La Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione delle accuse nei confronti dei pubblici ministeri torinesi Gianfranco Colace e Fabiola D’Errico, oltre che di cinque carabinieri e agenti della polizia giudiziaria, denunciati per presunti depistaggi e soppressione di atti. A presentarli era stato l’ex militare del Ros Riccardo Ravera, oggi imputato a Torino per il cosiddetto “caso KeraKoll”, nato da un’inchiesta dello stesso Colace. Ravera, già noto come “Arciere” per aver preso parte alla cattura di Totò Riina, ha chiesto un supplemento d’indagine opponendosi alla richiesta di archiviazione avanzata dai pm milanesi Giovanni Polizzi e Christian Barilli.

Durante l’udienza tenuta dal gip Luca Milani, l’avvocato Fabrizio Siggia, difensore di Ravera, ha presentato formale opposizione. I legali dei magistrati e dei carabinieri – tra cui Flavio Campagna, Alberto Pantosti Bruni, Stefano Caniglia, Stefano Tizzani, Cosimo Palumbo e Leonardo Calabrese – hanno chiesto invece di archiviare il procedimento, sottolineando come la caduta delle ipotesi di reato non implichi automaticamente malafede o intenzione di depistare.

La vicenda si incrocia con un secondo procedimento in cui Colace, l’ex procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo e il tenente colonnello Luigi Isacchini si sono costituiti parte civile contro il detective privato Giovanni Carella, accusato di attività di dossieraggio a loro danno. Carella, già coindagato con Ravera e Luigi Pappalardo (quest’ultimo prosciolto), è stato prosciolto a febbraio dalla gip di Torino Manuela Accurso Tagano.

Tuttavia, la Procura di Milano ha chiesto il suo rinvio a giudizio per rivelazione di segreto, calunnia e diffamazione. Il giudice milanese Cristian Mariani dovrà decidere sull’eventuale processo.