A LA RUSSIA PROMETTE CHE ANKARA SARÀ UN NUOVO “HUB” PER IL GAS DI MOSCA

Solo oggi si conosceranno i dettagli dell'incontro bilaterale tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo russo Recep Tayyip Erdogan che si è tenuto ieri nella capitale del Kazakistan, Astana. Un meeting, a margine della sesta Conferenza sulle misure di interazione e rafforzamento della fiducia in Asia ( Cica) dove, giura il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, non si è parlato della guerra in Ucraina.

Probabilmente i due leader non sono scesi nei dettagli per quanto riguarda un accordo di pace ma è vero che Erdogan si era presentato al vertice di Astana con alcune dichiarazioni di segno diverso. Il presidente turco infatti aveva promesso di lavorare per una tregua nonostante le difficoltà sul terreno. «Il nostro obiettivo è quello di continuare lo slancio che è stato raggiunto e porre fine allo spargimento di sangue il prima possibile.» Parole pronunciate sulla scorta degli accordi che la Turchia ha aiutato a mediare nei mesi scorsi e che hanno permesso agli ucraini di riprendere le esportazioni di grano e portato a uno scambio di prigionieri tra Ucraina e Russia. Soprattutto avevano fatto sperare le affermazioni di Erdogan riguardo a «una pace giusta che può essere stabilita con la diplomazia, che non ci sono vincitori in guerra e non ci sono perdenti in una pace equa.» Nell'attesa se veramente qualcosa si sia mosso in questo senso l'attenzione va concentrata sulla proposta portata dalla Russia che va in un altro senso. Putin ha proposto a Erdogan di trasformare la Turchia in un grande hub per l'esportazione del proprio gas verso la Ue. Un tentativo di contrastare la rinuncia dell'Europa agli idrocarburi russi e di porre un tetto al prezzo del gas pompato da Mosca.

E' questo secondo elemento il piu importante e che preoccupa la Russia ( sebbene una decisione europea sia abbastanza lontana e segnata da posizioni diverse tra i partner Ue). Lo evidenziano le parole stesse pronunciate da Putin nel faccia a faccia con il presidente turco: «Nel corso del lavoro di questo hub, che potremo creare insieme, ovviamente, ci sarebbe anche una piattaforma non solo per le forniture, ma anche per determinare il prezzo, perché questa è una questione molto importante. Oggi, questi prezzi sono alle stelle; potremmo facilmente regolamentare a un normale livello di mercato, senza sfumature politiche.» La Turchia non avrebbe risposto immediatamente ma a quanto sembra, Ankara è interessata all'idea e ci sarebbe già in corso un esame dettagliato della proposta. Le “armi” usate da Putin sono sia di carattere economico che politico militare. Alla Turchia arriverebbe un gas a prezzi più bassi e in quantità maggiori, insieme ai soldi per il passaggio delle tubature, Inoltre la Russia ha fatto intendere di proteggere Ankara da possibili pericoli come quello citato da Mosca che ha accusato Kiev di voler sabotare il gasdotto Turkish Stream, un attentato che sarebbe stato sventato pochi giorni fa dai servizi segreti russi. Erdogan anche ad Astana ha mostrato di giocare una partita a tutto campo, mediatore indispensabile tra Russia e Nato con l'intento però di perseguire i suoi interessi geostrategici.

Per questo si augura che «grano e fertilizzanti russi saranno esportati via Istanbul» così da raggiungere i Paesi in via di sviluppo. Sottolineando malignamente che «la Russia e la Turchia daranno sicuramente fastidio ad alcuni e i Paesi sviluppati saranno meno contenti».

Eppure proprio ieri, allOnu, la Turchia ha votato a favore della risoluzione che condanna nettamente l'annessione russa delle quattro regioni del sud est dell'Ucraina attraverso il referendum della scorsa settimana. Un voto passato a maggioranza che ha visto la contrarietà di Bielorussia, Corea del nord, Nicaragua e naturalmente Russia, e l'astensione di altri 35 paesi. Segno che esiste un fronte ( i cosiddetti scontenti citati proprio da Erdogan) sul quale Mosca può contare.