«La riforma della giustizia tributaria è una riforma epocale per il riconoscimento dell'imprescindibilità e dell’indifferibilità dell’istituzione in un sistema tributario moderno di una magistratura tributaria “togata”, con quei requisiti di professionalità, autonomia e indipendenza che costituiscono il proprium di qualsiasi organo di natura giurisdizionale. La riforma però ha richiesto inevitabili compromessi, come quelli, con scelte di discutibile coerenza ordinamentale che rappresentano un rischio di insuccesso della riforma, relativi alle modalità di reclutamento, alla progressione di carriera e ai requisiti dei nuovi giudici tributari. Ci si augura possano essere al più presto eliminati». Lo ha affermato il componente del Consiglio nazionale forense, Vittorio Minervini, nel corso dell'intervento dell'avvocatura all'inaugurazione dell'anno giudiziario tributario.

«Deve essere apprezzato - ha proseguito il consigliere del Cnf Minervini - l’importante ridimensionamento dei caratteri di “specialità” del giudizio avanti alle Corti di giustizia tributaria: misure come quelle in tema di ammissibilità della prova testimoniale, l’introduzione della conciliazione su proposta del giudice, la dettagliata individuazione dei criteri di riparto degli oneri probatori in giudizio, avvicinano meritoriamente – per quanto possibile – il contenzioso tributario al processo del giudice ordinario e tutto ciò deve esser visto con favore da parte dell’avvocatura».

«Di contro, anche questo momento di innovazione porta con sé alcune criticità, mutuate da recenti riforme delle altre procedure, come l’introduzione di misure volte a snellire il contenzioso anche attraverso la previsione di specifici limiti dimensionali degli atti di parte. Si confida, sul punto, che tale rilievo, confinato alla regolamentazione delle spese di lite, rimanga in tale ambito, in quanto forte è la contrarietà dell’avvocatura ad un qualsiasi contenimento della attività difensiva dei diritti del contribuente», è la conclusione del rappresentante degli avvocati italiani.

Il Cnf inoltre esprime perplessità su Prodigit, il progetto di giustizia predittiva del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, criticando la mancanza di condivisione con gli avvocati nella valutazione delle sentenze di merito e «l'affidamento del procedimento a sistemi di intelligenza artificiale ad alto rischio per i quali non può esistere una valutazione di conformità con la normativa europea, con l’IA Act in corso di formazione e di recepimento nel nostro ordinamento», come ha sottolineato Minervini. Che sul tema della dipendenza del giudice tributaria dal Mef ha aggiunto: «Gli avvocati già in passato avevano rappresentato l'urgenza di definire la terzietà e l’imparzialità del giudice tributario», con un trasferimento di «competenze, in tema di organizzazione e gestione degli organi di giustizia tributaria in capo alla presidenza del Consiglio dei ministri o al ministero della Giustizia».