Il correntismo esiste ancora all’interno del Csm? Ne parliamo con il consigliere togato Marcello Basilico, eletto con Area Dg.

Secondo lei è inevitabile che un magistrato appartenente o vicino ad una corrente abbia qualche chance in più di essere nominato per un posto da semi- direttivo o direttivo?

Dal mio angolo di visuale posso dire assolutamente che è evitabile. L’esperienza di questi primi quattro mesi al Csm per quanto mi riguarda – ma credo di potermi esprimere quanto meno per tutti i colleghi eletti nel gruppo di Area – è quella per cui di molti tra i magistrati per cui esprimiamo o meno una preferenza addirittura ignoriamo l’appartenenza o meno a qualche gruppo organizzato. Capita in alcuni casi, invece, di saperlo per conoscenza personale; in altri conosciamo approfonditamente la loro storia – diciamo – associativa, ma ripeto che spesso non sappiamo se abbiano una militanza associativa.

Quindi quando in plenum arriva un fascicolo per la nomina nessuno di voi chiama il gruppo associativo per sapere se è un iscritto?

Assolutamente no, lo posso assicurare. Questa dinamica non appartiene al presente Consiglio né ai precedenti da quanto ne so. Io poi non farei mai parte di un Consiglio dove si decidesse sugli incarichi o su altre questioni in base all’appartenenza di un collega a qualche gruppo associativo. Le scelte vengono fatte in base ad altri criteri.

Quali, ad esempio?

Ad esempio la rilevanza del fatto che un candidato abbia già ricoperto un precedente incarico direttivo, rispetto ad un altro aspirante che non abbia questa esperienza. La seconda questione è quella della temporaneità degli incarichi direttivi; la terza riguarda invece la possibilità che tendenzialmente si possa privilegiare la posizione di chi già opera all’interno dell’ufficio giudiziario; un’altra ancora concerne la comune provenienza territoriale del consigliere e de candidato. Tutto ciò dà idea della complessità delle problematiche in campo, non riducibili certamente alla logica del correntismo.

La Consigliera di Md Mimma Miele e gli indipendenti Roberto Fontana e Andrea Mirenda hanno chiesto, per la valutazione dei posti semi direttivi e direttivi, di dare priorità ai fascicoli dei magistrati dirigenti che hanno valutazioni negative del Consiglio Giudiziario o siano legati a fatti rilevanti emersi nell’ambito di procedimenti penali o disciplinari. Ha sottoscritto questa richiesta?

Questo documento personalmente a me non era stato sottoposto prima di essere reso pubblico. Comunque non l’avrei sottoscritto perché mi sembrava ponesse la questione in termini semplicistici e irrispettoso nei confronti della V Commissione.

Perché?

Dai colleghi della V Commissione abbiano notizia che l’organizzazione del lavoro prevede tappe forzate per la definizione dell’arretrato. Essa riguarda tanto le pratiche relative a conferme di magistrati che sono già dirigenti quanto il conferimento di incarichi per posti vacanti. Non è detto che sia più urgente confermare un dirigente piuttosto che nominarne uno nuovo in un posto vacante. Credo che da questo punto i colleghi abbiano fatto la programmazione del lavoro anche in maniera calibrata, pur mantenendo fermo il criterio oggettivo della data di iscrizione per cui non si anticipa o posticipa la trattazione di pratiche in ragione di qualche esigenza particolare, per evitare le cosiddette nomine a pacchetto, di cui in effetti non c’è traccia in questo Consiglio.

Parlando del caso Sinisi, l’ex procuratore Russo ha ricordato la “dottrina Salvi- Salvato”, per cui le cosiddette autopromozioni non sono disciplinarmente rilevanti. Lei che ne pensa?

Sul caso Sinisi mi sono già espresso nel plenum: secondo me ed altri la questione meritava da parte del Consiglio una maggiore riflessione. Sulla dottrina che lei cita, come per tutte le chat, occorre vedere cosa si intende per autopromozione. Ci sono iniziative inoffensive: delle volte c’è la telefonata per sapere notizie sulla propria situazione e questo è un caso a cui spesso sono costretti i magistrati in quanto non esiste ancora un metodo per informarli sullo stato della loro pratica. Ci sono casi invece in cui l’autopromozione si accompagna ad altri tipi di pressione e questi sono ben diversi. Da giudice sono abituato a guardare il caso concreto.

Il problema del correntismo all’interno del Csm avrebbe dovuto essere risolto con la riforma della legge elettorale. In realtà la riforma Cartabia non ha cambiato nulla. E ora in Senato si discute in commissione giustizia di sorteggio.

Su questo, come gruppo, ci eravamo già espressi alla vigilia delle elezioni, pre- avvertendo che questo sistema elettorale non avrebbe fatto altro che rafforzare la capacità dei gruppi organizzati di far eleggere i propri candidati e così è stato. Dopo di che, fermo restando che penso del sorteggio tutto il male possibile perché non lo usiamo neanche per eleggere l’amministratore di condominio, credo che nel momento in cui si voglia confermare quella che è l’attitudine del Consiglio a rappresentare i magistrati nel loro pluralismo culturale la riforma deve avere un’impronta proporzionale, dove però si dia opportuno spazio anche a chi non è iscritto a gruppi.

All’ultimo Congresso Anm qualche sua collega mi ha detto: «Si parla tanto del Palamara ma si guardi intorno e vedrà i suoi raccomandati ancora ai loro posti». I pozzi sono dunque ancora avvelenati o si è fatto un giro di boa rispetto a quel periodo?

Il Consiglio superiore certamente non è andato ad annullare, né poteva farlo, le nomine avvenute in un certo periodo storico. E non abbiamo nemmeno elementi per ritenere che quelle nomine siano state frutto di scelte scorrette. Il fatto che Luca Palamara facesse parte del Consiglio in cui sono stati nominati determinati dirigenti non significa che per questo solo motivo queste nomine fossero tutte frutto di logiche spartitorie. Comunque dalla seconda parte della scorsa consiliatura e con quella attuale in continuità si sono ricercati dei sistemi trasparenti di nomina, primo tra tutti, come le dicevo, la calendarizzazione. Il fatto che spesso i consiglieri eletti per Area esprimano un’identica preferenza non può essere scambiato per un generico e deprecabile correntismo. La comune linea deriva dalla condivisione delle idee e delle visioni su alcune questioni di fondo. Sul Diario che pubblichiamo sul nostro sito ogni due settimane cerchiamo di spiegare queste chiavi di lettura, che ci guidano non solo sulle nomine, ma anche su altre questioni.