Le scuse del direttore di Repubblica alla Barbagia e ai sardi, descritti sul suo giornale come persone che più delle altre tendano a commettere crimini odiosi, sono arrivate presto grazie alla pressione dei social. Sotto accusa un articolo apparso sul giornale cartaceo e on line, in cui parlando delle violenze negli asili, il giornalista Corrado Zunino, ha scritto le testuali parole: “Non sale dalla profonda Barbagia il racconto del maltrattamento dei piccoli alunni. Tocca  Roma, Grosseto, Pisa, Bolzano”. Un'espressione odiosa e razzista che non è sfuggita all'avvocato di Cagliari Francesco Paolo Micozzi, che ha chiesto conto su facebook e su twitter di un linguaggio così offensivo nei confronti dei sardi.La frase è stata prontamente rimossa dall'on line con tanto di scuse, sia del direttore che dell'incauto cronista. Ha scritto Mario Calabresi: “Oggi Repubblica ha offeso la Sardegna, anche i migliori come Corrado Zunino sbagliano, mi scuso molto anche io”. Prima di lui aveva fatto ammenda lo stesso giornalista: “Oggi, raccontando le violenze negli asili italiani, ho offeso la Barbagia. Un grave scivolone di cui mi scuso molto”

Oggi, raccontando le violenze negli asili italiani, ho offeso la Barbagia. Un grave scivolone di cui mi scuso molto.

— Corrado Zunino (@corzunino) August 2, 2016
.La #barbagia è diventata, in poche ore, trand topic su Twitter. Resta la domanda perché, nel 2016, si possa ancora fare uno “scivolone” di questa natura. Sembra di essere tornati indietro ai tempi di Totò, quando andare nel nuorese produceva vibranti proteste: “In Barbagia no, in Barbagia no”. Da allora scrittori, politici, cittadini hanno raccontato la complessità di una terra che solo i peggiori stereotipi possono descrivere come “naturalmente” violenta. Invece, nonostante gli sforzi, succede che anche un grande quotidiano e un bravo giornalista possano cadere in questa trappola come se il tempo non fosse mai passato, come se la storia non avesse insegnato nulla. Giustamente l'artefice della protesta, Micozzi, chiede di non procedere con querele e con insulti (che purtroppo stanno arrivando contro il giornalista e la testata). La soddisfazione per le scuse ottenute dovrebbe bastare, insieme all'invito rivolto al direttore e al giornalista di fare un giro in Barbagia per scoprire cosa sia veramente quella terra.Forse si potrebbe anche suggerire qualche libro da leggere, per capire quanto ci sia da imparare sulla Barbagia: Grazia Deledda, di cui quest'anno si festeggiano a Nuoro i 90 anni dal conferimento del Premio Nobel, Salvatore Satta, Sebastiano Satta, Salvatore Cambosu, Antonio Pigliaru e il suo Codice barbaricino (che va letto come documento storico, non come descrizione del presente), Sergio Atzeni e il suo Passavamo sulla terra leggeri, per arrivare a Marcello Fois e all'esordiente di successo della vicina Ogliastra Matteo Locci in arte Gesuino Nemus. Con una piccola aggiunta visto che parliamo di giornalismo e di giornali: Lettere dalla Barbagia di Raffaello Marchi, che per il fiorentino Nuovo Corriere raccontava  con reportage esemplari la Barbagia quando ancora, negli anni 50, faceva paura. Insomma il tempo è passato anche nel nuorese, e ha prodotto molti capolavori. Forse è il caso che passi anche per Repubblica e i suoi giornalisti.