Quindici giorni di sospensione e stipendio dimezzato. Non sarà una condanna al confino, ma la punizione inflitta a Rosa Maria Dell’Aria, insegnante dell’istituto industriale Vittorio Emanuele III di Palermo sembra comunque un tantino eccessiva. La sua colpa: non aver controllato preventivamente un video presentato dai suoi alunni, in occasione della Giornata della memoria, in cui le leggi razziali del 1938 venivano accostate al decreto sicurezza del ministro Matteo Salvini. Paragone forzato, certo, ma frutto del pensiero libero di un gruppo di studenti.

Curioso, semmai, il modo in cui la vicenda finisce all’attenzione del ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti. A segnalare l’accaduto è un giovane che scrive per testate di estrema destra, Claudio Perconte, collaboratore del Primato Nazionale, giornale legato a CasaPound, e di varie testate sovraniste ( dal dubbio valore giornalistico) che proliferano in Rete, come Vox News e Italia News. È lui che il 28 gennaio indirizza un tweet al ministro leghista Bussetti. «Salvini- Conte- Di Maio? Come il reich di Hitler, peggio dei nazisti. Succede all’Iti Vittorio Emanuele III di Palermo, dove una prof per la Giornata della memoria ha obbligato dei quattordicenni a dire che Salvini è come Hitler perché stermina i migranti. Al Miur hanno qualcosa da dire?», scrive Perconte, un ragazzo che usa sempre i social con estrema disinvoltura, senza badare troppo ai fronzoli. Anche se adesso il suo profilo Twitter risulta “protetto”, visibile esclusivamente a follower selezionati, in Rete è pieno di tracce dei suoi passaggi virtuali.

Il 27 maggio del 2018, ad esempio, mentre il Presidente della Repubblica sbarra la strada a Paolo Savona all’Economia e convoca Carlo Cottarelli al Quirinale, il giovane attivista di destra invoca addirittura una reazione in strada contro il Capo dello Stato: «Conte rinuncia all’incarico. Siamo in dittatura. Se questo non è sufficiente a far scendere milioni di patrioti in strada e cacciare Mattarella allora ci meritiamo di essere una colonia tedesca», scrive su Twitter la stessa persona che adesso si scandalizza per un video prodotto da alcuni studenti delle superiori.

In altre occasioni è possibile vedere Claudio Perconte pubblicizzare su YouTube il nuovo numero di Primato Nazionale dedicato alla Prima guerra mondiale, chiedere il superamento di destra e sinistra, citare il filosofo Diego Fusaro e chiudere il contributo con un bel «facciamo quadrato», vecchio motto di Casa-Pound. Alcuni suoi video sui migranti diventano virali, condivisi sulle pagine di alcuni gruppi come “Amici della Russia di Putin”.

È questo, in estrema sintesi, il profilo social del censore che ha fatto accendere i riflettori sulla scuola Vittorio Emanuele III di Palermo. Il suo messaggio d’indignazione indirizzato a Bussetti, infatti, non è passato inosservato. È stato raccolto il giorno successivo da un’altra esponente leghista del governo, la sottosegretaria ai Beni Culturali Lucia Borgonzoni, che rilancia su Facebook : «Se è accaduto realmente andrebbe cacciato con ignominia un prof del genere e interdetto a vita dall’insegnamento. Già avvisato chi di dovere». E chi di dovere, a quanto pare, non ha perso tempo, inviando in classe gli ispettori dell’Ufficio scolastico provinciale. Risultato: punizione esemplare per l’insegnate ritenuta negligente e agenti della Digos a indagare tra i banchi di scuola.

«Mi sento ferita ingiustamente, è la più grande ferita della mia vita professionale. Ho dato tutta la vita all’insegnamento e con dedizione mi sono occupata della scuola e dei ragazzi», ribatte la professoressa Rosa Maria Dell’Aria, difesa senza indugi da colleghi e allievi. «Quel lavoro non aveva assolutamente alcuna finalità politica né tendeva a indottrinare gli studenti che da sempre hanno lavorato in modo libero come essi stessi hanno dichiarato anche agli ispettori arrivati in istituto a fine gennaio», spiega la docente. «Mi sono limitata a proporre un lavoro sulla base di una serie di letture fatte sul tema dei migranti, poi una classe ha scelto di realizzare un’attività in immagini. Non ho nulla da rimproverarmi», aggiunge Maria Rosa Dell’Aria.

Con l’insegnante si sono schierate le opposizioni di sinistra e sindacati di categoria: dalla Cgil ai Cobas, passando per la Cisl e Anief. Il giudizio è pressoché unanime: quello andato in scena a Palermo è un attacco alla libertà di insegnamento.

«L’unico dato certo, ad oggi, è che il decreto sicurezza nella sua parte in cui lede i diritti dei migranti è stato giudicato da chi ha competenza formale a farlo, come illegittimo, inadeguato, lesivo appunto di diritti fondamentali», commenta il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. «Infatti i giudici ne hanno già sanzionato alcuni effetti nefasti. Se un gruppo di studenti ha liberamente scelto di accostarlo, come molti abbiamo fatto, alle leggi razziali del 1938, ha tutta la nostra condivisione», dice, sposando il punto di vista dei ragazzi. «Il ministero, piuttosto che sanzionare docenti e attentare alla libertà di docenza ed espressione, si preoccupi di favorire lo studio della storia e delle nefandezze che il nazifascismo ha compiuto contro gli italiani e nel mondo», conclude il sindaco.

Ma la solidarietà non basta a far cambiare idea all’Ufficio scolastico provinciale: Rosa Maria Dall’Aria potrà riprendere servizio solo il 27 maggio. E fino ad allora percepirà uno stipendio dimezza. Non sarà una condanna al confino, però.