La separazione delle carriere e il sorteggio dei togati al Csm si faranno. A prometterlo, dal palco della festa dei giovani di Fratelli d’Italia, è il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove, che lancia un duplice messaggio: nessuno vuole spuntare le armi ai magistrati, ha sottolineato, ma il programma di maggioranza verrà portato a termine. Comprese le due riforme più contestate dalla magistratura, sulle quali potrebbe consumarsi uno scontro ben più duro di quello a cui finora si è assistito.

L’annuncio di Delmastro arriva nel corso di un dibattito con il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, con il quale il sottosegretario si è più volte “conteso” il Gratteri pensiero. L’uno per rivendicare il fatto che la maggioranza è schierata con l’ala più dura e pura della magistratura, l’altro per dire che le idee del procuratore di Catanzaro non possono essere selezionate in base alla convenienza politica: va preso il pacchetto completo, comprese le critiche alla riforma della Giustizia, attualmente ferma al Mef in attesa di bollinatura. Fonti di via Arenula fanno sapere però che manca ormai poco: è praticamente risolto il nodo coperture sull'assunzione dei 250 “gip collegiali”, superato il quale il testo potrà essere finalmente sbloccato per approdare in Commissione Giustizia al Senato o alla Camera, altro tema sul quale si stanno confrontando le forze di maggioranza.

Se da un lato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, incontrando a via Arenula l’Anm, ha provato a stemperare le tensioni nate dalle “incursioni” della magistratura nel dibattito sulle riforme, dall’altro il sottosegretario Delmastro ha annunciato un sostanziale cambiamento della cornice costituzionale, allo scopo di realizzare definitivamente l’articolo 111: «In quella carta fondamentale - ha sottolineato il sottosegretario - c'è scritto che il giusto processo si realizza per il tramite della parità processuale delle parti. Con la separazione delle carriere il pm non viene deprivato di nessuna garanzia, semplicemente si spezza quella contiguità che fa sì che non vi sia un giudice terzo rispetto due parti processuali». Ed è un bene anche per l'accusa, ha aggiunto, «trovarsi di fronte ad un giudice terzo che valuterà con assoluta imparzialità, senza nessuna continuità, senza nessuna familiarità, se ha ragione l’avvocato o la pubblica accusa. La riforma legata alla separazione delle carriere nel corso del mandato la faremo perché è una riforma banalmente di civiltà, direi quasi imposta dalla nostra Costituzione, che fino ad oggi sul punto non ha trovato applicazione».

A ciò si associa un altro intervento poco gradito alle toghe: il sorteggio dei membri togati del Csm, unico strumento per «restituire onorabilità sociale alla magistratura» ed eliminare la «cancrena correntizia» svelata dal caso Palamara. Fratelli d’Italia aveva già proposto tale soluzione nella scorsa legislatura, ma è stata preferita, ha sottolineato, una linea molto più morbida: «Tachipirina e vigile attesa», prescritte dalla riforma Cartabia, che poco inciderebbe sulle degenerazioni. Un tasto dolente per la magistratura, ancora sul piede di guerra sul tema delle intercettazioni, che rischia di creare più di un imbarazzo tra le forze di maggioranza.

Nordio non ha fatto mistero di voler mettere ancora mano sulla materia, dopo aver proposto una limitazione della pubblicabilità degli ascolti che riguardano terzi estranei alle indagini: l’intento, ha spiegato in più occasioni, è quello di limitare il budget delle procure per evitare sprechi e abusi e attuare l’articolo 15 della Costituzione sulla segretezza della comunicazioni. Sul punto non sono mancati gli altolà della Lega, a partire da Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia al Senato, che ha appena concluso il ciclo di audizioni sul tema. Le intercettazioni, ha spiegato, sono irrinunciabili: impossibile farne a meno. Ma si interverrà, ha sottolineato a Repubblica, sulle nuove tecnologie, la pesca a strascico e a tutela della segretezza delle conversazioni tra assistito e avvocato.

A tentare di rassicurare tutti ci ha pensato anche Delmastro: «Non abbiamo limitato nessun utilizzo delle intercettazione ai fini di indagine, corrotti e mafiosi debbono aver paura della magistratura», ha sottolineato. L’intento non sarebbe limitare l'uso delle intercettazioni, ma l'abuso, «che è quel corto circuito fra procure e giornali». Pertanto, «la magistratura non viene privata di uno strumento investigativo». Ma Travaglio ha ricordato gli annunci di Nordio, più vicino a Forza Italia che a FdI per pensiero, ha sottolineato: «Dovremmo ignorare un ministro che delira quotidianamente dicendo esattamente ciò che Delmastro dice “noi non permetteremo”? Ma dite al vostro ministro che la smetta di annunciare queste cose», contestazione alla quale il sottosegretario non ha però replicato.

Il ministro, da Venezia, si è limitato a tornare sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio, rassicurando tutti gli amministratori sul fatto che «l'ipotesi dell'abrogazione è stata fortissimamente voluta dal sottoscritto ed è stata la conclusione di un dibattito interno al governo. Ora la parola è al Parlamento, ma siamo certi che andrà a buon fine». Una dichiarazione che è arrivata nel contesto della firma, insieme al presidente del Veneto Luca Zaia, di un protocollo per rendere «più efficiente la macchina della pubblica amministrazione della giustizia» in tema di carenza di personale: l’idea è quella di condividere graduatorie e concorsi fra Regione e tribunali veneti, modello, ha sottolineato Nordio, «che intendiamo riprendere ed estendere a livello nazionale».