PIOGGIA DI MISSILI SU UN ISTITUTO A OLENIVKA

ALESSANDRO FIORONI PIOGGIA DI MISSILI SU UNA STRUTTURA NEL DONETSK: MORTI 53 DETENUTI

Ennesimo giorno di guerra in Ucraina, e ancora un'altra strage con il consueto corollario di accuse reciproche senza che si possano verificare gli avvenimenti. Questa volta è stato colpito un carcere nella regione del Donetsk, si tratta della struttura pre- processuale a Olenivka. Il sito è stato raggiunto da una selva di razzi che ha causato la morte di 53 detenuti e il ferimento di altri 130. Il carcere era controllato dai separatisti filorussi che immediatamente hanno addossato la responsabilità dell'eccidio agli ucraini. Il leader dell'autoproclamata Repubblica del Donetsk, Denis Pushilin ha dichiarato che: ' si tratta di un bombardamento intenzionale che mira a eliminare i membri del battaglione Azov che hanno iniziato a testimoniare'.

Completamente di segno opposto la versione arrivata da Kiev, per il consigliere del presidente ucraino Zelensky, Mykhailo Podolyak, che ha accusato i russi: ' Lo scopo di questo attacco, attentamente pianificato, è nascondere le prove della crescente portata dei crimini di guerra e della tortura russi, interrompere gli accordi di scambio, screditare le forze armate dell'Ucraina per l'uso di alcuni tipi di armi straniere che terrorizzano gli occupanti russi'. Il riferimento del dirigente ucraino è quello relativo al sistema missilistico, fornito dagli Stati Uniti dallo scorso giugno, Himars. Un sistema di lancio multiplo che in qualche modo sta sostenendo i tentativi dell'esercito di Kiev di riconquistare porzioni di territorio nel sud del paese. Non a caso il ministero della Difesa russo aveva immediatamente affermato che l'attacco era stato effettuato con i missili di fabbricazione statunitense accusando l'Ucraina di una provocazione ' deliberatamente perpetrata'.

Al momento i media internazionali non hanno potuto fornire notizie certe e le uniche immagini disponibili sono quelle fornite dalla tv di stato russa che ha mostrato alcune rovine fumanti di quella che presumibilmente era la prigione. Unico particolare è che la struttura sembra essere stata colpita da dispositivi incendiari e non esplosivi. In ogni caso, che si tratti di una false flag o di un errore ucraino, rimane il fatto che ormai la guerra coinvolge chiunque anche se non in uniforme.

Se quest'ultimo avvenimento dà il segno che ogni possibilità di riaprire una trattativa sembra essere ben lontana, qualcosa invece si muove sul fronte dell'accordo che ha sbloccato le esportazioni di grano ucraino. Da almeno 5 mesi, 17 navi sono trattenute nei porti del Mar Nero, in virtu dellintesa raggiunta grazie alla mediazione turca le imbarcazioni, gia cariche di grano e altri cereali, sono pronte a artire. I preparativi sono evidenti e il ministro delle Infrastrutture ucraino, Oleksandr Kubrakov, ha fatto sapere che il convoglio potrebbe salpare entro la fine di questa settimana.

A questo proposito Zelensky, durante una visita a sorpresa ad Odessa, ha confermato quello che sta succedendo: ' Siamo pronti ad esportare grano ucraino. Stiamo aspettando segnali dai nostri partner sull'inizio del trasporto. Per noi è importante rimanere garanti della sicurezza alimentare globale. Mentre qualcuno, bloccando il Mar Nero, toglie la vita ad altri Stati, noi permettiamo loro di sopravvivere'. Restano da mettere a punto alcuni dettagli operativi ma trapela ottimismo anche da parte delle Nazioni Unite.

La posizione russa rimane cauta, anche se la vicenda delle esportazioni di grano sara oggetto di un colloquio telefonico, che potrebbe avvenire gia oggi, tra il ministro degli esteri russo Lavrov e il segretario di Stato Usa Blinken. E stato proprio il capo della diplomazia di Mosca a rivelarlo anticipando i contenuti dell'incontro. Oltre al grano, si parlerà di uno scambio di prigionieri tra americani e russi. Questi ultimi a dire il vero hanno precisato che il tema verrà affrontato ' se il tempo lo consentirà'. Due giorni fa Blinken aveva fatto trapelare che ' nei prossimi giorni' avrebbe affrontato il rilascio della giocatrice di Basket Brittney Griner e del professore Paul Whelan, entrambi incarcerati a Mosca. Eventualità sulla quale al Cremlino sono rimasti piuttosto freddi non ritenendo che si siano verificati significativi passi in avanti.