Su ben 100 posti a disposizione, quelli coperti alla fine sono stati appena 27. Non è stato certamente un successo il transito dei magistrati appartenenti alle altre giurisdizioni, e che sono anche giudici tributari, nella nuova giustizia tributaria professionale. Il transito era uno degli elementi fondamentali per lo “start up” della quinta magistratura italiana. La legge 130 del 2022 che ha riformato la giustizia tributaria, archiviandone il carattere onorario, aveva puntato molto sul transito di questi 100 magistrati. Dovevano essere loro, infatti, a rappresentare l’ossatura della neo magistratura tributaria professionale. Il bando, a dispetto delle previsioni della vigilia, si è dunque rivelato un sostanziale flop con una partecipazione quanto mai scarsa.

Eppure i magistrati che potevano partecipare erano circa un migliaio. Ma come disse il presidente del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria Antonio Leone all’indomani dell’approvazione della legge di riforma, «se un magistrato si trova bene nella sua giurisdizione, perché mai dovrebbe cambiare?». Per poter transitare bisognava essere giudici tributari da almeno cinque anni, non aver superato i 60 anni di età, così da garantire almeno un decennio di servizio prima della pensione, e non aver riportato un giudizio di demerito, sempre nel quinquennio precedente. Sull’interpretazione del demerito c’è stato un dibattito al Cpgt con richiesta di parere all’Avvocatura dello Stato. Il Cpgt, al momento di deliberare, ha ritenuto causa ostativa, a parte gli aspetti penali, solo l’eventuale condanna disciplinare con sentenza

definitiva, anche se riportata nella giurisdizione di appartenenza. Per i ritardi nel deposito delle sentenze, il paletto è stato fissato ad una quota superiore al 60 percento di esse oltre i 30 giorni. I transitati sono quasi tutti ex magistrati ordinari. Tre quelli amministrativi ed uno soltanto quello militare. L’unico magistrato della Corte dei Conti che aveva fatto domanda l’ha poi ritirata. Fra i nomi conosciuti per pregresse dinamiche associative, quelli di Cosimo Ferri e Antonio Lepre. Fa parte dei transitati anche il giudice Giuliano Castiglia, attuale componente del Comitato direttivo centrale dell’Anm per la lista Articolo 101.

I neo giudici tributari professionali dovranno adesso scegliere la sede di servizio fra quelle che sono state indicate vacanti. Hanno tutti, comunque, la possibilità di revocare il transito. Per coprire, invece, i posti non coperti, si aprono ora due scenari. Il primo è quello di aumentare i posti a concorso per gli esterni ( a differenza del concorso per magistrato ordinario, dove è ammessa solo la laurea in giurisprudenza, per diventare giudice tributario vale anche quella in economia, ndr) dal prossimo anno. Il secondo è aprire il transito anche ai giudici tributari che non vengono dalla magistratura bensì dal mondo delle professioni. E quindi agli avvocati e dottori commercialisti che già oggi rappresentano circa il 40 percento dei giudici tributari onorari. Va ricordato, infine, che ai futuri giudici tributari professionali sarà precluso fare domanda per andare in Cassazione. A regime la Sezione tributaria di piazza Cavour, dove sono incardinati la metà dei ricorsi civili, sarà composta da magistrati che non hanno mai svo