Tutto intorno a noi sta cambiando, dobbiamo muoverci. Gli stranieri sono come i libri preziosi raccolti in questa bellissima Sala Rari. Dobbiamo avere la capacità di amarli e di aprirli. Prenderli uno per uno e leggerli”. E' questa la sollecitazione avanzata da Martino Lo Cascio durante la presentazione del suo film documentario sui migranti dal titolo “Effata’ Road”, proiettato ad una folta platea di giovani studenti, insegnanti e lettori nell’ambito della rassegna "Squilibri Incontri di lettura" alla Biblioteca Nazionale di Napoli.   “E’ più film che un documentario. Non cerca verità nascoste, è sincero, prova a raccontare le cose da un angolo visuale inconsueto. Ho tracciato un sentiero che ci interroga uno per uno - prosegue - a partire dalla semplice constatazione che l'incontro interculturale è un'avventura complicata e il dolore di ciascuno non deve mai smettere di risuonare nelle nostre coscienze in azione. Con questo film documentario non mi interessa emozionare ma di smuovere le persone”. In “Effatà Road" si vedono  quattro giovani migranti (Gambia, Kashmir, Nigeria, Burkina Faso) che si muovono nei paesaggi siciliani, veri e propri luoghi di frontiera, dove l’abbagliante bellezza del paesaggio si mescola alle difficoltà di vita (porti d'approdo, strutture d'accoglienza, progetti d'inclusione, spazi di vita quotidiana). Fanno da guida, a coppie, altrettanti personaggi reali (un attore, un sindaco, uno scultore, un comico). Passo dopo passo, fra imbarazzi e illuminazioni "on the road", i protagonisti si conoscono e si scambiano storie, memorie, prospettive. “Il razzismo è qualcosa di strisciante - sottolinea Lo Cascio - arriva in modo subdolo e sotterraneo. Forse è dentro di noi, dobbiamo cercare di domarlo prima dentro di noi. Ma tutti noi abbiamo una responsabilità collettiva e bisogna essere molto vigili in questo momento”. E così scrittori, attori, filosofi, giornalisti, insieme a studenti, insegnanti e lettori di ogni età, si sono uniti per declinare ed esplorare in modo corale le  “Frontiere”: Lorenzo Marone, Mirella Armiero, Fabrizio Coscia, Claudia Zonghetti, Tatjana Rojc, Eraldo Affinati, Donatella Finocchiaro, Alberto Castellano, Antonella Mancusi, Cristina di Colandrea, il gruppo della Biblioteca dei destini incrociati. Un tema scelto anche in omaggio all’opera, al progetto e alla vita di Alessandro Leogrande, così presto interrotta a soli 40 anni.   “Alessandro nei suoi libri dà le risposte alle tante questioni della società che ha analizzato e affrontato. Studia la questione meridionale e conosce bene il suo Sud ha detto la giornalista Mirella Armiero durante gli incontri con gli studenti che, con grande interesse, le hanno chiesto consigli, chiamati com'erano a scrivere "la loro pagina che non c’è".Partite dalla realtà, calatevi nella realtà. Fate come Alessandro: date voce alle parole”. Ciò che più ha colpito non è stata l’indifferenza o l’assuefazione ma la vivace consapevolezza dei tantissimi studenti che hanno espresso opinioni precise, coordinati dagli insegnanti de "La pagina che non c’era", di "A voce alta" e "Officine gomitoli", con la condivisione dei giovani migranti della cooperativa Dedalus che hanno letto brani del libro "La frontiera" di Leogrande. Tante le domande anche allo scrittore Lorenzo Marone sul suo libro Un ragazzo normale (Premio Giancarlo Siani 2018). A dodici anni sono diventato amico di un supereroe. Aveva venticinque anni, abitava nel mio condominio a Napoli, che per certi versi è anche più pericolosa di Gotham City, si chiamava Giancarlo e, nonostante le mie insistenze, diceva di non essere per niente un supereroe. Marone ha descritto il protagonista del suo