«Non abbiamo aspettative, noi pretendiamo, verità e giustizia, come azioni concrete. Basta, per favore, basta finte promesse. Pensiamo sia oltraggioso questo mantra sulla “collaborazione egiziana” che invece è totalmente inesistente». Lo affermano, in un'intervista a “la Repubblica”, Claudio Regeni e Paola Deffendi, i genitori di Giulio Regeni, alla vigilia del settimo anniversario dell'omicidio del ricercatore in Egitto.

La cosa che più ha ferito in questi anni sono state «tutte le promesse mancate, l'ipocrisia, le strette di mani come mera esibizione, la retorica di certi discorsi o comunicati - sottolineano - la chiara prevalenza degli interessi sulla tutela dei diritti umani, alla parola interessi sarebbe da sostituire il termine interessamento che pone una vera attenzione alle persone». Avete ancora fiducia nel nostro Paese? «Fiducia in chi? Se rivolta alla Istituzioni, siamo costretti ad averla, viviamo in Italia - rispondono - Questa è una domanda che ci pongono spesso tutti i giovani che incontriamo e che osservano e valutano il mondo politico. Rispondere è sempre molto complicato».

«Non abbiamo incontrato nessuno membro del governo attuale», spiegano i genitori di Giulio che sui rapporti tra Italia ed Egitto concludono: «Ricordiamo il nostro esposto, contro lo Stato italiano che prevede che non si vendano armi a paesi che violano i diritti umani, come l'Egitto. Purtroppo non ci risulta sia stata compiuta una efficace istruttoria, non abbiamo mai avuto una risposta. Un Paese che vuole essere democratico, dovrebbe anche sapere fare delle scelte. La realpolitik non può sconfinare nella complicità con i dittatori».