La giustizia deve dimostrare vicinanza, anche fisica, nei confronti dei cittadini. I provvedimenti riformatori vanno benissimo, ma se poi vengono chiusi alcuni uffici giudiziari – che, spesso, con disprezzo vengono definiti “periferici” – i paradossi emergono con tutta la loro evidenza.

Il presidente dell’Ordine degli avvocati di Brescia, Fausto Pelizzari, ha un approccio molto pratico e rivolge il suo pensiero ai colleghi e ai cittadini. «Nonostante Brescia si trovi geograficamente al centro di una vastissima provincia – dice al Dubbio il presidente del Coa -, la seconda dell’intera penisola, si registrano disagi per i residenti nelle zone più lontane dalla città, in particolare la Valle Camonica e l’Alto Garda, che lamentano, ancora oggi, l’abolizione delle storiche Sezioni distaccate del Tribunale di Brescia. L’impatto è stato notevole soprattutto per i servizi della volontaria giurisdizione. Per il cittadino le situazioni venutesi a creare non possono essere risolte con il processo telematico o con la posta elettronica certificata».

Questa prima riflessione consente al rappresentante delle toghe bresciane di fare il punto sul presente e sul futuro della professione. «Negli ultimi anni – riflette Pelizzari - la professione di avvocato è diventata più difficile per varie ragioni. In primo luogo, con la crisi economica, si registra una generale propensione volta ad evitare di ricorrere all’autorità giudiziaria, sia per i tempi lunghi per pervenire ad un giudizio definitivo, sia per la preoccupata sfiducia che i cittadini ripongono nei confronti della magistratura e nel funzionamento della giustizia. Si aggiunga che l’emergenza Covid ha portato, inevitabilmente, ad un forte ridimensionamento dell’attività giudiziaria». Quali sono state le conseguenze del biennio nero della pandemia? «Nel nostro foro – afferma il presidente del Coa si è notata una sensibile riduzione del contenzioso civile, esclusi i procedimenti in materia di famiglia e di volontaria giurisdizione, che invece sono aumentati. Ciò incide di conseguenza sul reddito degli avvocati, che diminuisce a fronte di immutati costi per la gestione dello studio. Inoltre, le nuove norme entrate in vigore sono spesso poco chiare e ciò provoca ulteriore incertezza nell’operatore del diritto».

Brescia è la città di Giuseppe Zanardelli, ministro di Grazia e Giustizia nel primo governo Crispi e padre del codice penale del 1889, tuttora identificato con il suo nome, rimasto in vigore fino al 1930. Nella città lombarda il numero degli iscritti all’albo ha subito un calo. «Nel nostro Ordine – commenta Fausto Pelizzari - alcuni colleghi hanno partecipato, con successo, a concorsi pubblici e hanno di conseguenza lasciato la toga. Inoltre, da qualche anno, non registriamo un incremento di iscritti, che, negli anni precedenti al 2020, era sempre stato in costante aumento di circa cento unità all’anno. Anche il numero di praticanti è drasticamente diminuito ed è prevedibile dunque una costante e progressiva diminuzione delle toghe. Ciò che più preoccupa è il dato significativo circa la fascia di età degli avvocati che richiedono la cancellazione dall’albo. Sono soprattutto colleghe e anche colleghi, che, dopo una decina d’anni di attività, e, dunque, ancora giovani, ma evidentemente non soddisfatti del loro avviamento professionale e preoccupati per il loro futuro, preferiscono optare per un lavoro più sicuro attraverso le tante opportunità che i concorsi pubblici o le aziende private sono in grado di offrire» . Secondo i commentatori più autorevoli, le sorti dell’Italia dipendono dalla completa attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’avvocatura più volte si è espressa sugli effetti che le ingenti risorse messe a disposizione potrebbero sortire sulla giustizia, senza esaltare il valore salvifico dei quattrini destinati al nostro paese. «Si ritiene – riflette il presidente del Coa di Brescia - che i soldi del Pnrr porteranno un aiuto ai nostri colleghi, ma non grandi benefici all’avvocatura in quanto la contrazione di reddito dovuta sia alla pandemia sia ad uno stato generale di crisi sociale, che porta la collettività a non rivolgersi, come avveniva prima, agli avvocati per la tutela dei propri diritti, comporta inevitabilmente una riduzione dell’attività lavorativa. In ogni caso, le risorse sia economiche che umane del Piano nazionale di ripresa e resilienza, destinate alla giustizia, sono dirette a realizzare un sistema giurisdizionale che potrà essere più razionale solamente a pieno regime. Tali risorse, peraltro, e ci si riferisce in particolare all’Ufficio del Processo, non possono essere utilizzate per risolvere i problemi cronici in cui versano alcuni uffici del circondario. In particolare, risulta problematica la destinazione del personale necessario al funzionamento del Giudice di Pace».

Pelizzari si sofferma sulle condizioni, definite drammatiche, in cui versano proprio gli uffici del Giudice di pace a causa della «cronica carenza di personale». «Molto spesso – aggiunge -, anche per quanto riguarda il Tribunale i nostri colleghi segnalano ritardi nell’emissione dei provvedimenti che incidono pesantemente sul rapporto di fiducia che si crea con il cliente, e, di conseguenza, anche sotto il profilo economico, perché mancando la progressione dell’attività giudiziaria ne risente anche la corresponsione degli onorari, che di solito avviene solo quando la controversia si è conclusa. Inoltre, nonostante la diminuzione del contenzioso, circa il 30% in cinque anni, i tempi di decisione dei giudizi ordinari e la durata delle procedure esecutive immobiliari si sono allungati. C’è pure da aggiungere che le date di fissazione delle udienze per convalida di sfratto ed assegnazione dei crediti a seguito di pignoramento presso terzi sono fra le più lunghe d’Italia». La giustizia predittiva, al centro di interessanti approfondimenti nell’ultimo Congresso nazionale forense di Lecce, induce il presidente del Coa di Brescia a riflettere e a mettere in guardia i suoi colleghi. «Si ritiene – conclude Pelizzari che l’intelligenza artificiale potrà essere uno strumento di grande utilità circa l’aspetto organizzativo dell’attività giurisdizionale, ma sarà necessario vigilare, per quanto riguarda il momento decisionale, affinché l’informatica non finisca per ridimensionare o, addirittura, sostituire, di fatto, il ruolo storico dell’avvocato».

FAUSTO PELIZZARI, PRESIDENTE DELL’COA DI BRESCIA