Continua lo scontro tra il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e l’Associazione nazionale magistrati, e il tema è sempre quello delle intercettazioni, sul cui uso il Guardasigilli ha più volte dichiarato di voler mettere mano, con relative repliche dell’Anm.

Di fronte al Comitato direttivo delle toghe, il presidente dell’Anm, Giuseppe, Santalucia, oltre a ciò ha contestato le riforme annunciate sulla separazione delle carriere e sull’obbligatorietà dell’azione penale, ma è il Qatargate a tenere banco.

Perché proprio in riferimento ai fatti legati alla presunta corruzione di alcuni europarlamentari, Santalucia ha difeso le intercettazioni, spiegando che, dal Belgio, è arrivata «collaborazione istituzionale e non appelli all’immunità».

E così al ministro Nordio, ospite dell’Unione triveneta dei Consigli dell’Ordine degli avvocati, è stato chiesto se proprio il Qatargate gli faccia pensare di porre un freno all’idea di riforma. E lui ha risposto che no, in caso è l’esatto contrario.

«La vicenda di Bruxelles sta dimostrando quanto accaduto anche qui a Venezia con il Mose, nell’ultima inchiesta che ho coordinato io - ha detto Nordio - e cioè che le intercettazioni devono essere solo uno strumento per la ricerca della prova e non la prova in sé». Per poi fare un paragone tra le due inchieste.

«Come avvenuto a Venezia quella volta, attraverso pedinamenti e intercettazioni si è arrivati al corpo del reato, che in questo caso, fermo restando la presunzione d’innocenza, era la somma di denaro trovata in possesso di quei signori - ha aggiunto - Esattamente come noi dieci anni fa dopo aver seguito, pedinato e intercettato un generale della guardia di finanza abbiamo trovati sepolti a casa sua 400mila euro».

Nordio ha perciò ricordato come «l’intercetaizone è utile solo se viene usata come mezzo di ricerca della prova», mentre «purtroppo in Italia se ne è fatto un uso strumentale come mezzo di prova in se» ma «un processo penale fondato solo sulle intercettazioni è destinato a fallire».

E ribadendo infine i suoi propositi di riforma. «Fermo restando che per i reati di terrorismo e mafia non si tocca nulla, sugli altri reati va fatta una spending review sulle intercettazioni - ha chiosato - Spendiamo oltre 250milioni di euro all’anno per intercettazioni che in gran parte non concludono nulla: noi la faremo questa spending review, quali che siano le obiezioni di varie parti».