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Il Caffè letterario di Scampia presenta "Il peso del vuoto", un romanzo di Umberto Cortese, edito dalla Marotta&Cafiero, Venerdì 8 giugno 2018, alle ore 18.30, presso il Centro “Alberto Hurtado” di Napoli. Una occasione per un confronto a più voci tra l’insegnante Rosa Bianco, il giornalista Carlo Fusi e l’autore Umberto Cortese sui temi dell’adolescenza, delle pulsioni del primo amore, delle relazioni con i coetanei e dell’impatto con il mondo degli adulti. Spunti che saranno restituiti dalle letture di Annamaria Lido e Sara Parolisi, accompagnate dagli interventi musicali di Salvatore Nappa. Ed è proprio questa dimensione di confronto su argomenti di attualità, tra libri, lettori ed autori che si sviluppa intensamente da dodici anni, lo scopo principale del Caffè Letterario del Centro “Alberto Hurtado” di Scampia, animato da Franco Maiello e Giuseppe Finaldi. Attività e iniziative che puntano a promuovere e diffondere la cultura in un territorio più complesso di altri. Al termine di ogni incontro, come per scambiarsi ancora attimi di conoscenza, si gusta insieme un ottimo caffè! Il Centro Alberto Hurtado, coordinato dal gesuita Fabrizio Valletti che arrivò a Scampia nel 2001, è, oggi, un significativo polo di riferimento del territorio che propone anche cineforum, mostre di autori locali, incontri sociali. Aggrega inoltre tre realtà che portano avanti il progetto di formazione alla cultura e al lavoro nel cuore di Scampia: l’I.P.A.M. , Istituto Pontano delle Arti e dei Mestieri; l’A.Qua.S. , l’Associazione Animazione Quartiere Scampia che opera per la crescita delle fasce sociali più povere ed emarginate del quartiere Scampia e delle altre zone popolari della città di Napoli; la Cooperativa Sociale “La Roccia”, all’interno della quale è nato il marchio “fatto@scampia“ che contraddistingue i prodotti dei laboratori di sartoria e di cartotecnica realizzati. Infine la Bottega Artigiana per il Libro. “Parlare di giovani, legalità, formazione e lavoro in un contesto nel quale l’unica cultura del lavoro è molto spesso quella del sommerso, è certamente una sfida”, sottolineano gli organizzatori. Nel libro “Il Peso del vuoto”, l’autore Umberto Cortese racconta dunque la storia di un ragazzo, Andrea, che affronta l'eterno conflitto tra il mondo degli affetti e quello degli uomini con le loro convenzioni e strutture sociali, presentate come eterne ed immutabili. La famiglia, la Chiesa, i tribunali, custodi di una foto del mondo da cui non bisogna allontanarsi. Il prologo non è soltanto una suggestione letteraria ma sollecita un forte richiamo a riconnettersi con il mondo naturale in quanto, attraverso di esso, si potranno ricercare le radici profonde per reimmergersi in sé stessi e, dunque, aiutare a capire meglio chi siamo. “Le vedi quelle belle signore dalle cosce lunghe e bianche? Devi ringraziare loro: le betulle..Loro mi hanno portato a te”, dice Olmo ad Andrea. “..E’ così che il bosco ha voluto che ci incontrassimo: attraverso il suo linguaggio.” E ciò che Andrea apprende immediatamente dallo zio insegnante è l’uso e la potenza della parola: “Può essere usata per ragioni di pace, come per esercitare la più bieca violenza…Essa può accarezzare o violentare i corpi senza mai aver bisogno di toccarli.” E da qui inizia la fitta e intensa costruzione letteraria fatta di episodi, incontri, traumi che lo segneranno profondamene. In questa scrittura narrativa entra in gioco la storia dell’autore, la sua passione per il mare, la vita a contatto con la natura, gli appunti dei suoi taccuini di viaggio ma incide anche la sua storia di imprenditore. Le sue radici, dunque, il saper maneggiare i problemi e le difficoltà del mondo affondano quotidianamente nella vita delle persone che fanno parte della sua organizzazione aziendale. Le betulle del racconto di Cortese segnano il percorso della vita, le loro radici sono ciò che le fa vivere e le tiene allo stesso tempo attaccate al terreno. È in questo sfondo che l'autore colloca la vicenda di Andrea. Un ragazzo che diventa improvvisamente adulto per un lutto inaspettato che dovrà affrontare. Andrea è legato da un sentimento di profondo affetto con lo zio, così negativamente connotato - si direbbe condannato senza appello, da una società omofobica ancora molto presente e spesso violenta - vive questi avvenimenti con un sentimento di angoscia sempre più grande, perché l'intolleranza è un mostro che chiede continue sottomissioni. Così è il paradosso della vita che può provocare tante tragedie. Umberto Cortese, alla sua prima opera letteraria, usa la scrittura con piglio deciso, non edulcora gli episodi, li descrive con un linguaggio duro e diretto, non vuole compiacere ma far riflettere. Esperimento in gran parte riuscito: la parola finale spetta ai lettori.