Si chiama Pablo Gonzales e si dirigeva in Ucraina Privo di sostegno legale rischia 10 anni di prigione

È IN CELLA DA TRE GIORNI ACCUSATO DI SPIONAGGIO NON HA POTUTO CONTATTARE IL SUO AVVOCATO DIFENSORE

«Sembra un film dell’orrore», tuonava ieri sera Oihana Goiriena, compagna del giornalista spagnolo Pablo Gonzales, collaboratore fisso del giornale online Publico e della rete tv Sexta, arrestato in Polonia mentre stava passando il confine ucraino per documentare la crisi umanitaria in corso. Gonzales, esperto del mondo post- sovietico residente nei paesi baschi e padre di tre figli minorenni, è attualmente sotto la custodia cautelare della polizia giudiziaria polacca nella città di confine di Rzeszów con l’accusa, pesantissima, di spionaggio: le autorità polacche lo sospettano infatti di lavorare per il governo russo per il quale raccoglierebbe preziose informazioni.

«Lo abbiamo identificato come un agente della Direzione generale dell’intelligence militare di Mosca ( Gru), approfittando del suo status di giornalista ha condotto delle azioni a profitto della Russia, anche in zone militari» recita il comunicato dell’ABW, l’agenzia di sicurezza interna di Varsavia. La procura polacca informa che Gonzales aveva con sé due passaporti ( ma ha la doppia cittadinanza russo spagnola) e due carte di credito intestate però a due nomi differenti. Gonzales era già stato fermato una prima volta a inizio febbraio dalla polizia ucraina mentre rientrava dal Donbas da dove aveva realizzato alcuni reportage. Non aveva un accredito per entrare nelle zone di guerra e dopo alcune ore di accertamenti è stato rilasciato. Ora la faccenda sembra decisamente più seria: secondo il codice penale polacco rischia una condanna molto dura, fino a dieci anni di prigione.

Non è chiaro quanto consistenti siano i sospetti dei polacchi e quanto siano frutto del clima avvelenato che l’invasione russa dell’Ucraina sta spargendo per l’Europa. Di sicuro Gonzales è in una cella da oltre quattro giorni senza che su di lui penda un’imputazione formale e privato di qualsiasi assistenza legale, uno scenario che non stupirebbe in “democrature” come la Turchia di Erdogan o l’Egitto di al Sisi, ma che non può essere tollerato nello spazio giuridico dell’Unione europea. Il suo avvocato, Gonzalo Boye, molto celebre in Spagna per aver difeso il leader indipendentista catalano Carles Puigdemont, denuncia le flagranti violazioni dello stato di diritto da parte delle autorità polacche: «Siamo stati informati dell’arresto di Pablo dal consolato spagnolo in Polonia dopo quattro giorni, è accusato di un reato gravissimo e detenuto illegalmente, chiediamo immediata protezione diplomatica».

Tramite il consolato Boye è riuscito a parlare con un funzionario polacco che gli ha spiegato che non poteva ancora contattare Gonzales perché «sottoposto a interrogatorio». Un interrogatorio in assenza di avvocato difensore.

Sul caso è intervenuto il comitato internazionale) per la protezione dei giornalisti ( Cpj) che ha sede a New York, chiedendo di «liberare subito» Gonzales, vittima di arresto extragiudiziario. Stessa richiesta da parte dell’ong francese Reporter sans frontières : «È un arresto illegale effettuato senza prove o spiegazioni credibili «Conosco Paul da 16 anni. La sua vocazione è il giornalismo. È stato in prima linea, in altre guerre, e ha quasi perso la vita. Fa giornalismo, niente di più, il fatto che abbia la doppia cittadinanza e parli la lingua russa non significa che sia una spia», racconta Goiriena, intervistata proprio da Publico. La compagna di Gonzales è riuscita in serata a parlare con il personale diplomatico del consolato di Madrid e le prospettive non sembrano particolarmente rosee: il giornalista resterà in cella per almeno altri tre mesi, in attesa che venga istituito il processo.

Con molto ritardo ieri ha parlato il premier spagnolo Pedro Sanchez, spiegando che il governo iberico farà di tutto per farlo tornare in libertà.