Leonardo Arnau, coordinatore della Commissione diritti umani e protezione internazionale del Consiglio nazionale forense, è il nuovo presidente dell’Oiad (Osservatorio internazionale degli avvocati in pericolo). L’elezione è avvenuta nel corso dell’ultima assemblea generale svoltasi a Madrid. Il Consiglio nazionale forense, con la presidenza Arnau, guiderà l’Oiad nel biennio 2025-2026. Come rappresentante dell’Italia, Leonardo Arnau succede a Francesco Caia, che ha contribuito a fondare l’Osservatorio. «Ringrazio l’avvocato Caia – dice Arnau - per il lavoro svolto con competenza.

L’Italia è ben rappresentata, dato che nel direttivo dell’Oiad c’è anche Antonio Fraticelli dell’Ordine degli avvocati di Bologna ed è stato confermato l’avvocato Roberto Giovene di Girasole nel segretariato generale. Mai come in questo momento il Cnf ha assunto un ruolo di guida e di promozione dei diritti umani, considerato il lavoro del capo delegazione CCBE (il Consiglio degli Ordini forensi d’Europa, ndr), Daniela Giraudo, che ha condotto all’elezione di Barbara Porta a presidente della Commissione diritti umani dello stesso CCBE».

Presidente Arnau, in questo momento di conflitti e tensioni a livello internazionale, l’avvocatura deve moltiplicare gli sforzi per essere in grado di affrontare le sfide riguardanti la tutela dei diritti?

Gli avvocati, che dei diritti umani sono i naturali difensori, appartengono ad una delle categorie più a rischio, unitamente ad altri presidi di garanzia, quali i magistrati indipendenti e i giornalisti in particolare, in tutti i contesti sociali non democratici, nelle autarchie o democrature, ma come possiamo vedere in questi giorni, anche nelle democrazie. Pensiamo agli Stati Uniti. Ciò avviene perché rappresentiamo naturalmente un contro-potere, nella misura in cui tuteliamo il patrimonio dei diritti delle persone e dei cittadini anche e soprattutto nei confronti delle autorità pubbliche. Difendere la libertà dell’esercizio della professione forense in qualunque Stato e contesto sociale equivale a salvaguardare lo Stato di diritto. E senza Stato di diritto non può esserci vera democrazia. Credo che riaffermare questo principio non sia mai superfluo.

Nel contesto attuale il lavoro dell’Oiad è ancora più importante?

Certamente. Secondo una recente ricerca commissionata dal settimanale britannico Economist, solo il 5,7% della popolazione mondiale vive in Stati di democrazia compiuta o completa. Mi riferisco al “Democracy index”. Non possiamo dimenticare che lo Stato di diritto vive sempre in un precario equilibrio e anche il nostro non fa eccezione. Per questo motivo dobbiamo seguire con attenzione ciò che succede nel mondo, perché le spinte autoritarie travalicano facilmente le frontiere.

Alcune volte, soprattutto nei Paesi a democrazia limitata, gli avvocati vengono rappresentati e trattati come dei nemici di chi è al potere. Lo stesso può dirsi per i difensori dei diritti umani. Secondo lei, è la spia della circolazione di un virus autoritario?

Gli avvocati, a qualunque latitudine, difendono la libertà e i diritti delle persone, ne sono portatori e chi calpesta i diritti umani, in primo luogo, aggredisce l’avvocatura che ha il compito di tutelarli. Mettere sotto osservazione i luoghi dove questa patologia si manifesta non vuol dire occuparsi arbitrariamente di questo o quello Stato straniero: significa occuparsi di sé stessi, significa essere autenticamente avvocati e cittadini e contribuire a preservare la democrazia. Li? dove la liberta? dell’avvocato, e di conseguenza il diritto di difesa del cittadino, e? minacciata o negata, li? e? in pericolo la liberta? di un Paese. Per questo il nostro impegno dovrà proseguire e mai cessare, pena rinnegare noi stessi. Assieme, sono sicuro, sapremo farlo al meglio.

Di cosa si occupa l’Oiad?

L’Osservatorio internazionale degli avvocati in pericolo è ormai, grazie alle attività svolte con grande impegno dai quattro membri fondatori, il Cnf, il Conseil National des Barreaux per la Francia, l’Ordine degli avvocati di Parigi e il Consejo General de la Abogacía Española per la Spagna, da tutti i membri ordinari che si sono aggiunti nel tempo e dagli osservatori internazionali, una realtà conosciuta e apprezzata a livello internazionale. Attraverso i propri comunicati che attengono alle vicende degli avvocati la cui libertà e incolumità personale sono a rischio, a causa del libero esercizio della professione e perché identificati con i loro clienti, i report delle missioni di osservazione processuale e delle missioni sul campo per valutare le condizioni di esercizio della professione forense, l’Oiad rappresenta una fonte di informazione particolarmente qualificata di tante violazioni dei diritti umani, nelle diverse parti del mondo, che, altrimenti, rischierebbero di non essere divulgate.

Quali sono gli obiettivi che intende raggiungere l’Osservatorio durante la guida italiana?

La presidenza del Consiglio nazionale forense intende proseguire in perfetta continuità l’azione fin qui svolta dall’Oiad, consapevole che l’attuale periodo storico, caratterizzato da gravi e ripetute violazioni dei principi dello Stato di diritto e del giusto processo, espongono sempre di più gli avvocati a minacce e ritorsioni per realizzare le quali, in alcuni Paesi, noi si esita a colpire l’indipendenza degli Ordini degli avvocati per colpire più facilmente i singoli. Occorre, quindi, rafforzare ulteriormente l’Osservatorio, al fine di potenziarne la capacità di azione per affrontare, con rinnovata energia, le situazioni monitorate nei singoli contesti geopolitici e le sempre maggiori richieste di aiuto.

Ci può dare qualche anticipazione sulle prossime iniziative dell’Osservatorio?

Il 2026 sarà un anno importante, dato che ricorrerà il decennale dalla fondazione dell’Oiad. Tale ricorrenza potrà costituire un’occasione di maggiore visibilità per tutte le nostre attività. Proporremo di organizzare degli eventi nei territori, invitando gli Ordini aderenti ad essere parte attiva in manifestazioni e dibattiti volti a far conoscere l’Osservatorio e il suo lavoro ai loro iscritti, con il coordinamento del direttivo. Ciascun membro fondatore potrebbe, eventualmente, promuovere riunioni per coordinare le attività poste in essere dagli Ordini forensi del proprio Paese di appartenenza per celebrare la ricorrenza, sfruttando l’occasione per far conoscere ancora di più le finalità e le azioni dell’Oiad.