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«Le scuse? Prima deve fare un esame di coscienza e dire: “ho sbagliato”». L’appello di Gabriele Bianchi non convince Lucia Monteiro, che di fronte all’ultima difesa del ragazzo condannato per l’omicidio di suo figlio Willy decide di replicare in un botta e risposta proseguito fuori dall’aula. La mamma del 21enne ucciso il 6 settembre 2020 a Paliano si dice «delusa da questi ragazzi». «Mi aspettavo di sentir dire “ho sbagliato”, oppure “non ho saputo controllare la rabbia”, ma quando dicono “io non ho fatto niente a Willy” è un colpo», dice la donna avvicinata dai cronisti durante l’udienza di giovedì scorso presso la Corte d’Appello di Roma.
«Non è vero che non ho mai parlato del dolore della famiglia. Mi sono inginocchiato e ho chiesto scusa. Ma so che non è abbastanza. Sento dentro di me un peso per quello che è successo. Non sono un assassino, non sono un uomo senz'anima. Non ho colpito Willy e so che voi» giudici «lo accerterete», aveva detto Gabriele nelle dichiarazioni spontanee rese in aula. «Io dovrò rispondere solo per ciò che ho fatto e forse anche per essere andato lì» a Colleferro davanti al locale dove Willy è stato pestato a morte. «Mi hanno dato l'ergastolo perché dicono che ho dato colpi. Non è vero. Non sono un pazzo omicida», aggiunge il ragazzo. In carcere «ho rivisto quegli attimi e ho capito il dolore della famiglia» di Willy. «Ora che sono padre anche io, so cosa significa», sono le parole di Gabriele, condannato in primo grado all’ergastolo insieme a suo fratello Marco. Mentre gli altri due imputati, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, sono stati condannati rispettivamente a 23 e 21 anni.
L’effetto che le dichiarazioni di Gabriele avranno sui giudici di appello si vedranno il 12 luglio, quando è prevista la sentenza. Tra le sue parole e quelle di Lucia Monteiro ci sono state le cinque ore di arringa difensiva dell’avvocato Valerio Spigarelli, legale del giovane di Artena. Spigarelli ha chiesto di rinnovare alcune fasi del dibattimento, ascoltando nuovamente alcuni testimoni e rimettendo in discussione le perizie medico legali.
«Willy non è morto per salvare un amico come è stato detto. Ma è morto per la strada sbagliata, piena di violenza che hanno intrapreso questi ragazzi e io mi sento in dovere, come mamma, di dire che là fuori ci sono tanti ragazzi che fanno questa vita, e ci sono tante mamme e papà, come me e Armando, che piangono per aver perso un figlio», prosegue Lucia Monteiro. Willy non è morto «perché ha sbattuto la testa - incalza la donna -. Qualcuno lo ha picchiato. Spero che gli imputati si rendano conto di aver detto cose sbagliate altrimenti escono da qui», l'aula del tribunale, e continuano a «fare lo stesso. Willy riposerà in pace solo se non faranno male ad altri».