Oltre agli interventi riformatori sui riti e alla digitalizzazione, occorrono massicci investimenti sull’edilizia giudiziaria. I luoghi in cui ogni giorno si recano gli avvocati, i magistrati, il personale amministrativo, le forze dell’ordine e i cittadini devono essere sicuri e vanno gestiti in maniera adeguata. È quanto chiede l’Organismo congressuale forense, che si sofferma su un dato storico: la rivisitazione – sotto molti aspetti sciagurata – della geografia giudiziaria del 2012. A più di dieci anni, rileva l’Ocf, la riforma della geografia giudiziaria «non ha raggiunto gli obiettivi prefissati, non ha facilitato l’accesso alla giustizia e di certo non ha risolto le disfunzioni degli Uffici».

Quello dell’edilizia giudiziaria è un tema affrontato poco e male, secondo l’Organismo congressuale forense, che pone all’attenzione dell’avvocatura e della rappresentanza politica alcuni casi eclatanti di Tribunali in cui si è costretti a lavorare in spazi angusti ed insalubri (tra questi Bergamo, Nocera Inferiore, Bari e Catania). Una denuncia che pochi mesi fa venne fatta pure dall’Associazione nazionale magistrati in un articolato dossier, con tanto di galleria fotografica, pubblicato sul sito istituzionale della stessa associazione. Un singolare viaggio, da Nord a Sud, nel quale sono documentati i casi più eclatanti di “mala edilizia” giudiziaria.

«I pochi e limitati interventi apportati – rileva l’Ocf, invocando allo stesso tempo maggior decisionismo a partire da via Arenula - sono apparsi incompleti e frammentari, basati su procedure lente e macchinose e quasi sempre ispirati a una logica d’emergenza. Le precarie condizioni in cui versa l’edilizia giudiziaria, il disagio evidente in cui tutti gli operatori della giustizia sono costretti a lavorare è noto da tempo ed è evidente che è giunto il momento di investire, di utilizzare i fondi del Pnrr anche e soprattutto per l’edilizia giudiziaria. Non sarà possibile attuare alcuna riforma se i luoghi dove lavorano gli operatori del diritto permangono pericolosi e fatiscenti, se vi è assenza totale di manutenzione degli edifici giudiziari, se è quotidiano il disagio in quasi tutti i Tribunali italiani. L’Ocf sollecita la politica ad intervenire, concretamente e presto, per incrementare e spendere i fondi destinati alla giustizia, senza più alcuna esitazione, perché, con o senza riforma, nelle condizioni attuali si rischia la paralisi e per questi motivi inserirà all’ordine del giorno della prossima assemblea del 24 e 25 febbraio 2023 tale argomento per aprire un confronto tecnico».

A rincarare la dose è direttamente il coordinatore Ocf, Mario Scialla. «Le emergenze del settore giustizia – spiega - non finiscono mai. Non siamo preoccupati solo dalle riforme epocali, nel penale e nel civile e da come verranno metabolizzate dagli uffici carenti di personale, ma temiamo seriamente per l'incolumità personale di chi opera nei Tribunali. Sembra che non esistano più strutture sicure, gli allarmi e le chiusure si moltiplicano in tutta Italia ormai ogni giorno. Il problema non può dipendere solo dal ministero della Giustizia e da come utilizza i fondi per l'edilizia giudiziaria e per la manutenzione. La criticità è talmente ampia che dovrà intervenire il governo per risolverla, aumentando gli sforzi e gli investimenti, in un settore nevralgico per la società civile». L’avvocato Scialla evidenzia il costante monitoraggio messo in atto. «L'Organismo congressuale forense – dice - sta raccogliendo le segnalazioni da tutta Italia, le sta studiando, comparando tra loro ed analizzando compiutamente, per fornire i suggerimenti più adeguati a risolvere un problema che per vastità e progressione è divenuto, ormai, una vera emergenza che deve essere risolta prima che si verifichino conseguenze ancora più gravi».

La vicepresidente del Consiglio nazionale forense, Patrizia Corona, ritiene che la questione dell’edilizia giudiziaria vada affrontata senza tentennamenti: «Il Cnf da sempre pone l’attenzione sulle necessità di una adeguata edilizia, tale da consentire a tutti l’esercizio di una attività lavorativa in maniera agevole e in sicurezza. I fondi destinati alla giustizia prevedono anche una parte che riguarda una sessantina di interventi sulle strutture. Da tantissimo tempo denunciamo la necessità dell’adeguamento di tutti gli immobili destinati ai pubblici servizi. Il patrimonio edilizio ha subito la vetustà con tutto quello che comporta sotto il profilo della sicurezza». Secondo la vicepresidente del Cnf, è fondamentale coinvolgere l’avvocatura a tutti i livelli. «Gli avvocati – aggiunge Corona - devono essere ascoltati, in quanto sono fruitori degli spazi e degli ambienti dove si recano ogni giorno al pari dei magistrati. Hanno probabilmente una contezza sulle esigenze maggiore e migliore del funzionario che fa il sopralluogo in maniera estemporanea. Per questo il Cnf ha chiesto che siano coinvolti tutti gli Ordini. Vi è pure la questione degli edifici relativamente nuovi e non ancora utilizzati. Tante volte proprio questi edifici nascono già vecchi, poiché, quando messi in funzione, hanno un numero di anni considerevole se si pensa alla loro costruzione. Occorre, quindi, un’opera di programmazione generale».

Il neopresidente del Coa di Bergamo, Giulio Marchesi, condivide l’allarme lanciato dall’Ocf. «Anche se – afferma - la rassegna dei gravi fatti conseguenti a mancate manutenzioni è aneddotica, è un fatto che il patrimonio edilizio giudiziario, così come quello della popolazione in generale, è anziano e in taluni casi fatiscente o inadeguato, pure dal punto di vista della sostenibilità energetica. A Bergamo la situazione non è disastrosa. Occorre, però, fare dei distinguo: mentre gli edifici di Tribunale e Procura sono accettabili, la situazione del Giudice di Pace, in affitto presso locali poco distanti dal Tribunale, ma in una zona con poco o nullo parcheggio, è assai più problematica, con locali inadeguati ed insufficienti. Specie dopo la soppressione de facto dell’ufficio del Giudice di Pace di Treviglio, confluito a Bergamo, e dove non è rimasto più alcun presidio giudiziario. L’arrivo della riforma e l’innalzamento della competenza del Giudice di Pace, sia pure con l’introduzione del Pct, non fanno ben sperare. È vero che l’interlocuzione con il Presidente del Tribunale, la Procura, il Comune, il Demanio è buona e ha portato ad avere un progetto di ampliamento della sede del Tribunale con annessione e ristrutturazione del chiostro “della Maddalena”, ma i tempi sono lunghi e per ora la situazione è difficoltosa». Il rappresentante degli avvocati orobici plaude all’innovazione tecnologica in corso. «Aiuta senz’altro – commenta Marchesi -, ma che tristezza le aule e i corridoi vuoti, sostituiti da note di trattazione scritta o udienze da remoto, con buona pace dell’immediatezza. Da sola l’innovazione tecnologica non può sostituire la carenza di magistrati, del personale amministrativo, degli ufficiali giudiziari, delle attrezzature e quant’altro serva a dare ai cittadini ed alle imprese un servizio adeguato e ragionevolmente celere».