Con il discorso ai deputati e senatori francesi, gente «onesta, audace e razionale», Volodymyr Zelensky torna alla gravità della geopolitica. Per il presidente ucraino l’Italia è un paese d’accoglienza e di commerci, un alleato prezioso ma in fondo di secondo piano nell’escalation innescata dall’invasione militare russa. Per questo con noi non ha evocato metafore guerresche né chiesto l’esplicito invio di armi, ma semplicemente salutato il nostro «buon cuore» di italiani “brava gente”. La Francia no, per la sua tradizione e per la sua forza militare (è una potenza nucleare) deve necessariamente occupare la prima linea del fronte anti-Putin. E fin dall’inizio della crisi ha giocato un ruolo centrale, con il presidente Macron che di fatto è l’unico leader occidentale costantemente in contatto con il Cremlino pur con scarsi risultati diplomatici. «Vi chiedo di assumervi tutta la forza della vostra leadership per mettere fine a questa guerra, voi sapete tutto e avete tutte le informazioni: l’armata russa sta distruggendo tutto, case, scuole, ospedali, tutto», tuona Zelensky tra gli applausi, quasi a rimproverare la timidezza e la cautela di Parigi nei confronti di Mosca. Se a Montecitorio aveva accostato il dramma di Mariupol, sotto assedio da tre settimane con centinaia di migliaia di civili in trappola e furiosi combattimenti nei quartieri, alla città di Genova solamente per motivi demografici (hanno la stesso numero di abitanti), parlando all’Assemblée Nationale la paragona alle «rovine di Verdun», la cittadina dove si consumò la più sanguinosa battaglia della Prima guerra mondiale con oltre un milione di morti tra soldati francesi e tedeschi. Una pagina cupa e tragica della storia europea del Novecento simbolo dell’ottusa ferocia della guerra di trincea. «Nell’ospedale pediatrico bombardato dai russi c’erano donne che si preparavano a partorire... a una di loro hanno dovuto amputare il piede, fratturato nel bombardamento... un’altra ha avuto il bacino fracassato e ha perso il bambino, chiedeva ai medici di lasciarla morire». Quasi inevitabile il riferimento alla rivoluzione del 1789 e al suo motto più famoso, adattato scientemente alla situazione attuale: «L’uguaglianza, la libertà e la fratellanza, ecco i valori che la Russia sta distruggendo con la sua guerra di aggressione». Malgrado i toni gravi e l’omaggio alla resistenza dell’esercito e dei cittadini ucraini, Zelensky sembra ormai aver abbandonato l’idea di una no fly zone sui cieli ucraini imposta dalla Nato. Nessun alleato europeo è infatti disposto a imporre un provvedimento che di fatto innescherebbe un conflitto globale tra l’Occidente e la Russia dalle consegenze apocalittiche. Sul fronte della sanzioni economiche il presidente ucraino invece incalza Parigi e le sue aziende, a suo avviso ancora troppo implicate nel mercato russo: «Le imprese francesi devono abbandonare la Russia, Renault, Le roi Merlin, Auchan devono smettere immediatamente di fare da sponsor alla macchina della guerra e smettere di finanziare chi si macchia della morte di donne e bambini, perché i valori morali contano più dei profitti».Ricordando le vittime civili ucraine Zelensky ha infine chiesto ai parlamentari e senatori transalpini un minuto di silenzio terminato con la consueta standing ovation. Domani il presidente ucraino interverrà al parlamento svedese e dopomani a quello danese.