LA CENTRALE DI ZAPORIZHZHIA DISCONNESSA DALLA RETE ELETTRICA

Il sesto mese di guerra in Ucraina è segnato dall’ennesima strage di civili da parte dell’artiglieria russa che da alcuni giorni è tornata a bombardare le città. È infatti di almeno 25 morti il bilancio di sangue di un pesante bombardamento che ha colpito la stazione ferroviaria di Chaplyne, nella regione del Dnipropetrovsk fra Zaporizhzhia e Donetsk. Tra le vittime ci sarebbero duebambini.

Come ha fatto sapere il vice- capo dell’ufficio del presidente Volodymyr Zelensky, Kyrylo Tymoshenko, «le operazioni di salvataggio e scavo sono state completate a Chaplyne. A seguito dei bombardamenti del settore residenziale e della stazione ferroviaria, 25 persone sono morte, due delle quali sono bambini». In particolare, «un bambino di 11 anni è morto sotto le macerie dell’edificio, un altro di 6 anni è morto nell’incendio di un’auto vicino alla stazione ferroviaria» . Oltre alle vittime, il bombardamento ha provocato anche il ferimento di altre 31 persone, ha aggiunto lo stesso Tymoshenko.

Durissime le reazioni della comunità internazionale a partire dal Segretario di Stato Usa Anthony Blinker sl suo account Twitter: «L’attacco missilistico della Russia su una stazione ferroviaria piena di civili in Ucraina si inserisce in uno schema di atrocità. Continueremo, insieme ai partner nel mondo, a stare al fianco dell’Ucraina e a chiedere che i funzionari russi rispondano delle loro azioni». Quasi una fotocopia le dichiarazioni del capo della diplomazia europea, Josep Borrell: «L’Unione Europea condanna fermamente quest’altro atroce attacco della Russia ai civili, i responsabili del terrore missilistico russo dovranno renderne conto». Il Cremlino, da parte sua, ha confermato l’attacco missilistico sulla stazione ma negando che fosse piena di civili; al contrario da Mosca sostengono che in quel momento lo scalo ferroviario era pieno di soldati ucraini fermi all’interno dei vagoni di un treno: «Un missile Iskander ha colpito un treno militare alla stazione di Chaplyne nella regione di Dnepropetrovsk eliminando oltre 200 riservisti dell’Esercito ucraino e 10 unità di equipaggiamento militare diretti verso il fronte del Donbass», si legge in un comunicato del ministero della Difesa russo.

Grande preoccupazione invece per la situazione nella centrale nucleare di Zaporizhzhia controllata dai russi ( ma con i tecnici ucraini) che ieri è stata disconnessa per tutto il giorno dalla rete elettrica nazionale ucraina. Gli incendi nelle discariche di ceneri provocati da alcuni bombardamenti avevano messo seriamente a rischio la sicurezza dei reattori con rischi inimmaginabili per tutta l’Europa.

Le autorità di Energodar la società Ucraina dell’energhanno spiegato la mancanza di alimentazione nel territorio controllato dai russi nella regione di Zaporizhzhia con un cortocircuito dovuto agli incendi dopo i bombardamenti delle forze armate ucraine. Lo ha affermato l’ufficio stampa dell’amministrazione comunale di Energodar, come riporta Interfax. «Secondo le prime informazioni, a seguito dei massicci bombardamenti da parte delle forze armate ucraine, proseguiti dalla scorsa notte, si è verificato un massiccio incendio nel campo e nel sottobosco. Ciò ha portato a un cortocircuito nella rete.

In serata la centrale è stata riconnessa alla rete elettrica fanno sapere le autorità filorusse della regione che, naturalmente accusano Kiev di aver messo a rischio l’impianto: «A seguito di un attacco delle formazioni armate ucraine alle linee elettriche nella zona della centrale nucleare di Zaporizhzhia, il territorio della zona di sicurezza della linea aerea da 750 kV ha preso fuoco. L’incendio è stato provocato da un corto circuito sulle linee elettriche - ha spiegato Yevhen Balytskyi - Il relè di protezione di emergenza ha funzionato, due unità di potenza sono state spente, dopodiché la regione di Zaporizhzhia è rimasta senza elettricità».

Intanto pare che sia imminente la prima missione dell’Agenzia nucleare delle Nazioni Unite ( Aiea) nella centrale. Lo ha confermato ieri su Twitter Rafael Grossi, direttore generale dell’Aiea