I presunti dossieraggi e gli accessi abusivi ai database della procura nazionale antimafia hanno provocato una lunga serie di reazioni politiche. In prima fila gli esponenti del governo.

Il guardasigilli Carlo Nordio ha riferito di aver avuto «un informale scambio di opinioni» con il ministro della Difesa, Guido Crosetto, al quale ha espresso l’esigenza di un intervento ben preciso. «Credo che a questo punto – ha detto il ministro della Giustizia - si possa e si debba riflettere sulla necessità dell’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta con potere inquirente per analizzare una volta per tutte questa deviazione che già si era rilevata gravissima ai tempi dello scandalo Palamara e che adesso, proprio per le parole di Cantone, è diventata ancora più seria».

A proposito dell’audizione del procuratore di Perugia, giovedì, davanti alla commissione parlamentare antimafia, Nordio ha aggiunto che «le parole usate da Cantone sono state estremamente forti e, dopo queste valutazioni estremamente severe, io credo che sia necessario fare una riflessione molto, molto profonda su quelle che sono le violazioni dei diritti individuali alla riservatezza». Secondo il ministro, «queste violazioni sono già state fatte in passato». «Credo - ha aggiunto Nordio - che adesso abbiamo raggiunto il punto cruciale, forse un punto di non ritorno e che quindi sia necessaria una profonda riflessione che a mio avviso potrebbe e dovrebbe essere non solo normativa, ma anche politica».

Il guardasigilli si è soffermato sul tema degli accessi informatici abusivi anche nel corso della cerimonia di conferimento del “Sigillo di San Gerolamo” che lo ha visto protagonista, svoltasi ieri mattina nell’aula magna del Tribunale di Milano. L’iniziativa è stata organizzata dal Coa milanese presieduto da Antonino La Lumia. «Non sto a ricordare – ha affermato il ministro della Giustizia - quanto sia facile oggi entrare nei sistemi di informazione e quanto altrettanto facile sia manipolarli. Questo renderà molto delicato il lavoro di magistrato e dell’avvocato perché la captazione più o meno lecita di dati ultrasensibili nel cervello elettronico», come pc, smartphone, banche dati, «darà la possibilità di conoscere ma anche di manipolare».

Un altro esponente dell’esecutivo, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani rileva l’esigenza di individuare il “regista” dei dossieraggi. Il responsabile della Farnesina non ha escluso l’ipotesi di una attività svolta «per conto di servizi stranieri»: «Il fatto grave è che ci sia un Grande Fratello che cerca di tenere sotto controllo quello che fanno gli italiani». «Sono molto preoccupato per quello che è accaduto – ha detto Tajani - e mi auguro che non stia continuando ad accadere in questi giorni, in queste ore.

Certamente qualcosa di inquietante è successo. Servizi stranieri? Una cupola? Non sappiamo chi è il mandante di questi accessi illegali per scoprire questioni private di migliaia di persone. Dobbiamo scoprire la verità perché è inconcepibile, in una democrazia come la nostra, che la vita privata di tante persone finisca nelle mani dei giornali. È lo scandalo più grave degli ultimi mesi».

Anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è intervenuto ieri sulla vicenda. «Sono convinto – ha affermato - che sia molto importante portare avanti il percorso di audizioni, di lavoro e di analisi che la commissione antimafia e il Copasir hanno iniziato, a seguito della richiesta di audizione da parte dei magistrati Cantone e Melillo in relazione al “caso dossier” iniziato da una mia denuncia.

Penso che il loro lavoro sia il prodromo per cogliere lo spunto di riflessione che il ministro alla Giustizia Carlo Nordio ha offerto al Parlamento e su cui concordo pienamente: valutare se sia necessaria l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta». La commissione, a detta di Crosetto, «potrebbe approfondire i temi più rilevanti ed oscuri che sono emersi finora, indagando sull’abuso nell’utilizzo delle banche dati, sulle regole che ne possono consentire il controllo, sull’esistenza di un sistema di dossieraggio, su eventuali mandanti o beneficiari, sui poteri necessari per difendere lo Stato e i controlli per evitare l’abuso di tali strumenti».

Dall’opposizione il leader pentastellato Giuseppe Conte chiede che la procura vada fino in fondo e faccia tutte le verifiche necessarie. «Il M5S – ha commentato l’ex premier - non prende sottogamba l’inchiesta. Noi siamo parte lesa, anzi la prima: io stesso quando ci sono stati questi accessi abusivi a tutte una serie di persone che ruotano nella mia sfera personale ero presidente del Consiglio». Il deputato di Azione, Enrico Costa, si sofferma sulle “lacune normative” e anticipa una proposta in Parlamento per contrastare la diffusione arbitraria di notizie riservate.