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L’AUDIZIONE
È durata più di due ore la prima volta del presidente del Consiglio, Mario Draghi, di fronte al Copasir ( il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica).
I temi trattati hanno spaziato dal conflitto in Ucraina al posizionamento internazionale dell’Italia, dalla sicurezza nazionale alla questione energetica. Presente anche il sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega ai Servizi, Franco Gabrielli, con il quale Draghi si era incontrato lunedì.
L’audizione è iniziata poco dopo la notizia dell’espulsione di 30 diplomatici russi in servizio presso l’ambasciata di Mosca a Roma in quanto “persone non grate” per ragioni legate alla nostra sicurezza nazionale e nel contesto della crisi Ucraina.
Una vicenda che il Copasir, nelle prossime sedute, potrebbe decidere di approfondire ulteriormente.
Intanto, un commento sulle due ore di Draghi di fronte al Comitato è arrivato dal presidente, il senatore di Fratelli d’Italia Adolfo Urso. L’incontro si è svolto in un clima di «piena collaborazione», ha fatto sapere Urso, e «nel corso della audizione, durata oltre due ore, sono state approfondite tutte le tematiche inerenti la invasione russa in Ucraina, anche in riferimento alla sicurezza energetica e cibernetica e alle misure predisposte dal governo in merito all’impatto delle sanzioni sul sistema sociale ed economico del Paese».
Per poi specificare che «particolare attenzione» è stata data anche «all’evoluzione della crisi e al ruolo che l’Italia può svolgere nel quadro europeo e atlantico, nella consapevolezza della gravità della situazione».
Qualche ora dopo, in visita a Torino Draghi è tornato sulla crisi Ucraina, spiegando che «le atrocità commesse a Bucha, Irpin e in altre località liberate dall’esercito ucraino scuotono nel profondo i nostri animi di europei e di convinti democratici» e che «indagini indipendenti devono fare piena luce su quanto accaduto» perché «i crimini di guerra devono essere puniti».
Per poi aggiungere in coda: «Al presidente russo Putin ribadisco ancora una volta di porre fine alle ostilità, interrompere le stragi di civili e partecipare con serietà ai negoziati per il raggiungimento della pace» perché «per la Russia, la guerra non ha senso, vuol dire solo vergogna, isolamento e povertà».