Neanche il tempo di far sedimentare l’orrore per il barbaro assassinio di Giulia Cecchettin il Senato si svuota nel giorno in cui il Parlamento dovrebbe discutere di un disegno di legge sulla violenza sulle donne. Perché un conto è licenziare un comunicato o strillare una qualche indignazione in tv, altro prendersi la briga di presentarsi in Aula a parlamentare sulle soluzioni. A denunciare il palazzo vuoto è l’ex segretaria della Cgil e senatrice dem Susanna Camusso, che su X posta una foto degli scranni deserti accompagnata da una didascalia: «L’aula del Senato mentre si discute della legge “disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica”».

Bastano pochi minuti perché lo scatto venga notato e rilanciato sui social da centinaia di utenti. Lo spettacolo è troppo deprimente per passare inosservato, quasi un insulto all’intelligenza dei cittadini costretti quotidianamente ad ascoltare sermoni sulla centralità del potere legislativo messa in pericolo dalle riforme. A delegittimare il confronto democratico non sono solo i governi - sempre più autonomi, arroganti e autosufficienti - ma i parlamentari stessi. I senatori, infatti, rientrano alla spicciolata per pigiare un bottone e votare la legge voluta dalla la ministra della Famiglia, Eugenia Roccella: con 157 sì, all’unanimità, l’Aula dà il via libera definitivo al testo già approvato alla Camera, che diventa legge. Approvati anche, con parere favorevole della maggioranza, due ordini del giorno proposti dal Pd che prevedono maggiori risorse per la formazione degli operatori della giustizia e tempi certi per portare in aula altri provvedimenti.

Del resto, l’ennesimo femminicidio sembra aver ridotto le distanze tra maggioranza e opposizione, con tutti i leader apparentemente disponibili a sedersi attorno a un tavolo alla ricerca di risposte condivise e possibilmente efficaci. Proprio ieri la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha fatto sapere di aver sentito al telefono la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, «in merito alla possibilità di trovare un terreno comune per far fare un passo avanti al Paese sulla prevenzione della violenza di genere», ha fatto sapere la leader dem, prima di aggiungere: «Apprezzo il segnale della maggioranza al Senato, che ha dato parere favorevole su un odg che chiede di mettere risorse in quella legge sulla formazione delle operatrici e ha approvato l’ odg in cui chiediamo di calendarizzare in tempi rapidi alla proposta di legge sulla prevenzione». Solo una chiamata distensiva ma accolta con entusiasmo da Palazzo Chigi, che ha incassato la disponibilità al dialogo anche del presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte. «È una questione che riguarda tutti, non è un tema di maggioranza o opposizione. Noi siamo assolutamente disponibili a elaborare insieme al governo un pacchetto di misure educative», ha detto il leader pentastellato, convinto che serva «un progetto culturale molto più ampio, con il volto solo repressivo non si va da nessuna parte».

E in attesa di trovare soluzioni più congrue, la ministra Roccella può tirare un sospiro di sollievo. - «È una bella pagina scritta insieme, in uno spirito di condivisione e leale collaborazione, a iniziare dai ministri che hanno firmato con me il ddl», ha detto in Senato. «Questa legge introduce misure che possono fare differenza tra la vita e la morte. Sui femminicidi c’è una vera condivisione. Dobbiamo proseguire con questo metodo, abbiamo tenuto conto di chi sul tema aveva maturato esperienza, dall’esperienza della scorsa commissione sul femminicidio». Il ddl contiene un pacchetto di misure che punta a rafforzare il “Codice Rosso” grazie al potenziamento di strumenti come l’ammonimento, il braccialetto elettronico, la distanza minima di avvicinamento e la loro applicazione ai cosiddetti “reati spia”. Il Pd spera di poter migliorare la legge in tempi rapidi. Sempre che qualcuno si ricordi di andare in Parlamento.