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La battaglia sui diritti delle famiglie omogenitoriali si sposta in Parlamento. E a rivolgersi al legislatore ora è anche l’Unione Nazionale Camere minorili (Uncm), che sollecita provvedimenti urgenti a tutela dei bambini «a prescindere dal luogo e dalle modalità con cui lo status di figlio sia stato formato». «Occorre un meccanismo ad hoc che si ispiri al principio del best interest of the child - spiega la presidente Grazia Ofelia Cesaro -, non potendo le decisioni dei genitori avere ricadute negative sui figli».
Il nodo principale riguarda la trascrizione degli atti di nascita formati all’estero a seguito di gestazione per altri. Sul punto si è pronunciata lo scorso dicembre la Corte di Cassazione a Sezioni Unite con la sentenza n. 38162: i giudici hanno stabilito che i bimbi nati all’estero tramite surrogata debbano essere riconosciuti in Italia come figli di entrambi i genitori, non con la trascrizione diretta all’anagrafe, ma con l’adozione in casi particolari, che prevede una valutazione e conseguente approvazione di un giudice. Di qui la circolare del Viminale ai prefetti, e il conseguente stop delle trascrizioni al Comune di Milano. Ma la soluzione paventata dalla Cassazione basterebbe a colmare quel vuoto di tutela già richiamato nel 2021 dalla Consulta? «L’adozione in casi particolari, come riconosciuto dalla stessa Corte Costituzionale, è uno strumento pensato per altre ipotesi e presenta dei limiti: si pensi ad esempio alla durata della procedura, che lascia nel limbo, anche per periodi superiori a un anno, lo stato di figlio», spiega l’avvocata Cesaro. Per questo «occorre che sia il Parlamento ad intervenire con strumenti adeguati che garantiscano la continuità dello status dei figli e la piena uguaglianza dei diritti spettanti ai medesimi», aggiunge la presidente Uncm.
In questa direzione andrebbe letto anche il regolamento europeo sul certificato unico di filiazione, bocciato al Senato perché visto «come una illegittima invasione nel nostro diritto interno». «In realtà la competenza dell’Unione Europea nell’ambito del diritto di famiglia si è già dispiegata con grande utilità in vari ambiti del diritto di famiglia, si pensi al divorzio o alle successioni», sottolinea Cesaro. E «l’ipotesi della maternità surrogata non è certo prioritaria», aggiunge l’avvocata. Il regolamento infatti «adotta cautele per quel riconoscimento che dovranno essere interpretate e si pone in un ambito più ampio e fondamentale per la tutela dei diritti dei minori - chiosa Cesaro -, garantendo un principio elementare: che un bambino sia considerato figlio delle stesse persone, indipendentemente dallo Stato in cui vive».