Al Teatro Bellini di Napoli, fino al 27 gennaio, in scena Così è (se vi pare) di Luigi Pirandello (Photo BEPI CAROLI) , con la regia Filippo Dini, che ne è anche interprete insieme a Maria Paiato, Andrea Di Casa, Nicola Pannelli, Mariangela Granelli, Benedetta Parisi, Francesca Agostini, Ilaria Falini, Dario Iubatti, Orietta Notari, Giampiero Rappa Mauro Bernardi. Una produzione del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale. I personaggi si muovono all’interno di un appartamento di una famiglia borghese e sembra che la vita di tutti scorra e si svolga in questa dimensione “ristretta” in cui ciascuno di essi, compresi i vicini, possa esercitare il controllo sull’altro, in modo poliziesco, alla ricerca del colpevole o del pazzo. Una messinscena potente allestita da Filippo Dini che disegna - rispettando la trama pirandelliana ma anche discostandosi in parte dalla stessa - una geometria di enigmi e di verità che appaiono, ora plausibili ora ingannevoli, con l’unico scopo di renderci protagonisti di una trama grottesca che si tinge di giallo. Ma forse, e qui sta la bravura del regista, ci sentiamo noi stessi, spettatori, protagonisti di un intreccio misterioso, di una società chiusa sempre più incline al sospetto, nonostante la finestra aperta social sul “mondo reale” in cui sono le notizie, le opinioni vere o fasulle, che ci rincorrono ma ci inchiodano nel recinto di casa. Il signor Ponza, interpretato da Andrea Di Casa che, dal 6 gennaio ha sostituito Giuseppe Battiston, la sua misteriosa moglie, Benedetta Parisi, e la suocera, signora Frola, interpretata da una magnifica Maria Paiato, sono i protagonisti della trama da giallo poliziesco che Pirandello costruì nel 1917. La coralità della messa in scena e la bravura degli attori danno forza all’intreccio paranoico, ossessivo di chi vuole a tutti costi spiare la vita degli altri e conoscere da che parte sta la verità. Ma chi è il colpevole, la signora Frola o il signor Ponza? Chi tiene segregata la moglie di lui e dunque la figlia di lei? E’ pazza lei o lui? Perché tanta attenzione su questa famiglia che si affaccia in questo spaccato di provincia? Sono borghesi annoiati, che cercano di acquisire spazi e ruoli in una dimensione così grigia della quotidianità, o una ironica presa in giro di se stessi creando così un caos assurdo per rimanere comunque sospesi alla verità o magari preclusi alla verità medesima. Chi può riempiere questo vuoto di verità, per non impazzire? Tutti gli attori e le attrici sono convincenti mattatori e talvolta surreali protagonisti di una vicenda che sembra trovare diverse analogie con il cinema surrealista di Luis Buñuel, con particolare attenzione a L’angelo sterminatore. Come lo stesso Filippo Dini scrive nelle note di regia: “Come nella commedia, un gruppo di borghesi resta prigioniero della propria misera condizione di vita in una progressione degenerativa di morale e tensione emotiva, fino alle estreme conseguenze; i personaggi sono descritti con la stessa apparente freddezza, ma capaci di azioni orribili, assistiamo alla medesima cerebralità nella scrittura, ma il suo messaggio è potente e la forza degli spunti di non coerenza o illogicità aprono vie di libertà alla nostra fantasia, e proprio come Pirandello, Buñuel fa lo stesso uso dell’ironia, con la stessa perfidia, lo stesso cinismo”. La scena in cui Filippo Dini, regista e interprete nel ruolo di Lamberto Laudisi, non più sulla sedie a rotelle, in una dimensione onirica e surreale, riflette la sua immagine in specchi alle sue spalle e ballando con un manichino senza volto, sembra rimandarci in modo evidente ancora una volta all’enigma del reale: a chi dare la parola, chi ascoltare? La verità è dunque dappertutto o forse non si sa dove sta, sembra far riflettere Laudisi dalla sua condizione, che ci dice di accettare l’una o l’atra versione dei fatti. D’altronde, il signor Ponza e la signora Frola una soluzione l’hanno trovata ma è meglio che venga protetta, perché di equilibrio si tratta. «Qui c’è una sventura, come vedono, che deve restar nascosta, perché solo così può valere il rimedio che la pietà le ha prestato» dice alla fine la signora Ponza, col volto coperto dai capelli. E’ la prima moglie e dunque la figlia della signora Prola, o la seconda moglie che Ponza dice di essere? La moglie di Ponza è colei che la si crede essere. “La commedia è tutta lì. E ognuno di noi non può sottrarsi al terribile confronto con essa. Con il sorriso perfido e privo di indulgenza che ci rivolge il nostro poeta”, conclude Filippo Dini. Una godibile e corale messa in scena, con convincenti e bravi attori, anche nelle esagitazioni più nevrotiche delle parti. Rigorosa e attenta la regia di Dini in questo impianto molto interessante dello spettacolo. E Pirandello si conferma sempre un autore di grande attualità e contemporaneità. Belle le scene di Laura Benzi, così i costumi di Andrea Viotti, le luci di Pasquale Mari, le musiche di Arturo Annecchino, assistente alla regia Carlo Orlando, assistente ai costumi Eleonora Bruno.