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Stella Assange wife of Julian Assange gives a speech outside the Royal Courts of Justice in London, Tuesday, Feb. 20, 2024. WikiLeaks founder Julian Assange will make his final appeal against his impending extradition to the United States at the court. (AP Photo/Kirsty Wigglesworth) Associated Press / LaPresse Only italy and Spain
Nuova svolta nel caso di Julian Assange: il giornalista australiano non sarà estradato negli Stati Uniti, per ora. L’Alta Corte di Londra si è infatti pronunciata in favore del cofondatore di WikiLeaks, concedendogli la possibilità di presentare di nuovo appello contro la richiesta avanzata dagli Stati Uniti dove è stato incriminato per spionaggio per 17 capi d’accusa e dove rischia una pena di 175 anni, a meno che entro 3 settimane le autorità Usa non forniscano le rassicurazioni ritenute necessarie dai giudici.
La decisione è stata quindi rinviata al 20 maggio. Nel frattempo il governo di Washington dovrà dimostrare che Assange può fare affidamento sul Primo Emendamento della costituzione americana, che protegge la libertà di parola. Inoltre non dovrà subire pregiudizi durante il processo o la sentenza per la sua nazionalità australiana e verrà esclusa la possibilità di applicargli la pena di morte. «Se tali assicurazioni non verranno fornite, verrà concesso il permesso di ricorrere in appello e poi ci sarà un’udienza di appello», si legge in una sintesi della sentenza diffusa dalla Bbc.
Lo scorso febbraio, durante un’udienza di due giorni presso l’Alta Corte, l’avvocato del giornalista, Edward Fitzgerald, ha dichiarato che le autorità americane stavano cercando di punirlo per «aver esposto la criminalità del governo degli Stati Uniti su una scala senza precedenti». Il governo statunitense ha affermato che le azioni di Assange sono andate oltre il giornalismo, sollecitando, rubando e pubblicando indiscriminatamente documenti governativi riservati che hanno messo in pericolo vite innocenti.
La battaglia legale di Julian Assange, 52 anni, nel tentativo di evitare l’estradizione negli Stati Uniti va avanti da oltre 10 anni. Il giornalista australiano è chiamato a rispondere negli Usa della pubblicazione di un’enorme quantità di documenti riservati da parte di Wikileaks, organizzazione da lui co-fondata. Dopo avere trascorso 7 anni in auto-esilio nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dal 2019 è detenuto in un carcere di massima sicurezza nella capitale britannica.