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La procura generale della Corte d’Appello di Roma ha chiesto l’assoluzione di Beniamino Zuncheddu «per non aver commesso il fatto» nel corso del processo di revisione per la strage di Cuili is Coccus a Sinnai, in Sardegna, in cui furono uccisi tre pastori nel 1991. La procura generale ha anche evidenziato che gli alibi le dichiarazioni dei testimoni, che portano all’individuazione di Zuncheddu, come l’autore della strage, furono inattendibili. In serata è prevista la sentenza.
Il 59enne di Burcei è stato scarcerato, dopo 32 anni, lo scorso 25 novembre su decisione dei giudici della Capitale che hanno accolto la richiesta di sospensione della pena. Nel corso della requisitoria il sostituto procuratore generale ha ricordato che si è andati avanti per «30 anni con le menzogne». Il 12 dicembre scorso l’atto decisivo del procedimento: il confronto, in aula, tra Luigi Pinna, marito della figlia di una delle vittime e quel giorno rimasto ferito, e il poliziotto Mario Uda. Pinna, inizialmente interrogato, aveva sostenuto di non aver riconosciuto l’aggressore, ma, qualche settimana dopo, ha cambiato versione e ha accusato Zuncheddu che è stato prima arrestato e poi condannato. Quella testimonianza, determinante per la condanna del pastore sardo, sarebbe stata frutto delle pressioni di Uda.
«È lui che mi ha mostrato la foto di Zuncheddu», ha detto, lo scorso 12 dicembre, l’uomo. «L’agente di polizia che conduceva le indagini, prima di effettuare il riconoscimento dei sospettati - aveva ricostruito -, mi mostrò la foto di Zuncheddu e mi disse che il colpevole della strage era lui». Dura era stata la replica di Uda che ha negato. «Non ho fatto vedere nessuna foto», aveva poi replicato l’agente di polizia. «Sono veramente arrabbiato per tutto quello che mi sta piovendo addosso», aveva concluso.