LA TERZA STAGIONE IN INTEGRALE SU NETFLIX

Cosa resterà di questi anni ‘ 80? Se lo chiedeva Raf in una famosa canzone del 1989. La risposta in tasca ce l’hanno da sempre avuta, almeno cinematograficamente e serialmente parlando, i fratelli Duffer, dietro il cui genio c’è la serie TV più cult di questo decennio: Stranger Things.

Per creare già l’atmosfera giusta per l’uscita della spasmodicamente attesa terza stagione, Netflix ha scelto, come già sapientemente in passato, una data emblematica: il 4 luglio, il giorno in cui l’America festeggia la sua indipendenza. Le prime due stagioni erano uscite ad ottobre, nel periodo di Halloween e andavano di pari passo, per clima, ambientazioni e festa ( Halloween seppur oscura e horror, è comunque una ricorrenza dove i bambini sono protagonisti) con l’età e il percorso di crescita dei protagonisti, Dustin, Will, Mike e Lucas a cui si univa quasi subito, una bambina dai poteri speciali, Undici, diventata già al termine della prima stagione, per gli appassionati e fieri nerd di tutto il mondo, quasi una super eroina al pari di Wonder Woman e Captain Marvel.

Grazie a Netflix e alla possibilità di fare binge watching ( pratica che consiste nel vedere un episodio dopo l’altro di una serie TV senza soste e senza dover aspettare l’uscita settimanale) Stranger Things 3 non ha più segreti ed è già possibile tirare le somme di questa nuova e terza fatica di Matt e Ross Duffer. Tornando indietro alle prime due stagioni, ambientate nel 1983 e 1984, è facile analizzare il “fenomeno” con azionalità e passione: Stranger things ha puntato tutto sulla nostalgia anni ‘ 80 e sui suoi film, idoli, simboli più iconici dichiarandosi apertamente citazionista e derivativa. Ed ecco che Dustin, Will, Mike e Lucas in poco tempo sono diventati dei nuovi Goonies e i personaggi più adolescenti attorno a loro, come Nancy la sorella di Mike, Jonathan il fratello di Will, Steve l’ex di Nancy hanno in due stagioni riempito i tasselli di quel puzzle di iconografie che appunto dai già citati Goonies, passano per E. T., IT e Stand by me, per citare solo tre pezzi di cuore cinefilo.

A completare il quadro, un casting eccellente che ai volti freschi ma dal fascino retro’ dei ragazzi aggiunge il tocco da maestro di un simbolo anni ‘ 80-’ 90 come Winona Ryder nel ruolo della mamma di Will e di Sean Astin che nella seconda stagione ci ha regalato un personaggio capace di riscattare il Mikey dei Goonies che ancora esiste in lui.

Cosi come gli entusiasti e i nostalgici sono letteralmente andati in visibilio per entrambe le stagioni, le critiche sono arrivate da chi ha in pratica accusato la serie di non riuscire ad andare oltre il suo citazionismo spinto. La risposta dei Duffer Brothers con Stranger Things 3 è chiara e mette d’accordo i due principali target di riferimento, chi in quegli anni 80’, quella cultura e quei riferimenti ci ha passato l’infanzia e l’adolescenza e chi invece sta affrontando questi catartici momenti della vita ora, in questi anni.

Come si rinnova un già collaudato mix di omaggi e grandi personaggi e si realizza, come nel caso di Stranger things 3, la migliore stagione di sempre? I Duffer Brothers hanno imparato la lezione per rispondere alla domanda di Raf del 1989, hanno cioè costruito un immaginario che poteva nascere non solo dalla conoscenza degli elementi che hanno fatto degli anni 80 un decennio indimenticabile ma soprattutto dalla consapevolezza di cosa, oggi, quegli stessi elementi rappresentano per la nostra società, per il cinema degli anni 90 e 2000. I migliori film di quegli anni, per esempio, raccontavano due fasi particolari della vita di una persona: il passaggio dall’infanzia all’adolescenza e quello da quest’ultima all’età adulta.

Gli anni da teenager poi potevano essere declinati attraverso i generi, da quello della commedia romantica e quello dell’horror puro. Stranger Things 3 condensa tutto questo, ritrova i suoi protagonisti in pieno inizio adolescenza. Alcuni sono già un passo più in là come Max e Lucas o Mike e Undici più innamorati e sbaciucchianti che mai e altri invece, come il più fragile Will, sono resistenti al cambiamento, all’abbandonare Dungeon & Dragons e i Demogorgoni per rincorrere le ragazze, l’amore.

Alle schermaglie amorose dei suoi più innocenti protagonisti, la serie poi non dimentica di aggiungere un po’ di contestualizzazione in quel clima di guerra fredda di quel 1985 di fine estate e dedica un neo trio, quello composto da Dustin, Steve e la new entry Robin interpretata da una figlia d’arte, Maya Hawke, figlia di Uma Thurman e Ethan Hawke) ad una spy story tutta da seguire parallelamente alla nuova vecchia minaccia che si abbatte sulla cittadina di Hawkins.

Le dinamiche tra i tre sembrano richiamare a quelle tra Hermione, Harry e Ron in Harry Potter e sapendo che i fratelli Duffer non fanno niente per caso, potremmo non essere gli unici ad avere notato la similitudine. Per essere sicuri di rispettare la crescita intellettuale e fisica delle star di Stranger Things poi, gli autori si sono poi abbandonati all’horror puro, senza più proteggere i loro personaggi e gli spettatori come a dichiarare che ormai siamo cresciuti e possiamo affrontare possessioni demoniache, corpi che si decompongono e mostri famelici senza pietà.

In fondo si sa, gli adolescenti degli anni 80’ sono cresciuti a pane e Gremlins, scantinati paurosi e “compleanni da ricordare”, ce lo ha ricordato Italia 1 qualche giorno fa dedicando alla famosa annata, la programmazione di una giornata.

Per concludere questo plauso ad una stagione 3 di Stranger Things da non perdere, va sottolineato il suo essere femminista, mostrandoci come le ragazze, le donne dell’epoca, hanno dovuto combattere per uscire da quegli status stereotipati di ragazzina bella ma stupida, moglie insoddisfatta acchiappa giovani, madre divorziata da accudire.

Tutte le donne di Stranger Things sono supereroine alla loro maniera, non solo Undici, “non chiediamo il permesso ma solo il perdono” dice Nancy. Una cosa è certa, attendiamo già con ansia una quarta stagione.