«Il caso del presunto dossieraggio? Vedremo cosa ne verrà fuori, domani sentiremo anche le audizioni dei procuratori che hanno chiesto di essere auditi dalla commissione Antimafia. Io penso che sia francamente gravissimo che in Italia ci siano funzionari dello Stato che hanno passato il loro tempo a violare la legge facendo delle verifiche su cittadini, comuni e non, a loro piacimento per poi passare queste informazioni alla stampa, e particolarmente ad alcuni esponenti della stampa. Utilizzare così le banche dati pubbliche non c’entra niente con la libertà di stampa». Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a margine dell’incontro alla Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia a Teramo, commentando l’inchiesta di Perugia. 

Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che parlato dell’inchiesta in un'intervista con Il Foglio«In linea generale posso dire che l'acquisizione di dati sensibili dovrebbe essere sottoposta a controlli rigorosissimi. Come liberale, io antepongo la dignità e la privacy del cittadino a ogni altro valore, salvo i casi di necessità di tutela della sicurezza dello Stato. Purtroppo in Italia non abbiamo questa sensibilità: teniamo ancora in vigore il codice Rocco, di matrice fascista, ispirato a quello stato etico hegeliano che può interferire in modo eccessivo nella vita dei cittadini. Come appunto accade nel dossieraggio e, ovviamente, anche nelle intercettazioni».

E in merito al cosiddetto 'dossieraggio' e al fatto che nel 2022 il numero di telefoni e dispositivi intercettati dai magistrati tramite trojan è aumentato del 24 per cento Nordio spiega: «L'articolo 15 della Costituzione definisce inviolabile la segretezza delle comunicazioni. La segretezza è infatti l'attributo della libertà, come il voto. La loro captazione da parte della magistratura dev'essere l'eccezione, mentre sta diventando la regola. In Italia le intercettazioni sono dieci volte più numerose della media delle democrazie occidentali. Rimedieremo».