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Dopo l’attacco di ieri, in cui sono morte tre persone e altre nove, tra cui padre Gabriel Romanelli, sono rimaste ferite, la chiesa cattolica della Sacra Famiglia a Gaza city è stata visitata dal Patriarca latino di Gerusalemme, Cardinale Pierbattista Pizzaballa, e dal Patriarca greco-ortodosso, Teofilo III, che hanno fatto entrare nella Striscia 500 tonnellate di aiuti umanitari.
I due Patriarchi, giunti presso la chiesa colpita, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, condannando insieme l’attacco israeliano. «I luoghi di culto sono spazi sacri che devono essere protetti», si legge nella dichiarazione,«Sono inoltre protetti dal diritto internazionale. Prendere di mira una chiesa che ospita circa 600 rifugiati, tra cui bambini con bisogni speciali, è una violazione di queste leggi. È anche un affronto alla dignità umana, un calpestamento della sacralità della vita umana e una profanazione di un luogo sacro. In un’unità incrollabile, denunciamo fermamente questo crimine».
Il Card. Pizzaballa, nel corso della visita, è stato raggiunto telefonicamente dal Pontefice, Leone XIV, che gli «ha espresso il suo sostegno e il suo affetto a tutta la comunità raccolta attorno alla Parrocchia e a quanti soffrono per la violenza, e ribadito la sua intenzione di fare tutto il possibile perchè si fermi l’inutile strage di innocenti», come comunicato dal portavoce vaticano Matteo Bruni, «con il Patriarca, il Papa ha rivolto il pensiero a tutte le vittime innocenti, a quelle dell’attacco di ieri e a tutte quelle di questo tempo di dolore in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente», ha aggiunto Bruni, rivelando inoltre che «più tardi in mattinata il Papa ha contattato anche il provinciale dell’Istituto del Verbo Incarnato, Padre Carlos Ferrero, manifestando la sua vicinanza anche a quanti della comunità, fedeli e religiosi, erano con lui».
Il Pontefice ha poi avuto un colloquio telefonico con il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, durante il quale il Papa ha ribadito «l’appello a un rinnovato impegno per i negoziati, un cessate il fuoco e la fine della guerra». Nel corso della telefonata Netanyahu ha invitato Papa Leone XIV a recarsi in Israele e gli ha comunicato che un accordo per la tregua è vicino. Anche il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha sentito per telefono Netanyahu e gli ha espresso la sua speranza sulla possibilità che si arrivi rapidamente ad un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha annunciato l’arrivo di Pizzaballa e di Teofilo III a Gaza city. «Il Governo italiano chiede a Israele di interrompere le azioni militari e di garantire in maniera totale la sicurezza dei due inviati nella loro importante missione», ha aggiunto il ministro. «Israele e Hamas devono raggiungere un cessate il fuoco, la guerra a Gaza deve cessare, bisogna scegliere definitivamente la via del negoziato diplomatico per interrompere gli attacchi che coinvolgono la popolazione civile, per liberare tutti gli ostaggi israeliani, per far entrare al più presto gli aiuti necessari».
Tajani, tornando sull’attacco, ha dichiarato che «Siamo stati molto fermi nel condannare gli attacchi contro la popolazione civile in questi ultimi mesi, compresi quelli alla chiesa di Gaza di ieri, ma se vogliamo davvero aiutare il popolo palestinese non possiamo farlo interrompendo i rapporti con Israele». Ieri almeno 35 palestinesi sono stati uccisi all’alba da attacchi israeliani. Secondo quanto riportato da Al Jazeera sette delle persone uccise ieri si trovavano nei pressi dei siti di distribuzione del cibo. Il corrispondente dell’emittente panaraba, Hani Mahmoud, ha dichiarato che dei feriti, trasportati all’ospedale Nasser, presentavano ferite compatibili con attacchi con droni. «I missili lanciati dai droni sono pieni di chiodi, metalli e schegge che esplodono ad alta velocità, causando emorragie interne», ha aggiunto. «Questi attacchi sono in aumento e prendono di mira grandi folle, nei mercati o mentre fanno la fila per l'acqua».
Nel frattempo proseguono in Qatar le trattative per raggiungere un accordo tra Hamas e Israele. L’Egitto, uno dei Paesi mediatori, starebbe facendo forti pressioni sul Movimento islamista perchè accetti le nuove condizioni presentate da Israele. I funzionari egiziani avrebbero insultato e minacciato la delegazione di Hamas, e in particolare il suo capo, Khalil al-Hayya, di deportazione in occasione dell’ultimo rifiuto opposto da Hamas alle proposte israeliane.Il Movimento islamista ha detto di essere disponibile ad un accordo ma se Israele volesse portare avanti il conflitto, i miliziani si sono detti pronti ad una guerra di logoramento.