Chiedere all’Ungheria se Gabriele Marchesi possa scontare gli arresti domiciliari in Italia in attesa della sentenza nel processo in cui è imputato con Ilaria Salis a Budapest. È il significato dell’ordinanza, letta pochi minuti fa, dalla Corte d’appello di Milano che avrebbe dovuto esprimersi sulla richiesta di consegna del 23enne milanese al Paese guidato da Viktor Orban.

I giudici della quinta sezione penale d’appello hanno fissato il termine ultimo per ottenere risposta al 18 maggio 2024, data in cui scadono i 180 giorni massimi di custodia cautelare dell’anarchico, arrestato la notte tra il 20 e il 21 novembre scorso dai carabinieri di Milano. Della richiesta all’Ungheria se ne occuperanno il Ministero della Giustizia ed Eurojust. Marchesi, invece, dovrà tornare in aula con i propri legali per una nuova udienza il 28 marzo 2024. Gli avvocati avranno tempo fino a 5 giorni prima per presentare nuove memorie.

In particolare i giudici hanno chiesto se la custodia cautelare in carcere in Ungheria possa essere convertita dalla misura degli arresti domiciliari in Italia in attesa della sentenza dove rischia 16 anni di carcere in Ungheria, visto che da tre mesi Marchesi è recluso «senza alcuna trasgressione anche solo parziale» dei divieti. «Nel caso di assenza non venga escluso rischio di trattamenti inumani e degradanti - hanno letto l’ordinanza i giudici - l’esecuzione del mandato deve essere rinviata ma non abbandonata» ma «a fronte di legittime preoccupazioni di possibili violazioni dei diritti fondamentali» è necessario «stabilire se siano applicabili strumenti alternativi al Mandato d’arresto europeo» come previsto da una decisione quadro della Ue che gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini chiedono di applicare anche nel caso di Ilaria Salis.

Alla consegna si è opposto anche il pg di Milano Giulio Benedetti. Già lo scorso 29 novembre, il sostituto pg Cuno Tarfusser aveva chiesto di negare il trasferimento richiesto da parte dell'Ungheria, perché la richiesta di Budapest violerebbe il principio di proporzionalità della pena: il giovane rischia fino a 16 anni di carcere. Principio condiviso anche dai difensori, che mettono in dubbio anche le condizioni delle carceri e hanno chiesto rassicurazioni sullo Stato di diritto e sull'indipendenza della magistratura ungherese. Temi su cui l'Ungheria ha risposto con rassicurazioni e su cui ora l'ultima parola spetterà alla corte. Il prossimo 28 marzo è attesa una nuova udienza.

“Oltre alla non consegna sotto un duplice aspetto - per le condizioni detentive e sulla violazione del principio di proporzionalità della pena, come già chiesto - va anche rigettata per l'inadeguatezza del Mae (mandato di arresto europeo, ndr) ma anche per l'assenza di un giusto processo in Ungheria sotto l'aspetto della presunzione di innocenza”, sono le conclusioni dei legali. Nella discussione, aperta alla stampa, davanti ai giudici della corte d'appello l'avvocato Losco sottolinea come l'Ungheria abbia 'dribblato' le risposte sull'indipendenza della magistratura cosi come sulla presunzione di innocenza, questioni sollevate anche dalla Commissione europea. “Il fatto che non abbiano posto rimedio è provato da quello che avete potuto vedere anche voi nell'udienza del 29 gennaio (con Ilaria Salis, ndr). Si tratta di un trattamento sistematico che non riguarda solo Salis” ma tutti “vengono portati così in udienza è trattenuti al guinzaglio”.

“So che tanta carne al fuoco è stata posta in questa vicenda, ma per me l'insufficienza delle informazioni sulla salute è una questione impeditiva della consegna, in base anche a una sentenza della Cassazione. Noi non siamo in cerca di eccezioni, ma ritengo che la consegna debba essere respinta e venga scarcerato”, è stata la richiesta del pg. Per il rappresentante della pubblica accusa le rassicurazioni sui presidi sanitari presenti nelle carceri ungheresi non sono sufficienti per dire sì alla consegna, oltre al fatto che le autorità non hanno saputo indicare l'esatto istituto di pena dove verrebbe detenuto Marchesi.