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Lo scontro tra partiti paralizza l’organo di autogoverno spagnolo, che non riesce a rinnovarsi da quasi quattro anni: Suprema Corte e Corte costituzionale in ostaggio
È proprio il caso di dirlo: tutto il mondo è Paese. E la giustizia vive una stagione di caos non solo in Italia, dove gli scandali che hanno travolto il Csm hanno fatto emergere accordi e spartizioni dietro le nomine più importanti del Paese, ma anche in Spagna, dove l’organo di autogoverno della magistratura risulta, di fatto, paralizzato da anni. Una lotta tutta politica, secondo quanto evidenziato da El Pais, che ieri ha dedicato la prima pagina alle polemiche interne al Consiglio generale del potere giudiziario. Da tre anni e nove mesi, infatti, il Cgpj non viene rinnovato a causa della difficoltà del Psoe - il Partito socialista operaio - e del Pp - il partito popolare - di raggiungere un accordo, incidendo così sul funzionamento della Suprema Corte e il rinnovo stesso della Corte Costituzionale. Un’assoluta novità nel sistema giudiziario spagnolo, che per la prima volta si ritrova con una Corte Suprema a ranghi ridotti, con il conseguente rallentamento della macchina giudiziaria. Secondo il quotidiano spagnolo, tutto dipenderebbe dall’ostruzionismo del Pp, affiancati da un gruppo di consiglieri del Cgpj conservatori con mandati scaduti che rifiutano di accordarsi sui nomi per occupare i due incarichi in Corte Costituzionale. «Il funzionamento della giustizia è condizionato da un partito politico — con Mariano Rajoy, con Pablo Casado e con Alberto Núñez Feijóo — determinato a non cedere il potere ( giudiziario) quando passa all'opposizione - sostiene El Pais -, in un tentativo profondamente anomalo di perpetuare un pregiudizio conservatore per la vita nelle alte Corti, cioè che uno dei poteri dello Stato sia sempre nelle mani di un unico segno ideologico». Il Consiglio generale ha essenzialmente due compiti: organizzare l'attività giudiziaria ed effettuare le nomine. È composto da 20 membri - otto giuristi e 12 giudici - eletti dal Parlamento a maggioranza qualificata, una gestione politica del potere giudiziario che desta non poche preoccupazioni in seno alle istituzioni europee, che chiedono da tempo che tutte o almeno una parte delle nomine sia effettuata dalla magistratura, per evitare la politicizzazione dell’organo di autogoverno.
Scaduto il quinquennio il 4 dicembre 2018, dunque, i vecchi membri del Consiglio sono rimasti in carica, continuando a svolgere le proprie mansioni fino marzo 2021, quando il governo ha modificato la legge impedendo al Cgpj di fare nuove nomine in regime di prorogatio. Un tentativo, questo, di fare pressione sul Pp affinché si sbloccasse la situazione, ma che non ha sortito alcun effetto. Data la situazione attuale, si è reso dunque impossibile sostituire i giudici della Suprema Corte ormai decaduti, creando una situazione che in alcuni casi, secondo Carlos Lesmes, presidente della Cgpj e della stessa Corte Suprema, «è disperata». Nel caso della Corte costituzionale, il Consiglio elegge solo due dei suoi 12 membri, che vengono rinnovati ogni nove anni. Le nomine sarebbero dovute avvenire il 12 giugno giorno in cui sono scaduti i mandati del vicepresidente Juan Antonio Xiol e del giudice Santiago Martínez- Vares - ma la nuova legge ha impedito che venissero effettuate. Così il governo, a luglio scorso, ha varato una nuova riforma per consentire al Consiglio di poter procedere almeno con queste due nomine, entro il 13 settembre, termine previsto tassativamente dalla legge. Ma si tratta di una scelta delicata, perché tale elezione determina in qualche misura l’orientamento ideologico della Corte costituzionale. I conservatori hanno così alzato il livello dello scontro minacciando di non eleggere in tempi utili i nuovi giudici, necessari a garantire il funzionamento della stessa Corte. Da qui l’ultimatum di Lesmes, che nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario di mercoledì ha invocato un accordo sui nomi entro il 12 settembre, minacciando, in caso contrario, le dimissioni.
Secondo El Pais se i conservatori dessero corso alla loro minaccia il Consiglio si troverebbe nell’inadempimento della legge, cosa «inaudita per la prima istituzione della giustizia spagnola».
La sessione plenaria straordinaria del Cgpj di ieri si è conclusa dopo quattro ore senza alcuna nomina, ma con la scelta di alcuni interlocutori, designati dal settore progressista, per cercare di raggiungere un accordo. Nessuna data per la prossima sessione plenaria, che verrà convocata su iniziativa del presidente Lesmes o su richiesta di almeno cinque membri, ma solo una volta raggiunto un accordo sui nomi da proporre. Stando alle regole concordate, i membri potranno presentare proposte per ulteriori candidati fino al momento stesso dell'inizio della sessione plenaria. Si potrà votare per un massimo di due persone a votazione e la nomina si riterrà avvenuta soltanto se i due candidati avranno raggiunto, contemporaneamente o successivamente, i voti dei tre quinti dei presenti. Inoltre, nel caso in cui nessuno ottenga un numero sufficiente di voti, gli stessi candidati potranno essere proposti anche in sessioni plenarie successive. Insomma, la giustizia spagnola «è nelle tenebre».