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La prima conferenza globale dell’Onu sulla misurazione della corruzione, svoltasi a Vienna ieri e giovedì, ha consentito di fare il punto su un fenomeno comune a tutti gli Stati ma che nel corso del tempo ha portato alla creazione di non pochi luoghi comuni, spuntando le armi di un effettivo contrasto. Nella capitale austriaca è stato indicato un obiettivo molto chiaro: sviluppare indicatori e dati affidabili e comparabili per migliorare la trasparenza, la responsabilità e l’elaborazione di politiche basate su dati concreti nella lotta alla corruzione. Senza trascurare il superamento degli indici percettivi che tanto hanno penalizzato l’Italia negli anni sul piano reputazionale e che sono stati messi discussione sul piano globale.
La conferenza è stata organizzata dall'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), dall'Accademia internazionale anticorruzione (IACA) e dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economico. A Vienna anche una delegazione italiana con Giovanni Tartaglia Polcini (magistrato e consigliere giuridico presso il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale), Giuseppe Busia (presidente dell’Anac), Giuseppe Abbatino (relazioni internazionali Anac) e Maria Giuseppina Muratore (Istat).
Tartaglia Polcini è uno dei massimi esperti mondiali della materia. Nel suo intervento si è soffermato sugli approcci percettivi dei fenomeni legati alla corruzione. Punto di partenza dell’analisi del magistrato il cosiddetto “paradosso del Trocadero”, secondo il quale «più si combatte la corruzione, più viene percepita». Una teoria messa al centro anche delle indagini dell’Eurispes. «Gli indici di misurazione – ha spiegato Tartaglia Polcini -, basati sulla percezione del livello di corruzione, hanno progressivamente mostrato alcuni limiti intrinseci dovuti a un'analisi soggettiva del fenomeno, che può portare a risultati distorti e parziali. Un'altra questione relativa agli indici di percezione è legata al loro uso improprio, come evidenziato durante la Conferenza di Vienna, con potenziali conseguenze negative in termini di fiducia nei mercati e nelle imprese, e in termini di investimenti esteri».
Il consigliere giuridico della Farnesina ha presentato una proposta. «La creazione – ha detto - di nuovi strumenti di misurazione basati su dati oggettivi, trasparenti e affidabili è un prerequisito essenziale per lo Stato di diritto e per il principio di legalità. Una migliore conoscenza del fenomeno della corruzione e una misurazione oggettiva consentono di meglio orientare le politiche adottate dai paesi per prevenire la corruzione e per l’emanazione di efficaci politiche pubbliche. La misurazione oggettiva e multidimensionale permette anche una migliore comprensione dell'impatto delle politiche, strategie e azioni di lotta alla corruzione e dei risultati raggiunti in termini di integrità».
È stato inoltre sottolineato il contributo italiano su scala internazionale. «Noi italiani - ha aggiunto -Tartaglia Polcini - abbiamo, per unanime riconoscimento sul piano globale, impresso al tema della conoscenza del fenomeno corruttivo un’accelerazione decisiva, culminata nella nostra presidenza del G20 nel 2021. Anche a difesa dell’interesse nazionale abbiamo denunciato che la misurazione della corruzione, rispetto alle origini, ha erroneamente mutato la propria natura».
Da qui l’esigenza di mutare approccio e metodo di indagine. «L’indice percettivo più famoso – ha commentato Tartaglia Polcini -, il Corruption Perception Index di Transparency International, è divenuto, infatti, uno strumento di ranking posto alla base di un sistema di comparazione tra Paesi. Esso, più che finalizzato a conoscere la corruzione, si è sempre più manifestato come funzionale all’attribuzione di rating e punteggi di affidabilità ai sistemi nazionali. Ritengo che questo sia uno dei principali problemi collegati agli indici meramente percettivi, per l’uso che si può fare degli stessi e per gli effetti distorsivi che ne possono derivare. Attribuire, invero, un punteggio sulla base di un indice percettivo, che poi viene usato come parametro di affidabilità di un sistema nazionale, può infatti prestarsi, in astratto, a vere e proprie operazioni di ingegneria reputazionale».
La Conferenza della Nazioni Unite di Vienna ha aperto un nuovo corso e fatto emergere il carattere fondamentale della misurazione dei fenomeni corruttivi che dovrà avere nella ricerca un punto di riferimento imprescindibile. «Occorre guardare – ha concluso Giovanni Tartaglia Polcini - alla vera essenza delle nuove forme di corruzione dove esse si manifestano: quella liquida-infiltrativa, quella strategica-aziendale, quella simbiotica, quella geopolitica ed infine la grand corruption e ogni forma di legame tra corruzione e criminalità organizzata, tra corruzione e crimini economici, tra corruzione e riciclaggio di capitali illeciti. Lo scopo della ricerca è creare strumenti, non classifiche. Strumenti per ricostruire e conoscere, non solo per nominare e sminuire, declassare o migliorare. Il multilateralismo anticorruzione è efficace ed efficiente, e sempre più necessario. Abbiamo bisogno di esperienza, di strumenti, non di classifiche tecnicamente e scientificamente non verificabili, con rischio di grande ed immeritato impatto reputazionale. Dobbiamo investire su strumenti e metodologie realmente utili e efficaci per misurare, conoscere e quindi meglio combattere la corruzione. Il multilateralismo e l’apprendimento mutuo sono certo che continueranno a illuminare il nostro cammino».