Ha fatto tappezzare la città di Prato con cartelloni con la sua foto, la parola assolto e la motivazione: il fatto non sussiste. Maurizio Bettazzi, ex presidente del Consiglio comunale di Prato, si è preso la sua rivincita dopo 10 anni di processo, anni passati a vedere la gente attorno a lui dileguarsi ed evitarlo perché accusato di abuso d’ufficio e concussione. Un’accusa che gli era piombata addosso nel 2013 e che lo spinse a dimettersi, di fatto mettendo fine alla propria carriera politica. Ora, dopo una lunga attesa, Bettazzi ha deciso di far sapere a tutti com’è andato il processo e di riabilitare il proprio nome. «I manifesti saranno presto una decina e resteranno almeno per un mese - ha dichiarato a Repubblica -. Purtroppo non posso più farlo sapere alle persone che sono morte in questi anni e confermargli ciò che gli dicevo. Chi mi aveva tolto il saluto e chinava la testa quando mi incrociava, adesso vedrà il cartellone e saprà che ero la stessa persona di prima di questa vicenda».

Per Bettazzi si è trattato di «un lungo procedimento su un fatto che non esisteva. La giustizia giudicante mi ha sempre assolto, mentre i pubblici ministeri hanno continuato una persecuzione verso di me», ha raccontato ancora l’ex presidente del Consiglio comunale. Dopo l’avviso di garanzia, il suo nome finì sui giornali e fu al centro di una vera e propria tempesta mediatica che lo convinse a mollare la politica. E oggi, dopo l’assoluzione, il desiderio è quello di informare tutti di come sono andate le cose. «Sto già ricevendo molti messaggi di felicitazioni e congratulazione, da parte di amici e conoscenti - ha aggiunto a Repubblica - hanno apprezzato anche l'idea». Sul manifesto, in un angolo in basso, c’è anche la sigla "P.d.M", vale a dire "Il Partito di Maurizio", che Bettazzi aveva pensato di fondare per raccontare la propria vicenda giudiziaria. «Ma potrebbe anche essere - ha concluso - la sigla di “perseguitati dalla magistratura”».