PHOTO
Una condotta irreprensibile, anche al di fuori dell’esercizio delle funzioni, una totale chiarezza delle pronunce e un utilizzo sempre maggiore delle tecnologie sono i punti cardine a cui deve ispirarsi la giustizia amministrativa.
È uno dei passaggi più significativi del discorso pronunciato ieri da Luigi Maruotti, presidente del Consiglio di Stato, alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, a cui hanno fatto seguito gli interventi di Gabriella Palmieri Sandulli, Avvocata generale dello Stato, e di Francesco Greco, presidente del Consiglio nazionale forense, sempre presenti, per prassi consolidata, a questo evento.
Dinanzi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a un nutrito numero di ministri e rappresentanti del Parlamento e del mondo giudiziario, Maruotti, partendo dal richiamo del suo programma in occasione dell’insediamento nella carica, che ha avuto luogo circa un anno fa, ha evidenziato «la rilevanza dei doveri istituzionali del giudice amministrativo, quale garante della legittimità dei provvedimenti amministrativi, interlocutore collaborativo degli altri Poteri dello Stato», e «arbitro imparziale nelle controversie sull’esercizio del potere pubblico, che verifica il rispetto delle regole da parte dell’Amministrazione».
Più in particolare il massimo esponente della giustizia amministrativa ha sottolineato l’indispensabilità del giudice amministrativo, essendo «custode della legalità e dello Stato di diritto», e anche del diritto pubblico, che si trova ad affrontare i problemi sempre più complessi del mondo attuale, dalla pandemia alle guerre, dalla crisi climatica al collasso dei mercati, con la finalità di evitare fenomeni di disgregazione. Della figura del giudice, Maruotti ha ricordato il ruolo di mediatore nelle controversie tra Pa e soggetti privati, fornendo al tempo stesso, per effetto della propria opera, utili indicazioni ai poteri pubblici, in modo da migliorare la loro attività, rafforzandone quindi la credibilità. In questo contesto è stata richiamata la necessità che il giudice amministrativo si astenga dalla tentazione di una eccessiva discrezionalità, che può sfociare in arbitrio, essendo, per contro, tenuto ad un’interpretazione costituzionalmente orientata, e basata sui principi europei, fermo restando l’ancoraggio alle parole della legge. Questo approccio dovrebbe anche evitare sconfinamenti nella sfera del legislatore o della Pa.
Prendendo poi spunto dalla ricorrenza dei 50 anni dall’istituzione dei Tribunali amministrativi regionali, il presidente del Consiglio di Stato ha sottolineato il contributo della magistratura amministrativa al rispetto delle esigenze del territorio, essendo i Tar distribuiti in tutta Italia, circostanza che ne facilita l’accesso.
Maruotti si è poi soffermato sulla declinazione del concetto di modernità applicato alla giustizia amministrativa, che vuol dire rendere più chiaro il quadro normativo e semplificare le procedure. In questo contesto è stato ricordato che la credibilità della giustizia amministrativa passa attraverso decisioni giuste, conformi alla Costituzione e alle leggi, e per questo motivo il giudice non deve preoccuparsi della loro maggiore o minore condivisione.
Dopo aver osservato che la riforma della giustizia amministrativa si realizza anche con la facilitazione della rotazione degli incarichi, Maruotti ha comunicato i dati sul numero di cause pendenti presso la giustizia amministrativa. I numeri sono incoraggianti, visto che diminuisce la giacenza degli arretrati, sia presso il Consiglio di Stato che presso i Tar. Nel primo caso si è passati da 17mila contenziosi di fine 2022 a 13.600 di fine 2023 (- 20%) e nel secondo da 108mila a 99mila (- 8%), circostanza doppiamente utile, perché permette pure di raggiungere uno degli obiettivi del Pnrr. Interessanti sono anche i dati sulla durata dei processi. Nel caso degli appalti pubblici, è di 107 giorni in primo grado e 148 giorni in appello, per gli altri ambiti si è assicurato che si è in linea con la media europea.
Dichiarato aperto l’anno giudiziario, ha preso la parola Palmieri Sandulli, Avvocata dello Stato, la quale ha posto in risalto l’importanza delle sinergie tra i protagonisti del processo amministrativo per arrivare a soluzioni condivise, di cui il recente protocollo d’intesa per lo svolgimento delle udienze, sottoscritto nel 2023, è un ottimo esempio. Che l’Avvocatura dello Stato sia un interlocutore importante della giustizia amministrativa, lo dimostra il numero di contenziosi in cui è coinvolta: 5.700 nel 2023. Molti di più sono stati invece i ricorsi complessivi alla giustizia amministrativa: 90mila nel 2023, di cui 11mila presso il Consiglio di Stato. Oltre a snocciolare questi numeri, la massima carica dell’Avvocatura di Stato ha ricordato anche le potenzialità del processo telematico, già utilizzato nei Tar dal 2018, e delle prospettive dell’intelligenza artificiale, che possono assicurare efficienza ed economicità ai processi.
La cerimonia è stata conclusa dal presidente del Cnf Greco ( del cui intervento si pubblica a parte un ampio stralcio, ndr), il quale ha ricordato le questioni che hanno maggiore rilevanza per gli avvocati, a cominciare dai limiti alla lunghezza degli atti difensivi, in applicazione al principio di sinteticità, la cui deroga può essere autorizzata dal giudice, circostanza però non ammissibile, alla luce dell’art. 24 della Costituzione, che sancisce il diritto alla difesa senza limitazioni o compressioni. Greco, dopo aver stigmatizzato l’inerzia della Pa di fronte alle istanze di cittadini e imprese, circostanza che spiega la mole di contenzioso amministrativo, ha poi rammentato una seconda problematica, che nasce dalle udienze in remoto, dove spesso il diritto al contraddittorio viene sacrificato, o peggio, porta a sbrigative pronunzie di rigetto o inammissibilità. A questo si aggiunge l’onerosità dei costi di accesso alla giustizia amministrativa, che ne scoraggiano il ricorso. Da ultimo il presidente Greco ha lamentato l’interpretazione delle norme sull’equo compenso da parte dei giudici amministrativi, che considerano legittimo l’affidamento di incarichi professionali a titolo gratuito da parte di una Pa.