«Grave violazione di legge determinata da negligenza inescusabile». È quanto contesta il ministro della Giustizia Carlo Nordio ai pm del caso Open, Luca Turco e Antonino Nastasi, nei confronti dei quali ha esercitato l’azione disciplinare, chiedendo al pg di Cassazione di svolgere le dovute indagini. I due magistrati erano stati già sconfessati dalla Corte costituzionale, secondo cui, sequestrando i messaggi Whatsapp e le mail scambiati da Marco Carrai e Vincenzo Manes con il senatore Matteo Renzi, la procura di Firenze avrebbe “menomato” le guarentigie parlamentari del leader di Italia Viva, aggirando la Costituzione. E secondo il Guardasigilli, i pm avrebbero anche commesso un illecito disciplinare, disattendendo quanto stabilito dalla Cassazione il 18 febbraio 2022, quando, annullando senza rinvio il decreto di perquisizione e sequestro a carico di Carrai, dirigente della Fondazione Open, aveva inibito la procura di Firenze dal trattenere non solo i supporti materiali sequestrati, ma anche i dati estrapolati dagli stessi, ordinando la restituzione di tutto il materiale. Nonostante la nomina formale, il 23 febbraio, di un consulente incaricato di cancellare le copie forensi e la copia lavoro della polizia giudiziaria - lavoro conclusosi il 15 aprile -, i due pm hanno trattenuto più copie dei dati, per poi trasmetterle l’ 8 marzo 2022 al Copasir con atto firmato da Turco. Che ha poi depositato un’altra copia di quella documentazione - della quale veniva anche chiesto il segreto probatorio - all’udienza preliminare il 4 aprile 2022. Inoltre, in un ulteriore fascicolo stralciato il 7 marzo 2022 da quello principale e iscritto a modello 45, venivano conservate informative della polizia giudiziaria non depurate dai dati oggetto di dissequestro e contenenti anche l’esito delle analisi sui reperti informatici sequestrati a Carrai.

Ma non solo: Nordio, nell’atto inviato al procuratore generale della Cassazione, contesta al solo Turco due ulteriori illeciti. Il Copasir, infatti, aveva richiesto informazioni sul procedimento a novembre 2021, per valutare eventuali elementi «riferiti alla

tutela della sicurezza nazionale», richiesta alla quale il pm non ha fornito risposta - senza nemmeno giustificare con ragioni di natura istruttoria la necessità di ritardare la trasmissione - se non dopo la pronuncia di Cassazione, quando ormai non avrebbe più potuto farlo. Inoltre, ha depositato nel corso dell’udienza preliminare del 4 aprile 2022 un’informativa della Guardia di Finanza del primo dicembre 2021, contenente dati e notizie sensibili provenienti dai dispositivi sequestrati a Carrai, della quale richiedeva il sequestro probatorio per aggirare la sentenza di Cassazione, con lo scopo «di recuperare ai fini processuali quei dati che per i giudici di legittimità erano stati illegittimamente acquisite», come ritenuto dal gup con ordinanza del 12 maggio 2023.

Turco, secondo il ministro, avrebbe tenuto un comportamento «gravemente scorretto» nei confronti di Carrai, «divulgando dati e notizie sensibili e riservati provenienti dai supporti informatici a suo tempo illegittimamente sequestrati». Violazioni tutte da ritenersi «gravi in quanto elusive della pronuncia della Corte di Cassazione, illegittimamente determinando la sopravvivenza e la successiva divulgazione di dati sensibili e riservati contenuti in supporti informatici dei quali era stata ordinata la restituzione con divieto di trattenimento di copia». La procura ha chiesto nei mesi scorsi il rinvio a giudizio per 15 indagati, di cui quattro sono società, contestando, a vario titolo, i reati di finanziamento illecito ai partiti, corruzione, riciclaggio, traffico di influenze. Tra gli imputati, oltre al leader di Italia Viva, la deputata Maria Elena Boschi, capogruppo Iv alla Camera, il deputato del Pd Luca Lotti e Carrai. Le pronunce della Cassazione rappresentano l’asso nella manica della difesa: secondo gli Ermellini, infatti, qualificare la fondazione Open come un’articolazione di partito sarebbe stato un errore. E a fianco a questa pronuncia c’è la decisione della Consulta di dichiarare illegittimi i sequestri a carico di Carrai, tanto da spingere l’ex premier ad attaccare i pm, rei di aver violato «la Costituzione» e «la legge». Ora arriva anche l’azione disciplinare, ultimo capitolo della guerra tra Renzi e i magistrati di Firenze.