«Chiediamo un ammorbidimento delle regole di bilancio, è nell'interesse reciproco che l'Europa batta un colpo, che sia all'altezza della sfida. Altrimenti dobbiamo fare senza l'Europa e ognuno fa per sé». La dichiarazione di guerra di Conte arriva alla vigilia dell'Eurogruppo che a questo punto deve trovare per amore o per forza un accordo sulla ricetta con la quale curare un continente messo in ginocchio dal Covid-19. Se non ce la facesse sarebbe la fine dell'Unione e almeno questo tutti vogliono evitarlo. La possibilità dell'ennesimo rinvio è sempre plausibile ma stavolta davvero poco probabile. L'Unione, in meno di due mesi, ha già accumulato una tale serie di figure miserande da metterne già così a forte rischio la tenuta e lo sa perfettamente. Insistere sarebbe suicida. L'accordo, salvo sorprese, sarà però trovato per forza e senza nessunissimo amore. Dunque sarà una soluzione ambigua, viscida e sfuggente. Col rischio che si tratti di una bomba innescata oggi pur se destinata a deflagrare in un domani non molto lontano. I punti di attrito sono due: la presenza o meno del Fondo europeo di solidarietà, i soliti "coronabond" insieme agli altri 3 strumenti che l'Eurogruppo intende mettere in campo: il Mes, i prestiti della Bei (200 mld), il fondo per le casse integrazione Sure (100 mld però più auspicati che certi). Italia, Francia, Spagna e i Paesi del sud insistono. Germania, Olanda, Finlandia e Austria resistono e fanno muro. Il secondo punto di dissenso è la richiesta italiana di un Mes "senza condizioni". Conviene intendersi: il Mes senza condizioni è un ossimoro. La condizionalità, sancta dai trattati fondativi, il cosiddetto "Two Packs" è inevitabile e il rischio di ritrovarsi comunque, a emergenza finita, a rischio di commissariamento non è aggirabile. "Snaturare" il Mes, secondo la formula adoperata da Conte, è possibile solo fino a un certo punto. Il punto su cui l'Italia insiste è che non ci sia un "piano di rientro", un vero e proprio memorandum che renderebbe il cosiddetto Mes light una finzione semantica. Si tratterebbe del Mes con tutta la caffeina, neppure ammorbidito. La richiesta dell'Olanda, sulla quale però ieri il sostegno tedesco vacillava, è quella di un Mes in due fasi: prima il prestito per l'emergenza sanitaria senza condizioni, subito dopo però l'impegno a rimettere mano alle "condizioni macroeconomiche". Un gioco di parole al quale l'Italia si è opposta. Sulla richiesta di azzeramento totale delle condizionalità, però, l'Italia è sola, condannata quindi ad accettare se i Paesi del Nord accetteranno una qualche forma di bond europei, sia pure con paletti molto rigidi per impedire che si tratti del primo passo verso gli eurobond. Anche in questo caso fare accettare il Mes ai 5S sarà molto difficile ed evitare un'offensiva leghista antieuropea "poderosa", per usare uno degli aggettivi preferiti dal premier, sarà del tutto impossibile. Conte e Gualtieri potrebbero però impugnare il successo ottenuto imponendo il fondo comune e sostenendo che comunque il ricorso al prestito del Mes rimarrebbe opzionale e l'Italia non vi farebbe ricorso. Si tratterebbe in effetti di un prestito, nelle circostanze date, ampiamente insufficiente: fra i 36 e i 39 mld. Conte e Gualtieri potrebbero promettere di non chiederli senza modificare di troppo il quadro. Se però il Fondo non ci sarà, l'acettazione del Mes, sia pure senza la condizione capestro chiesta dall'Olanda e che probabilmente cadrà oggi, è molto problematica. Si tratterebbe comunque di una cambiale al buio, dal momento che nulla impedisce all'Eurogruppo, in futuro e nell'eventualità di conti italiani troppo malandati, di modificare le condizioni di partenza e i controlli sarebbero comunque necessari. La posta, se fosse limitata ai mld del Mes, non varrebbe la candela. Ma il rifiuto d accettare il Mes comporterebbe probabilmente la rimessa in discussione dell'intero pacchetto europeo, circa 500 mld che sono certamente insufficienti ma anche necessari. La soluzione potrebbe essere rendere il ricorso al Mes facoltativo, evitare di farvi ricorso e sostituire quella voce d'entrata con un'alternativa "autarchica". Di possibilità, in questo senso, sembrano essercene solo due: una patrimoniale, che per comprensibili motivi il governo vuole evitare a ogni costo, oppure la proposta leghista di Btp a scadenza ventennale con acquisto limitato alle famiglie, escludendo le banche. E' probabile che, in un momento come questo e con i dovuti appelli, l'asta sarebbe un successo. Ma che il governo possa adattarsi a far propria una proposta della Lega pare ben poco probabile.