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Sconfitti da malattie e inquinamento, nel 2027 sopravvivono in cattività pochissimi dinosauri. Non interessano più ad alcun pubblico. Altri, tornati liberi, sono in isole nascoste agli umani, insieme ad altri ibridi frutto di folli esperimenti genetici. Scritto dal veterano David Koepp e girato in 35 millimetri, con una Panavision in formato anamorfico, il film si avvale di nuovi, terrificanti dinosauri mutanti, e centra il successo di pubblico con oltre 560 milioni di dollari di incasso a due settimane dal lancio.
Perché Jurassic World – La rinascita reca insospettabile poesia, mentre mostra le ferite di una natura svilita dalla cupidigia. Il franchise Universal, iniziato nel 1993 con Jurassic Park, ha reinventato fantascienza, cinema d’avventura e thriller, ma sembrava finito, conclusa l’ultima trilogia. E invece arriva il sequel stand-alone di Jurassic World – Il dominio da 180 milioni di budget tutto animatronici e CGI.
Alla ParkerGenix servono enzimi di dinosauro per un farmaco cardiaco; così invia una squadra all’isola proibita di Saint- Hubert, dove sopravvivono gli ultimi dinosauri. Il film ricrea gli antichi abitanti di oceani, terre emerse e cieli, scegliendo tre coprotagonisti: Scarlett Johansson, (la mercenaria Zora Bennett), Mahershala Alì, (il comandante Duncan Kincaid), e Jonathan Bailey, (il naturalista Henry Loomis), innamorato dell’ecosistema preistorico e contro ogni suo sfruttamento commerciale.
Il regista Gareth Edwards ha voluto che i suoi dinosauri suscitassero orrore e al contempo pietà, insidiati dalla follia umana. Ne è simbolo il Distortus Rex, mutante possente, feroce, sofferente. In questo testacoda tra orribile e meraviglioso, è il fascino arcaico del film, che vanta L’isola delle anime perdute del 1932 e King Kong del 1933 come suoi predecessori nel genere fantahorror. Gli effetti speciali, le ambientazioni marine tra arcipelaghi thailandesi e Mediterraneo fanno risaltare l’azione di predatori umani senza scrupoli, che vogliono speculare sui dinosauri a fini di ricerca, condannandoli due volte.
Dall’inizio del franchise nel 1993 molte scoperte paleontologiche hanno cambiato le nostre conoscenze a ogni livello. Non sempre è stato possibile tenerne conto, spiegando tutto con alterazioni del genoma per intervento dell’uomo. Lo Spinosaurus è stato aggiornato, mentre il possente Titanosauro è al suo debutto, insieme al Mosasauro, abitante degli abissi, star dei giocattoli Lego e Mattel.
Alexandre Desplat ha registrato la colonna sonora nei leggendari Abbey Road con 105 strumentisti e 60 coristi. Jurassic World – La rinascita è dunque un grido contro la distruzione dell’ambiente, in difesa di tanti ecosistemi da sfruttamento e sopraffazione, e metafora per popoli sterminati senza colpa e offesi nella loro identità, o per clandestini deportati e torturati da politiche disumane e violente.
In fondo multinazionale farmaceutica e mercenari, contrapposti alla famiglia di navigatori in solitario e al candore della piccola Isabel mentre stringe un cucciolo di Aquilops, sono prospettive opposte su una realtà che colpisce i deboli, evitando la grande domanda climatica sul futuro del pianeta Terra. Solo annullando le distanze che ci rendono nemici c’è futuro, questo ci dice il film. E la critica si è divisa, giudicandolo ora un assoluto trionfo, ora un film dimenticabile, con troppi rettili a invadere lo schermo. Ingeneroso, per una pellicola che cita con eleganza Lo Squalo nel suo cinquantesimo anniversario, nel terrificante attacco in mare del Mosasauro.