«Fra qualche anno la magistratura militare sarà composta esclusivamente da magistrati ordinari transitati nella giurisdizione militare», afferma Maurizio Block, procuratore generale militare presso la Corte di Cassazione.

Alla vigilia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario militare, e all’indomani della riforma da parte del Parlamento dell’organo di autogoverno della magistratura militare, il futuro di questa giurisdizione speciale è quanto mai incerto.

Procuratore Block, la giustizia militare è diventata la ‘exit strategy’ dei magistrati ordinari?

Guardi, l’ultimo concorso per magistrato militare aperto a tutti i laureati in Legge risale a circa trent’anni fa. Essendo diventato un concorso di secondo grado, i posti disponibili si coprono adesso esclusivamente con magistrati ordinari. E le domande sono sempre tante. Nell’ultimo concorso erano addirittura 45 per appena 6 posti.

E come spiega questo fenomeno?

Senza girarci molto intorno, è un problema di carichi di lavoro. I magistrati ordinari hanno più procedimenti assegnati dei magistrati militari, perciò scelgono una giurisdizione dove non sono sommersi dai fascicoli. È difficile dar loro torto.

Lavorate poco?

Non è colpa nostra. Noi vorremmo lavorare. Lo abbiamo sempre pubblicamente detto in ogni sede, anche istituzionale. Siamo una giurisdizione pronta per affrontare qualsiasi tipo di processo. Il problema, se così possiamo chiamarlo, è che al giudice militare appartiene la cognizione solo di una parte dei reati commessi da militari. Ad esempio, reati tipici del pubblico dipendente, come la concussione e la corruzione, non essendo previsti nel codice penale militare, sono di competenza del Tribunale ordinario anche se commessi da militari durante lo svolgimento del servizio.

Il codice penale militare avrebbe bisogno di una rivisitazione?

Certo. Molte condotte non sono previste come reato. Penso alle molestie sessuali del superiore nei confronti dell’inferiore.

E quindi ci si rivolge alla magistratura ordinaria?

Sì. Ma non solo. La magistratura ordinaria ultimamente capita che divenga competente anche per procedimenti sottoposti alla nostra giurisdizione.

Fa un po’ sorridere: i magistrati ordinari si lamentano del troppo lavoro e poi “prendono” fascicoli che non sono di loro competenza…

Faccio un esempio, così è più chiaro. Se, per ipotesi, nella caserma della Compagnia carabinieri di Ventimiglia avviene un danneggiamento di un bene militare o un furto, quindi parliamo di reati la cui competenza è chiaramente della giustizia militare, la denuncia rischia però di finire sul tavolo del procuratore di Imperia. Il motivo è essenzialmente ‘ pratico’: la Procura militare competente è quella di Verona e non è facile fare indagini a 500 chilometri di distanza. Con la riforma della giustizia militare del 2007 vennero soppressi tutti gli uffici giudiziari tranne quelli di Verona, Roma e Napoli, per il primo grado, lasciando un’unica Corte d’appello nella Capitale, oltre alla Procura generale presso la Corte di Cassazione che ora dirigo. Questa riorganizzazione ha avuto effetti molto disagevoli perché chi deve rendere una testimonianza deve recarsi in missione, essere munito di foglio di viaggio, con conseguenti costi per l’Amministrazione. Costi che non ci sono, o sono molto ridotti, rivolgendosi alla magistratura ordinaria la quale, pur non essendo competente, in mancanza di chi solleva una questione relativa al difetto di giurisdizione, decide spesso senza alcuna opposizione. Perciò, nel caso ipotizzato, alla fine a pronunciarsi sarà il Tribunale di Imperia.

E di fronte a questo paradosso cosa suggerisce di fare?

È improcrastinabile una riorganizzazione della giustizia militare. Una giurisdizione che, ricordiamolo, è apprezzata per i tempi rapidi con cui vengono celebrati i processi nonché per la specializzazione e la professionalità acquisita. Se politicamente ciò non fosse praticabile, a mio parere varrebbe la pena di considerare se mantenere la giurisdizione militare o farla confluire in quella ordinaria.