MASSIMO CACCIARI

Come può l’Europa sostenere militarmente l’Ucraina scongiurando al contempo un’escalation del conflitto? È questo il dilemma di fronte al quale ci pone il filosofo tedesco Jürgen Habermas in un lungo articolo in cui elogia la prudenza del cancelliere Olaf Scholz. Ne parliamo con il filosofo Massimo Cacciari.

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Come può l’Europa sostenere militarmente l’Ucraina scongiurando al contempo un’escalation del conflitto? È questo il dilemma di fronte al quale ci pone il filosofo tedesco Jürgen Habermas, che in un lungo articolo pubblicato il 29 aprile sul quotidiano “Süddeutsche Zeitung” elogia la prudenza del cancelliere Olaf Scholz sull’invio di armi, e sottolinea al contempo il dovere morale di non abbandonare l’Ucraina al suo destino. Ne parliamo con il filosofo Massimo Cacciari.

«Il dilemma che costringe l'Occidente a valutare senza rischi le alternative nello spazio tra due mali, una sconfitta in Ucraina o l'escalation del conflitto, è ovvio», scrive Habermas. Cosa ne pensa?

Habermas è uno degli ultimi rappresentanti della ratio occidentale. Che si fonda su alcuni principi fondamentali, di cui uno sopra tutti: si conosce qualcosa soltanto se se ne conoscono le cause, scire per causas. Habermas non fa altro che invitarci a comprendere le cause di questa tragedia per capire se è risolvibile, cioè se c’è spazio per delle trattative serie, oppure se bisogna arrendersi alla terza guerra mondiale.

E per lei quali sono le cause di questo conflitto?

Io ritengo che ci sia stata un’aggressione da parte della Russia, e questo è un puro fatto. Ma questa aggressione si lega a varie cause. Da una parte la volontà russa di abbattere il governo ucraino, e sostituirlo con un governo fantoccio; dall'altra la volontà della Nato di installare delle basi militari intorno alla Russia. La questione quindi è: si può ancora fermare questa duplice escalation? Diversamente, sarà la terza guerra mondiale.

Crede che l’Europa abbia ignorato i segnali di questa “duplice escalation”?

Basta ascoltare la registrazione del colloquio, nel ‘ 90, tra l’allora segretario di Stato americano James Baker e Mikhail Gorbaciov quando ci fu l'unificazione della Germania. Alla domanda di Gorbaciov - “Ci sarà un allargamento della Nato?” - la risposta di Baker fu: “Non è neanche lontanamente nei nostri pensieri”. Dopodiché sono entrate nella Nato, Estonia, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Romania... mancava soltanto l’Ucraina.

Dunque c’era da aspettarsi una risposta di Mosca?

È fuori discussione che ogni paese sovrano ha diritto di partecipare alle alleanze che vuole. La Russia non può certo invadere un Paese per questo. Non si discute che l’aggressione si pone oltre ogni legittimità e parvenza di diritto. Dopodiché sarà la nostra razionalità a stabilire se questa strategia occidentale ci sta bene, o se è pericolosa. Si tratta di capire se si ragiona, oppure no. La Russia non ragiona quando invade un paese sovrano che può decidere di andare dove vuole, e noi forse non ragioniamo molto quando allarghiamo la Nato dopo aver preso un impegno verbale, e ribadisco verbale, ma esplicito, quando c’è stata l’unificazione della Germania. Dopodiché è evidente che ogni paese, ripeto, ha il diritto di andare dove vuole. Né la Nato né la Russia hanno diritto a intervenire. Si sta cercando di ragionare. E Habermas cerca di ragionare e vedere se ci sono margini per trovare un accordo. Secondo me occorre muoversi in quella direzione, ma non vedo segnali né da una parte né dall’altra.

Habermas in qualche modo teorizza una terza via per l’Europa, invitando alla cautela sulla fornitura senza limiti di armi, per non superare la “linea rossa” del conflitto nucleare.

Questo non ha alcun senso. È chiaro che se si decide di aiutare un paese aggredito con le armi, bisogna dotarlo con le armi. Senza, l’Ucraina non vincerebbe mai.

Non esiste una terza via, insomma. Cosa suggerisce la razionalità?

La via mediana è quella della razionalità e della trattativa. La Russia deve ritirarsi, perché non può invadere nessun paese sovrano, né abbattere un governo con le armi. Poi si può discutere seriamente su quei territori che sono per grande maggioranza russofoni, la Crimea e il Donbass. La soluzione a livello di diritto internazionale è chiarissima. Una soluzione analoga a quella che abbiamo trovato noi per l’alto Adige.

Ma l'Ucraina rivendica l'integrità territoriale.

Ci può rinunciare, come ci abbiamo rinunciato noi. Così in quei territori avrà luogo un referendum, garantito dall’Onu. Esisterà pure un principio di autodeterminazione, oppure no? Si tratta di principi consolidati del diritto internazionale. Dopodiché, l’Ucraina ha tutto il diritto di partecipare a qualunque alleanza. Se vuole entrare nella Nato, starà alla Nato decidere se gli sembra opportuno che la Russia abbia intorno a sé tutta una serie di rampi di missili nucleari. Ma lo stabilirà la Nato, appunto, la Russia non può determinare la politica estera di altri paesi.

E crede che Putin si accontenterebbe della Crimea e del Donbass?

Se alla Russia non bastasse, e se noi decidiamo che la Russia deve essere sconfitta sul campo, senza affrontare alcuna discussione su Crimea e Donbass, probabilmente ci sarà un’escalation che può condurci alla guerra.

In questo quadro sembrano inserirsi due nuovi elementi. Da una parte la nuova strategia statunitense, che ora non si “accontenta” di difendere l’Ucraina, ma vuole “punire” Putin. Mentre l’Europa cerca la pace… Sono tutti elementi comprensibili in una logica geopolitica. Perché un impero può benissimo pensare di doverne abbattere un altro. Se una potenza vuole essere egemone, fino ad abbattere le potenze concorrenti, ci sono le guerre. Non esiste il suicidio in geopolitica. Se gli Usa o la Russia stabiliscono che è impossibile convivere, ripeto, c'è solo la guerra a risolvere la questione.

E l'Europa sta a guardare?

Dell’Europa non parlo.

Men che meno dell'Italia?

Ancora peggio. Stiamo parlando di grandi tragedie geopolitiche, cosa c’entrano questi nani.

Ma l'Europa può ancora sganciarsi dagli interessi degli Usa?

L’Europa doveva muoversi prima, doveva esistere prima. Ma dall’ 11 settembre è scomparsa dalla scena.

Vede un possibile interlocutore di Putin in Europa?

La Germania, che storicamente ha coltivato maggiori interessi con la Russia. Serviva una leadership tedesca sull’Unione europea. Angela Merkel poteva avere tutte le capacità per svolgere questa politica, e ci ha provato, all’inizio del dramma dell'immigrazione. E la posizione di Scholz dimostra che qualcuno ancora ragiona.

Potrebbe essere lui a guidare l’Europa in questa direzione?

Con l’invasione tutto è stato travolto, la Germania doveva muoversi prima. Ormai non c'è niente da fare, le cose si decideranno militarmente e speriamo che si decidano senza coinvolgere per la terza volta tutto il pianeta, grazie alla nostra cecità e alle nostre contraddizioni.