romanzo, l’indimenticabile giornalista Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra nel 1985, sottolineando l’importanza delle storie e il valore delle parole. Le Frontiere sono anche linguistiche e dietro ai libri ci sono traduttori invisibili: “Tradurre è imparare a vedere”, ha detto ai ragazzi Claudia Zonghetti, traduttrice di Anna Karenina con il merito anche di aver dato voce alla giornalista Anna Politkovskaja, uccisa per quello che scriveva. E poi un invito a leggere i classici della letteratura: “Dividete il libro in capitoli, fate come le serie televisive. Io ho cominciato a leggere Guerra e Pace, a 16 anni. I classici sono libri eterni, possono essere letti alla vostra età, senza sovrastrutture critiche. L’amore è l’amore e basta. Tolstoj è capace di entrare nella psiche di ogni donna, è uno scrittore visivo, dà l’immagine esatta di quello che dice”. Con la “La Bellezza che resta”, lo scrittore Fabrizio Coscia ha esplorato l’affascinante percorso delle opere ultime di alcuni grandi esponenti della cultura occidentale come Renoir, il quale dedicò gli ultimi due anni di vita a dipingere il suo capolavoro, Le bagnanti, e poi Tolstoj, Debussy, Frida Kahlo, Sofocle, Bach, Čechov, Leopardi, Simone Weil, Freud e tanti altri. Lo scrittore ed insegnante Eraldo Affinati, accolto con grande entusiasmo, ha presentato il suo libro “Tutti i nomi del mondo”, ed ha sottolineato il ruolo importante dei docenti: “Le parole non possono essere gratuite, la vera parola è quella dell’insegnante perché è legata all’esperienza, quella che i veri maestri definivano “vita e arte”. Siamo da soli, noi insegnanti, a ricordare i valori dell’autenticità, a doverli richiamare all’angolo dei valori”. Frontiere significa anche immigrazione”, ha detto Affinati, invitando i giovani a conoscere i loro coetanei africani e asiatici “come facciamo nelle nostre scuole. Bisogna insistere sulle relazioni umane, ragazzi italiani e stranieri stanno insieme, non sono né diversi nè distanti ma rappresentano un arricchimento per tutti”. La scrittrice e senatrice Tatjana Rojc  con il suo libro La figlia che vorrei avere ha raccontato di una vicenda piuttosto dimenticata, quella della frontiera tra Trieste e la Slovenia: “Attraverso i racconti degli altri racconto quella generazione con la sua memoria, le sue storie. Perché la nostra generazione invece non ha prodotto grande memoria”, ha sottolineato. Uno scorrere di momenti di conoscenza, un desiderio di comprensione che ha riguardato anche la parte più introspettiva del “confine che divide l’io dall’altro da noi” e di quelle “Frontiere dell’anima” così bene analizzate da Cristina di Colandrea e da Antonella Mancusi che, con il suo libro “Presenza” ha fatto attraversare il mondo del magico di Ernesto de Martino e del suo viaggio alla ricerca della presenza. Giornate intense dunque per declinare le Parole di Frontiera, anche in forma di versi interpretate da Donatella Finocchiaro che ha letto Salmo di Wislawa Szymbroska, brani da “Solo Andata” di Erri De Luca, e da “Nel ventre del mare” di Alessandro Baricco. Con il critico cinematografico Alberto Castellano l’attrice si è soffermata su alcune sequenze significative del film “Terraferma” di Emanuele Crialese, di cui è stata la protagonista. Squilibri incontri di lettura è stata organizzata dalle associazioni culturali: A Voce Alta, Soup, La Pagina che non c’era, Officine Gomitoli, in collaborazione con la Biblioteca Nazionale, Laterzagorànapoli, gli istituti scolastici, gli istituti di cultura, il Centro per il Libro e la Lettura (Mibac), e resa possibile grazie al sostegno di alcuni sponsor privati (Caronte, Amina Rubinacci, Lena Insurance Broker).