto dai dem che portano a casa oltre il 22 per cento. Va meglio a Taranto, espugnata dalla coalizione giallo- rossa senza ballottaggio, dove i 5S riescono a ottenere un lusinghiero 4 per cento: oltre 15 punti in meno dell’alleato.

Per Letta è un trionfo, per il Movimento l’inizio di una nuova fase tormentata.