n attesa dei ballottaggi, Pd e Movimento 5 stelle si rituffano in campagna elettorale e partono le scintille. Nessun confronto tra idee, si intende, la contesa è tutta incentrata sull’interpretazione del voto. Entrambi i partiti sostengono di aver vinto la competizione e si accusano a vicenda di truccare i numeri per nascondere la sentenza delle urne. A surriscaldare gli animi è intervenuto uno studio dell’Istituto Cattaneo, che ieri ha diffuso la propria analisti post elettorale, comparando i dati delle Amministrative (quasi tutte del 2011) e delle Politiche 2013 con le Comunali di qualche giorno fa. Sono stati presi in esame 18 dei 24 capoluoghi di Provincia chiamati al voto, aggregando il dato delle liste civiche alle tre “aree” presenti nel panorama politico: centrosinistra, centrodestra ed M5s. «Con questa semplificazione abbiamo messo a confronto le elezioni comunali del 5 giugno 2016 con le elezioni politiche del 2013 e il turno comunale precedente (che in quasi tutti i comuni si è tenuto nel 2011) », spiega la nota metodologica dell’Istituto Cattaneo. «Le prime rappresentano il momento nascente del nuovo sistema politico tripolare, mentre le seconde sono quelle “omologhe” con le quali il confronto è più corretto dal punto di vista metodologico, ma sono “lontane” nel tempo dal punto di vista della proposta politica». Confrontando il risultato del 5 giugno con quello delle Amministrative del 2011 ci si accorge che i due blocchi tradizionali, centrosinistra e centrodestra, hanno entrambi perso circa sette punti, passando rispettivamente dal 41,4 al 34,3 per cento e dal 36,7 al 29,5 per cento. L’unico partito a guadagnare consensi è il Movimento 5 stelle, passato dal 6,1 al 21,4 per cento. Un balzo troppo eclatante per essere realistico. Nel 2011, infatti, i grillini non erano presenti in un gran numero di Comuni e, soprattutto, cinque anni fa i pentastellati erano ancora una realtà marginale nella vita politica del Paese: nel 2011 il dibattito politico era pressoché monopolizzato da berlusconiani e antiberlusconiani.Il quadro, infatti, cambia radicalmente quando l’Istituto Cattaneo utilizza come termine di paragone il voto delle Politiche del 2013. A sorpresa, il Movimento 5 stelle risulta l’unico tra gli schieramenti a perdere un po’ di punti per strada, passando dal 25 al 21,4 per cento. Timido miglioramento per il centrosinistra, invece, che dal 33,1 arriva al 32,3 per cento. E sbalorditivo risultato per il centrodestra, apparentemente uscito malconcio dalle ultime consultazioni, che dal 25,4 balza al 29,5 per cento.Per il Pd questa interpretazione del voto è una boccata d’ossigeno, soprattutto alla vigilia di ballottaggi che quasi sicuramente consegneranno la Capitale ai grillini e che rischiano di vedere capitolare una roccaforte rossa come Torino. «I numeri, si sa, hanno una loro testardaggine. E allora se vogliamo analizzare davvero il voto è bene tenerne conto», si sfoga con un post su Facebook Matteo Orfini, il presidente del Partito democratico. «Al voto andavano 24 Comuni capoluogo. Il Pd ne ha vinti al primo turno 3 e arriva al ballottaggio in 17. Sono 4 quelli in cui siamo rimasti fuori. Il Movimento 5 Stelle in 6 non è nemmeno riuscito a presentarsi, in 15 rimane fuori dal ballottaggio. Su 24 Comuni capoluogo va al ballottaggio solo in 3: a Roma, Torino e Carbonia», insiste Orfini che aggiunge: «Fare il calcolo dei voti non è semplicissimo per la presenza di tante liste civiche, ma quello che è certo è che rispetto al 2013 il M5S perde mentre il centrosinistra cresce, fonte: Istituto Cattaneo. Questo il quadro oggettivo, il resto è, legittima, propaganda». Ma nella guerra dei pallottolieri non tarda ad arrivare la risposta di Beppe Grillo, che sul suo Blog scrive: «Il mondo ci guarda! Tutti i giornali del mondo hanno riportato notizia del risultato storico a Roma. Il Movimento 5 Stelle, all’indomani del primo turno delle elezioni comunali, è la prima forza politica della capitale con 453.086 voti e Virginia Raggi vola al ballottaggio con il 35,25 per cento dei voti».Le scaramucce continueranno almeno fino al 19 giugno, quando le urne si chiuderanno definitivamente. Fino ad allora, ogni contendente proverà a portare acqua al proprio mulino, rischiando di confondere ulteriormente un lettorato smarrito.