Unite lo sono state davvero soprattutto negli ultimi anni. Prima, il rapporto tra una madre troppo famosa e una figlia che lo è diventata altrettanto era stato tormentato. Carrie Fisher, per tutti la principessa Leia, e Debbie Reynolds, Kathy Selden in Singin' in the Rain, si sono spente a un giorno di distanza una dall'altra: prima Carrie Fisher, colpita da un attacco di cuore mentre rientrava da Londra a Los Angeles per festeggiare il Natale, poi sua madre Debbie, a causa di un ictus mentre era a casa dell'altro figlio, Todd, per organizzare il funerale. Le ultime parole della diva ottantaquattrenne, una delle ultime icone della vecchia Hollywood, sono state: «Voglio stare di nuovo con Carrie». A raccontare entrambe, due generazioni di icone del cinema americano entrambe rese famose da un solo film ma capaci di rimanere nel firmamento della Sunset Boulevard, rimane oggi un documentario prodotto dalla HBO, in uscita a maggio: Bright Lights: Starring Debbie Reynolds and Carrie Fisher. A portare avanti la loro eredità nel cinema, invece, la figlia di Carrie, Billie Lourd, anche lei attrice.
Il loro è stato un rapporto travagliato ma soprattutto uno dei più raccontati nell'Olimpo di Hollywood, secondo forse solo a quello di Joan Crawford con la figlia adottiva Christine in Mommy dearest. Anche Debbie e Carrie hanno il loro film, ma è più dolce, più divertente e più malinconico: si intitola Cartoline dall'inferno, diretto da Mike Nichols e con due star del calibro di Shirley McLane e Meryl Streep ad impersonare madre e figlia. La pellicola, tratta dal romanzo autobiografico scritto da Carrie Fisher e da lei stessa sceneggiata, racconta il riavvicinamento di una figlia attrice con problemi di droga con la madre star consumata, dopo che viene costretta a tornare a vivere con lei per non venire licenziata dal film di cui è protagonista. Debbie Reynolds e Carrie Fisher hanno rappresentato la vera essenza dello star system hollywoodiano, con i suoi cinismi e la sua ironia: la vita di entrambe è stata un film, che Carrie ha raccontato nella sua autobiografia poi diventata piece teatrale, Wishful drinking. Così diverse nel fisico e nel carattere, Carrie non risparmiava una delle sue battute, per cui era temuta e acclamata ogni volta che parlava in pubblico: "Io sono davvero il prodotto della promiscuità da allevamento di Hollywood. Quando due celebrità si accoppiano, il risultato è una come me». Del resto, Carrie aveva sempre saputo «che non sarei mai diventata bella come mia madre. Sono sempre stata una ragazza strana e maldestra, quindi ho dovuto decidere presto di sviluppare un altro talento: se non potevo essere carina, potevo essere almeno divertente». Le due celebrità accoppiate erano il crooner Eddie Fisher e l'attrice, cantante e ballerina Debbie Reynolds. Una coppia da sogno di Hollywood, troppo bella per essere vera e apparentemente troppo innamorata per lasciarsi. A farla scoppiare, servì Elizabeth Taylor. Quando si conobbero, Elizabeth era sposata con il migliore amico di Eddie, il produttore Mike Todd. Al loro matrimonio, Eddie e Debbie fecero addirittura da testimoni. Poi Mike perse la vita in un incidente aereo e la vedova venne consolata dal suo migliore amico. Per usare le parole di Carrie, «La consolò prima con i fiori, poi con qualcos'altro». Così, Eddie Fisher lasciò la fidanzatina d'America Debbie Reynolds con due bambini piccoli - Carrie e Todd - per diventare il quarto marito di Elizabeth Taylor («Per farlo capire alle nuove generazioni: io ero Jennifer Aniston, lui Brad Pitt e Liz Angelina Jolie» è stata la ricostruzione di Debbie Reynolds, da cui Carrie ha ereditato l'ironia).  Quando Eddie Fisher morì, Carrie parlò al suo funerale: «Non c'era una nota che non riuscisse a raggiungere, una ragazza con cui non ci provasse o un pubblico che non riuscisse ad ammaliare». Nè madre nè figlia, però, portarono troppo rancore nei confronti di Liz. L'amicizia si rinsaldò definitivamente grazie al loro linguaggio preferito: il cinema. Scritto da Carrie Fisher e con protagoniste le stellari Debbie Reynolds, Elizabeth Taylor, Joan Collins e Shirley McLain, These old boads racconta la storia di quattro dive hollywoodiane, che si riuniscono per uno speciale televisivo per ricordare il musical che le aveva rese famose. A vent'anni Debbie Reynolds era diventata una leggenda cantando sotto la pioggia con Gene Kelly in quello che è diventato uno dei musical più famosi della storia del grande schermo. A diciannove anni, Carrie Fisher ha ottenuto il ruolo che la ha proiettata nel firmamento del cinema e nei poster alle pareti di tutti i ragazzi d'America. «Sono la principessa Leia, probabilmente lo scriveranno anche sulla mia lapide», ha scritto nella sua autobiografia. Un ruolo che la ha trasformata in un'icona e soprattutto un ruolo da cui non ha potuto nè voluto sfuggire mai. Sulla principessa Leia ha scritto alcune delle pagine più divertenti dei suoi libri ed è addirittura tornata ad impersonarla nel 2015, nel VII episodio della saga di Star Wars. Non è stata solo «Mrs. Han Solo», però: nella filmografia di Carrie Fisher sono elencate almeno altre due pellicole che hanno trasformato la storia del cinema. Ruoli secondari ma indimenticabili, come l'amica di Meg Ryan in Harry ti presento Sally e la fidanzata abbandonata di John Belushi, in The Blues Brothers. All'apice del successo, però, le viene diagnosticato un disturbo bipolare della personalità, aggravato dalla dipendenza da alcool e droghe. «Avete presente quando si dice che la religione è l'oppio dei popoli? Ecco, io ho assunto oppio religiosamente» è una delle più indimenticabili battute scritte da Carrie Fisher, che non ha mai nascosto la malattia nè la dipendenza, tanto da portarle in scena a teatro nel suo show. Del resto: «Ho sempre pensato di essere piuttosto sana, considerando quanto pazza sono».
In perfetto stile Hollywood, entrambe hanno avuto più mariti ed entrambe sono sempre state lasciate: Debbie da un «piccolo cantante ebreo» come Eddie Fisher, Carrie da un altro piccolo cantante ebreo, Paul Simon del duo Simon&Garfunkel.  Sempre le parole di Carrie hanno raccontato meglio il loro rapporto, che fu molto più di quello tra madre e figlia: «E' sempre stata più di una madre per me. Non molto, ma sicuramente di più: è stata una stilista non richiesta, una decoratrice di interni e una consulente matrimoniale. Oggettivamente, ho sempre fatto fatica a condividere mia madre con i suoi fan adoranti, che la trattavano come se fosse parte della loro famiglia. Ha sempre vissuto due vite, una pubblica e una privata - ogni tanto parallelamente, ogni tanto no». Si sono scontrate, si sono ritrovate e si sono sempre, incondizionatamente volute bene. Se ne sono andate a meno di due giorni di distanza una dall'altra, lasciando Hollywood senza due dei talenti che hanno fatto più sognare il pubblico.