L’attacco israeliano al complesso della Sacra famiglia di Gaza di proprietà del Patriarcato latino, dove è presente l’unica chiesa cattolica della Striscia, ha provocato la morte di tre persone e il ferimento del parroco, padre Gabriel Romanelli.

Nelle immagini che hanno fatto il giro del mondo si vede il religioso mentre viene medicato alla gamba destra nell’ospedale Al Ahli. Accompagnato sotto braccio da due uomini, il parroco italo-argentino - la sua famiglia aveva origini salernitane - appare scosso, ma al tempo stesso desideroso di sincerarsi delle condizioni della piccola comunità parrocchiale, che, in un territorio di 360 chilometri quadrati sul quale vivono circa due milioni di persone, conta poco più di 130 persone. Padre Gabriel si trova a Gaza dal 2019; è in Medioriente da una trentina di anni. Prima di Romanelli, la parrocchia della Sacra famiglia è stata guidata da padre Mario Da Silva. La chiesa cattolica di Gaza ha una storia millenaria. È intitolata alla Sacra famiglia, che proprio qui fece il suo passaggio e per questo motivo è considerata un importante luogo della Terra Santa.

Secondo una prima ricostruzione, un carro armato dell’esercito israeliano ha fatto fuoco direttamente sulla chiesa. La facciata principale dell’edificio di culto è stata danneggiata. Oltre ai tre morti, almeno una decina di persone sono state ferite di cui quattro in modo grave. Dal 7 ottobre 2023 e fino a poche settimane prima della sua morte, Papa Francesco era solito effettuare telefonate o videochiamate con padre Gabriel per avere notizie sulla comunità cattolica di Gaza City.

Quando Il Dubbio intervistò Romanelli nel 2021, il parroco italo-argentino non nascose la propria preoccupazione, evidenziando che Gaza si preparava “al peggio”. Parole premonitrici – il 7 ottobre era ancora lontano e rappresentava qualcosa di inimmaginabile - che però non hanno impedito alla comunità cattolica di adoperarsi per aiutare la popolazione civile, già bersaglio degli attacchi israeliani. «Se si continuerà a sparare – disse Romanelli quattro anni fa -, mi farò lo stesso forza e andrò nelle case dei parrocchiani per dare la comunione. Non ci fermiamo. La nostra struttura è sempre aperta. Il nostro lavoro è apprezzato dalle autorità locali con le quali c’è da sempre un rapporto molto buono ed un dialogo costruttivo. Siamo pronti ad ospitare nella scuola cattolica del Sacro Rosario, come già fatto in passato, le famiglie che non hanno più un tetto dopo i bombardamenti. È la nostra missione».

Il 7 ottobre 2023, giorno dell’eccidio entrato ormai nella storia, in un’altra intervista concessa al Dubbio padre Gabriel, bloccato in quelle ore a Betlemme, commentò i massacri dei miliziani di Hamas ai danni della popolazione israeliana: «Ci sono state altre situazioni molto brutte con tanti morti e la distruzione di molti edifici. Questa volta, però, sono molto più preoccupato. Se il primo giorno si registrano già tantissime vittime, da entrambe le parti, con una violenza inaudita, non voglio immaginare cosa potrà accadere nei prossimi giorni. Temevo che prima o poi ci sarebbero stati di nuovo degli scontri, ma non immaginavo che sarebbero stati di queste dimensioni. Già da due mesi, comunque, si percepiva grande tensione».

In quasi due anni di guerra padre Gabriel ha sempre cercato di tenere alto il morale dei parrocchiani di Gaza, colpiti da un altro grave lutto nel dicembre 2023. Due donne, Nahida Khalil Anton e la figlia Samar Kamal Anton, sono state uccise da un cecchino dell’Idf mentre si dirigevano al convento delle suore. Nahida aveva sette figli e più di 20 nipoti. Era la mamma della famiglia cattolica più numerosa della Striscia di Gaza.

Il Segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, ha diffuso un messaggio di Papa Leone XIV: «Il Santo Padre è rimasto profondamente addolorato nell’apprendere delle perdite di vite umane e dei feriti causati dall’attacco militare alla Chiesa cattolica della Sacra famiglia a Gaza e assicura al parroco, padre Gabriele Romanelli, e a tutta la comunità parrocchiale la sua vicinanza spirituale». «Sua Santità – ha scritto Parolin - rinnova il suo appello per un immediato cessate il fuoco ed esprime la sua profonda speranza per il dialogo, la riconciliazione e una pace duratura nella regione».

Il patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, ha condannato fermamente l’attacco di ieri contro «civili innocenti e a un luogo sacro». «Tuttavia – ha detto -, questa tragedia non è più grave o più terribile delle tante altre che hanno colpito Gaza. Molti altri civili innocenti sono stati feriti, sfollati e uccisi. Morte, sofferenza e distruzione sono ovunque. È giunto il momento che i leader alzino la voce e facciano tutto il necessario per fermare questa tragedia, umanamente e moralmente ingiustificata». Secondo Pizzaballa, «questa guerra orribile deve giungere alla fine, affinché possiamo dare inizio al lungo lavoro di ripristino della dignità umana». «Continueremo a stare – ha aggiunto - al fianco della comunità di Gaza e faremo tutto ciò che è in nostro potere per sostenerla».