Al via oggi il corso di scrittura giuridica organizzato dalla Scuola superiore dell’avvocatura (fondazione del Cnf). Nei quattro incontri programmati (il 1° e il 15 marzo, il 5 e l’ 8 aprile) avvocati, professori universitari e magistrati illustreranno le tecniche per essere chiari e convincenti negli scritti, senza tralasciare i cambiamenti ai quali stiamo andando incontro con la presenza sempre più rilevante dell’Intelligenza artificiale.

Il corso di formazione è aperto ad un massimo di trecento partecipanti (50 in presenza, presso la sede del Cnf, a Roma, in via del Governo Vecchio, e 250 in modalità webinar). Ai partecipanti verranno riconosciuti 12 crediti formativi. Le lezioni saranno inaugurate nel pomeriggio di oggi, con inizio alle 15, dal presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco. Seguirà la presentazione del corso da parte del vicepresidente della Scuola superiore dell’avvocatura, Giampaolo Brienza. Sono previste tre lezioni.

La prima, a cura dell’avvocato David Cerri (Università di Pisa), sarà dedicata alla comunicazione e alle tre leggi della scrittura di Claudio Giunta. Le lezioni del professor Federigo Bambi (Università di Firenze) e di Pier Paolo Lanni (magistrato del Tribunale di Venezia) si intitolano “Lo status quo: il legalese dell’avvocato e del magistrato”. L’ultima lezione (“Leggere e riassumere”) sarà a cura della professoressa Jacqueline Visconti, (Università di Genova). Il primo incontro del corso di scrittura giuridica sarà moderato da Giulia Merlo, giornalista del quotidiano Domani.

Fra due settimane, il 15 marzo, il direttore del Dubbio, Davide Varì, modererà il ciclo di lezioni intitolate “I suggerimenti di Bryan Garner” (a cura di David Cerri) e “Regole per perdere le cause” (a cura di Jacqueline Visconti). Il 5 aprile Francesco Luiso (uno dei massimi esperti di Diritto processuale civile) si soffermerà sull’evoluzione in Italia dei principi tra soft law e norme. Un altro processualcivilista, Filippo Danovi (Università di Milano Bicocca), illustrerà i contenuti della legge delega 206/ 21 e del decreto legislativo 49/ 2022. Antonella Ciriello (magistrata della Corte di Cassazione) e David Cerri parleranno invece del dm 110/ 2023. Modererà i lavori il consigliere Cnf Francesco Pizzuto.

Infine, in occasione dell’ultimo ciclo di lezioni, il prossimo 8 aprile, Luciana Breggia (già magistrata) parlerà del linguaggio non ostile. Stefania Cavagnoli (Università di Roma Tor Vergata) dedicherà la propria attenzione alla lingua di genere e al diritto, mentre l’avvocato del Foro di Milano Andrea Stanchi interverrà sull’impatto dell’IA sulla scrittura (moderatore Cerri). Le conclusioni saranno affidate all’avvocata Paola Carello (consigliera Cnf).

«L’avvocatura – evidenzia Brienza, consigliere Cnf - vuole essere parte attiva nella creazione di una nuova modalità di scrivere il diritto. La Scuola superiore dell’avvocatura, d’intesa con il Cnf, ha voluto organizzare un primo corso di formazione per avvocati e avvocate articolato in quattro incontri, con interventi di giuristi e linguisti. Il diritto non è una materia per pochi eletti, ma un patrimonio di tutta la nostra collettività e la scrittura giuridica deve perdere pomposità, formalismi e quanto la rende oscura, per guadagnare in chiarezza, comprensione ed efficacia. L’avvocatura, quale co- protagonista della giurisdizione, sa che la giustizia è amministrata in nome del popolo. Pertanto, vuole adoperarsi anche perché la collettività sia messa in grado di comprendere e capire leggi, atti e sentenze attraverso un linguaggio giuridico più chiaro. La direzione è quella giusta, i trecento posti disponibili per il corso sono andati esauriti in 48 ore dalla apertura delle iscrizioni».

Il coordinamento scientifico del corso è stato curato dagli avvocati Carello e Cerri. «Il linguaggio del diritto – commenta la consigliera Cnf Carello - è e deve rimanere tecnico. In una società tecnologica che facilita l’acquisizione di informazioni in ogni ambito è necessario che la comunicazione del diritto venga perseguita dagli stessi giuristi con una scrittura più utile alla comprensione. Noi avvocati riconosciamo che negli atti talvolta ci scappa troppo la mano e utilizziamo un linguaggio arcaico e prolisso, inutilmente pesante. Il corso vuole offrire gli strumenti per migliorare gli atti difensivi, rendendoli più concisi e chiari, con l’abbandono di stili o termini arcaici e con l’adozione di contenuti concettuali mirati al raggiungimento dello scopo. Un atto ridondante, ripetitivo, o zeppo di tecnicismi elitari impedisce una comunicazione chiara, appropriata, efficace con chi è chiamato a valutare le ragioni riportate nello scritto. Il bravo avvocato sa risolvere la complessità tipica del diritto e la forma chiara dei suoi atti rivela la chiarezza del pensiero. “Less is more”, la sollecitazione è di eliminare il superfluo per concentrarsi su ciò che è significativo, affinché l’atto garantisca il risultato della migliore tutela dell’assistito».

Secondo l’avvocato Cerri, «uno degli scopi del nuovo corso sarà quello di mostrare come anche le recenti indicazioni della riforma Cartabia possano essere viste come una opportunità per l’avvocato civilista, e non come lacciuoli alla sua creatività. Ma risulterà anche evidente come il corretto uso degli strumenti che possiamo apprendere per una redazione chiara e sintetica degli atti comporterà un particolare impegno del professionista: per scrivere poco e bene, ci vuole più tempo, non meno».