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«Sforbiciata agli stipendi del Csm». «No, si tratta di un aumento». Non è serena la vita a Palazzo dei Marescialli, dove ogni delibera viene passata al setaccio e restituita al pubblico spesso con due versioni contrastanti. Al centro della discussione, questa volta, ci stanno i rimborsi spesa dovuti ai consiglieri, «una sforbiciata pazzesca rispetto ai lussi di un tempo», afferma un consigliere in carica che preferisce rimanere anonimo, «un aumento significativo», invece, secondo chi al Consiglio superiore della magistratura c’è stato tempo fa e vuole ugualmente evitare di esporsi.
Il dato di partenza è la delibera che verrà discussa il 7 giugno, che adegua il regolamento di contabilità al tetto degli emolumenti, a seguito dell'approvazione della legge Cartabia. «Anche gli adeguamenti Istat previsti verranno applicati in misura ridotta - recita una nota -, rispetto al tasso reale di inflazione». Il lavoro di consigliere, dunque, «viene di fatto remunerato meno, per di più a fronte di un incremento delle attività consiliari dovuto al maggior numero delle sedute di commissione». Ai consiglieri, per legge, è attribuita un’indennità per ogni seduta e per coloro che risiedono fuori Roma l’indennità di missione per i giorni di viaggio e di permanenza nella Capitale. La delibera adeguerebbe dunque gli importi «agli indici attuali di riferimento», ma «nella prospettiva di razionalizzazione delle spese, tra le due alternative percorribili (incrementi percentuali previsti dai Dpcm medio tempore intervenuti pari, complessivamente, all’11,35 per cento o adeguamento Istat al tasso di inflazione programmato per il 2022, determinato al settembre 2022 nella misura del 7,10 per cento), si è optato per l’applicazione della percentuale inferiore (7,10)», fermo restando il limite massimo retributivo previsto dalla legge 71/2022.
Ogni seduta di plenum prevede dunque un gettone di 320 euro (al posto dei 297 euro delle scorse legislature); 200 per quelle del Comitato di presidenza (già 184); 400 per ogni seduta della Sezione disciplinare (già 366), complessivamente per non più di due sedute giornaliere. L’importo dell’indennità di funzione, forfettaria e mensile, spettante per l’attività di commissione salirà da 4.860 a 5.210, mentre passa da 237 a 260 quella per incarichi speciali e da 193 a 210 quella per le attività del Comitato pari opportunità. «Si tratta di modestissimi adeguamenti a fronte della rivoluzione dell’applicazione del tetto dei 240mila euro lordi l’anno - spiega il consigliere -. Ciò significherà, già da questo mese, che molti di noi - specie quelli con maggiore anzianità di servizio - non percepiranno più nulla se non il rimborso dell’affitto e delle spese pasto». E se è vero che il valore di ogni gettone sale, si tratta di un «semplice adeguamento all’inflazione di quest’ultimo decennio. Tuttavia possiamo adeguare quanto vogliamo se, una volta raggiunto il tetto, più nulla percepiremo».
I consiglieri, dunque, intascheranno «enormemente meno» rispetto al passato, quando «venivano invece percepite indennità molto importanti, nell’ordine di circa 8000 euro mensili, per 48 mensilità, senza limite alcuno di tetto». I dati riportati dai giornali sarebbero pertanto frutto di una «disinformazione» che non tiene conto dell’ulteriore «erosione dell’autonomia e dell’indipendenza del Consiglio, incise profondamente da un tetto che non viene applicato alla Corte costituzionale e ad altri organi di rilevanza costituzionale». Tra i corridoi di Palazzo dei Marescialli serpeggia dunque il malcontento, «ma è inutile mugugnare», commenta ancora il consigliere, anche perché si tratterebbe di ingaggiare «una battaglia chiaramente “impopolare” che sarebbe vista solo come una lotta per conservare privilegi». Una battaglia che, tuttavia, «andrebbe fatta, perché lede il principio di legge per il quale i consiglieri percepiscono sempre le indennità per le attività consiliari svolte. Mentre qui, raggiunto il limite, si svolgeranno evidentemente attività consiliari gratuitamente».
Se l’adeguamento può risultare vantaggioso per i più giovani, che così si ritroverebbero ad accumulare più indennità prima di raggiungere il tetto previsto per legge, tale adeguamento potrebbe scoraggiare «i magistrati già in settima valutazione e non residenti a Roma» dal candidarsi in futuro, con «chiara perdita di esperienze generazionali». Di parere totalmente opposto un ex consigliere, secondo cui «un componente della commissione disciplinare guadagna al netto poco meno di 20.000 euro. Aumentando il numero delle sedute aumenta anche quello delle indennità giornaliere pari a 400 euro - spiega -, per un totale di 2400 euro mensili. Oggi, a differenza del passato, si ha la garanzia di guadagnare 240mila euro, non di più. E allora non c’è alcun decremento, ma un doveroso allineamento ad una misura che vale per tutte le istituzioni pubbliche. Inoltre, il vicepresidente percepisce indennità aumentate del 25 per cento rispetto ai consiglieri. Si è fatto passare un messaggio fuorviante e vittimistico, che è bene sfatare». Toccherà attendere il 7 giugno per capire gli umori del Consiglio in merito a tale ritocco.