Stanno cadendo come birilli, con una brutalità pari soltanto alla loro ascesa. La bolla degli influencer, come accade ad ogni bolla virtuale, sembra che stia scoppiando in un domino truculento e cannibale. L’implosione inizia a mietere le prime vittime illustri, sopraffatte dai loro stessi seguaci, dalle loro aspettative puerili e dall’indignazione posticcia con cui sono stati allevati per anni. Ma anche e soprattutto dall’incapacità di misurare e comprendere il proprio ruolo pubblico, che ti conferisce grandi poteri ma altrettanto grandi responsabilità.

Nelle ultime settimane tre nomi sono diventati l’emblema di questa improvvisa picchiata, tre personaggi molto diversi tra loro per genere e target, uniti però dal medesimo destino: Chiara Ferragni, Selvaggia Lucarelli e Cicciogamer. Il caso Ferragni, la più celebre e la più influente tra gli influencer italiani, una macchina da guerra in grado di aggregare milioni di follower e milioni di euro di influenzare le politiche culturali dei governi e di entrare nei Cda di grandi aziende, ha innescato la scintilla.

La grottesca vicenda del “pandorogate”, la raccolta fondi per l’ospedale Regina Margherita di Torino mai giunti a destinazione organizzata assieme alla Balocco, ha letteralmente travolto il mondo di Chiara Ferragni, che in poche ore si è trovata al centro di uno scandalo nazionale, insultata, minacciata e derisa dalla sua stessa fanbase. Lei per farsi perdonare ha versato un milione di euro al Regina Margherita.

Una mossa giudicata tardiva e insincera, come peraltro il video ai limiti del patetico con cui chiede scusa «per l’errore di comunicazione» in un mare di lacrime e che non ha convinto per nulla i suoi seguaci, visto che in una settimana ha perduto quasi 250mila follower mentre le imprese legate al suo marchio si affrettano a stracciare i contratti e a interrompere le collaborazioni. Il danno economico fin qui stimato va oltre i cinque milioni di euro e sembra destinato a lievitare. Sul caso indaga la procura.

Ma siccome i destini degli influencer sono incrociati come nel castello di Calvino, a denunciare le sospette raccolte fondi di Ferragni e soci era stata un altra influencer: Selvaggia Lucarelli, figura sui generis, un ibrido tra giornalista, investigatrice privata, codacons de noantri e personaggio dello spettacolo.

La finta recensione antirazzista della ristoratrice Giovanna Pedretti segnalata da Lorenzo Biagiarelli (il compagno di Lucarelli) è passata in secondo piano poiché Pedretti, dopo giorni di gogna mediatica si è tolta vita. Va da sé che Lucarelli non può essere ritenuta responsabile del suicidio della ristoratrice di Lodi, ma la reazione che la coppia ha avuto alla tragica notizia rivendicando il loro diritto a «cercare la verità» e mostrando l’empatia di un iceberg ha lasciato tutti sconcertati.

Di sicuro l’eclettica e orgogliosa Lucarelli non si è prestata alla lacrimosa messa in scena di Chiara Ferragni e non ha mai chiesto scusa, perché lei, scusa non lo chiede mai. Ma anche nel suo caso i fan si sono rivoltati e, come in una nemesi omerica, il processo mediatico che di solito infligge alle sue prede nella veste di sedicente raddrizzatrice di torti stavolta è stata lei a subirlo.

Più casereccia e in fondo innocua la disavventura di Cicciogamer, influencer per adolescenti patiti di videogiochi con 3,6 milioni di follower: la promozione con tanto di panini in omaggio della sua hamburgheria a Roma si è trasformata in una ressa urbana con migliaia di fan provenienti da tutta Italia che non hanno potuto mangiare l’hamburger, tenuti a freno dalla polizia municipale. E che sui social si sono scatenati contro il loro (ex) beniamino ricoprendolo di insulti e contumelie. Inevitabile il video di scuse in tono dimesso e con l’aria smarrita del povero Cicciogamer. Un altro che non ha ancora capito che la popolarità digitale è un arma a doppi taglio e che basta un attimo per trasformare uno stuolo di adulatori in un’orda cannibale pronta asbranarti.