La scelta di Berlusconi sta terremotando il partito. Ora i forzisti temono l’addio della ministra Carfagna

Il cambio di strategia di Lega e Forza Italia, che ha reso irreversibile la crisi di governo innescata dal M5S, oltre ad aver determinato lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate, sta provocando un autentico terremoto all’interno dei partiti.

Dentro Forza Italia, soprattutto, si cominciano a contare le macerie. Non era finita ancora la votazione al Senato che la ministra per gli Affari Regionali Maria Stella Gelmini aveva annunciato il suo addio il partito, dopo uno scontro dai toni accesi con Lucia Ronzulli. «La destra ha fatto una scelta incomprensibile che fa a pugni anche con l’elettorato di centrodestra. Io ho ricevuto molti messaggi e mail da imprenditori e professionisti che non capiscono questa scelta in cui ha prevalso il calcolo e la corsa alle elezioni. Sappiamo che l’incipit per la Meloni è il ritorno al voto. Spiace constatare che anche Fi e Lega hanno preferito seguire l’input della Meloni piuttosto che mettere al centro l’interesse del Paese», le dichiarazioni a caldo di Gelmini.

Ma a seguirla, subito, sono stati il ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta e il senatore Andrea Cangini. E le parole usate dai due per spiegare le ragioni della propria scelta non sono state più tenere. Brunetta, tramite una nota stampa, ha spiegato: «Non votando la fiducia a Draghi, Forza Italia ha tradito la sua storia e i suoi valori. Non sono io che lascio, è Forza Italia che lascia se stessa. Il mio partito ha deviato dai valori fondanti della sua cultura: l’europeismo, l’atlantismo, il liberalismo, l’economia sociale di mercato, l’equità. I vertici sempre più ristretti di Forza Italia si sono appiattiti sul peggior populismo sovranista, sacrificando un campione come Draghi, orgoglio italiano nel mondo, sull'altare del più miope opportunismo elettorale».

Cangini ha sottolineato la coerenza del suo gesto: «Rinnovando la fiducia al presidente del Consiglio in coerenza con quanto detto e fatto da Forza Italia fino a due giorni fa, mi sono messo automaticamente fuori dal partito».

I vertici di Forza Italia, a partire da Antonio Tajani, tendono a minimizzare l’accaduto e si preparano all’imminente appuntamento elettorale, ma in realtà il timore diffuso è quello di un fuggi fuggi generale che potrebbe essere incoraggiato anche dall’esiguità dei posti in Parlamento disponibili, dopo il taglio avvenuto per l’effetto dell’ultima riforma costituzionale. In particolare si monitorano con attenzione le mosse della ministra per il Sud Mara Carfagna che, fino a questo momento, ha agito in perfetta linea con Brunetta e Gelmini. Carfagna è inoltre punto di riferimento del cospicuo drappello dei parlamentari meridionali che guardano con scetticismo all’appiattimento della linea azzurra nei confronti del Carroccio e di Matteo Salvini.

Dentro la Lega, invece, per il momento i malumori rimangono sotto traccia. Ma l’abbraccio del ministro per lo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti con il premier Mario Draghi, al termine del suo discorso, non è passato inosservato. «Salvini non ha sbagliato - ha detto Giorgetti rispondendo alle domande dei cronisti - ma si poteva arrivare ad una fine più dignitosa». Cosa decideranno i governisti della Lega, ai quali si aggiungono le truppe degli amministratori del Nord che hanno in Luca Zaia il loro punto di riferimento, è tutto da decifrare.

I tempi per riorganizzarsi, però, non sono lunghi, considerando che si andrà al voto già il prossimo 25 settembre. Ma una chiave di lettura può offrirla l’intenso dialogo che Maria Stella Gelmini ha già avviato con Carlo Calenda e il suo movimento dove la ministra dovrebbe presto approdare.

Anche Ettore Rosato di Italia Viva ha ammesso la possibilità di un dialogo con Gelmini e Brunetta nell’ottica della costruzione di un contenitore di centro che abbia come programma quello della prosecuzione dell’azione di governo messa in campo dal premier Mario Draghi.

A beneficiare di tutti questi movimenti dovrebbe essere, neanche a dirlo, Fdi di Giorgia Meloni che sulla linea di opposizione solitaria al governo Draghi ha finito con il portare tutti dalla sua parte nel momento in cui i sondaggi premiamo il partito come mai nella sua storia. Schiacciato dagli eventi sembra rimasto Silvio Berlusconi che sta lavorando adesso per evitare che il centrodestra possa schiacciarsi su posizioni eccessivamente sovraniste e comunque lontane dall’idea moderata che sempre ha ispirato la politica del Cavaliere.