Sarebbero almeno tre le persone ad aver toccato la pistola di Emanuele Pozzolo, parlamentare di FdI, la sera del veglione di Capodanno a Rosazza, nel biellese, da cui è partito il colpo che ha ferito a una gamba Luca Campana. È quanto emerge dalla perizia del Ris di Parma che ha esaminato l'arma. Stando alle conclusioni degli esperti, «non è possibile estrapolare alcun profilo di un evidente contributore maggioritario». Gli stessi residui biomolecolari, tuttavia, «sono utili per confronti diretti con campioni biologici di certa reperibilità».

Intanto il deputato, davanti alla Commissione nazionale di disciplina e garanzia di Fratelli d’Italia, che lo ha audito giovedì a Montecitorio, ha ribadito di non aver sparato quel colpo, partito a suo dire accidentalmente. Ai suoi colleghi Pozzolo avrebbe ribadito la volontà di restare in Fdi: «Una volta chiarita questa vicenda resterà al suo posto, niente cambi di casacca», hanno dichiarato fonti del partito ad AdnKronos.

Intanto, stando a quanto reso noto da Repubblica, la procuratrice di Biella, Teresa-Angela Camelio, ha diffuso una circolare indirizzata a pm, forze dell’ordine e tribunale per rimarcare l’esigenza di attenersi alla direttiva sulla presunzione d’innocenza. Un documento, lamenta Repubblica, dal quale emergerebbe una forte critica al lavoro dei giornalisti. La circolare, datata 21 gennaio, è stata spedita pochi giorni dopo l’avvio, da parte del ministero della Giustizia, delle ispezioni in 13 procure per controllare i rapporti tra inquirenti e stampa. E secondo il quotidiano i toni usati nei confronti della stampa avrebbero anche a che fare con la gestione mediatica del caso Pozzolo.

«In considerazione delle recenti iniziative assunte dall’Ispettorato del ministero della giustizia – si legge nella circolare – volte a verificare l’effettiva osservanza, da parte delle procure italiane, della nostra normativa nello spirito del principio della presunzione di innocenza, nonostante questo ufficio abbia regolamentato con appositi provvedimenti alcuni aspetti centrali», Camelio ricorda che le «autorità pubbliche» - e quindi autorità giudiziaria, polizia, ministri, pubblici funzionari, membri di autorità indipendenti o di enti pubblici territoriali - debbono tenere determinate condotte a garanzia della presunzione d’innocenza. Per tale motivo «devono ritenersi esclusi dall’ambito dell’applicazione del decreto i giornalisti (...) ai quali pertanto nessuna limitazione potrà essere imposta, con la conseguenza - e qui sta la critica - che permane la criticità rappresentata dall’operato talvolta distorto degli organi di stampa nell’ambito dell’informazione giudiziaria».

Un attacco ai media, secondo Repubblica, un vero e proprio bavaglio e, addirittura, una certa «insofferenza» verso la categoria: «Evitare la sovraesposizione mediatica degli inquirenti, circoscrivendo l’uso delle conferenze stampa alle ipotesi di stretta necessità, nonché escludere qualunque passaggio informale di notizie dagli uffici delle procure alla stampa». Un principio di civiltà che, forse, non piace alle redazioni (talvolta). (s. m.)