«Il Signore sicuramente starà sorridendo per qualcosa che Luciano gli ha detto». E' con queste parole che il sacerdote, Giovanni Paolo Bianco, ha aperto la cerimonia funebre per Luciano De Crescenzo, popolare scrittore e intellettuale napoletano morto a 90 anni a Roma. Il feretro dell'ingegnere filosofo è arrivato nella chiesa di Santa Chiare alle 10.50 di oggi, tra gli applausi delle migliaia di persone in attesa all'esterno della chiesa, piena sin dalle prime ore del mattino. «Le parole da dire sarebbero tante - ha affermato il parroco durante la sua omelia - Luciano era il figlio di questa terra conosciuto in tutto il mondo. Ha sempre sottolineato con passione il suo essere napoletano. Ci fa capire la bellezza delle radici. Era un uomo che pensava e lasciava pensare. Filosofo è riuscito a spiegare la filosofia con parole semplici. Un uomo d'amore, perché il napoletano è un popolo d'amore. Lui aveva il mare di Napoli negli occhi e il Vesuvio nel cuore». Tanti gli amici giunti a rendere omaggio, così come cittadini comuni, che hanno accolto il feretro con applausi scroscianti e uno striscione con le parole: “Grazie Professore”. «L'amore sconfinato che hanno i napoletani veri - ha sottolineato, commosso, Renzo Arbore - L'applauso che gli ha tributato la gente, questo è quello che ha seminato». Il momento delle esequie è stato anche utile a svelare un retroscena mai raccontato da De Crescenzo e reso noto, oggi, dal regista Geppy Gleijeses. «Dopo quella scena di "Così parlò Bellavista, con il camorrista interpretato da Nunzio Gallo - ha sottolineato - Luciano fu minacciato dalla camorra. Non lo ha mai raccontato». Nel corso dei funerali, inoltre, l'assessore del Comune di Napoli, Nino Daniele, ha annunciato l'intitolazione di una strada al filosofo. «Sarà vicolo Belledonne - ha spiegato - perché Luciano per noi è il sorriso».